Speciale Per Africa ExPress
Costanza Troini
Roma, 22 giugno 2022
Il 21 giugno si è tenuta, nella sala Walter Tobagi della Federazione in corso Vittorio Emanuele II a Roma, la presentazione dell’appello contro l’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, promosso dal premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel.
In collegamento anche Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione: “Questa è una battaglia che devono operare tutti i mezzi d’informazione. Assange è accusato di spionaggio, invece la sua attività ha permesso di conoscere informazioni nascoste. E un Paese con una tradizione giornalistica come il Regno Unito non può andare fiero della sua parte nell’intera vicenda. Non si può parlare di reato nel momento in cui si svelano notizie di interesse pubblico. Chiediamo quindi una massiccia mobilitazione della stampa che deve servire a portare il caso Assange davanti alla Corte europea dei diritti umani”.
In diretta da Buenos Aires, ha parlato Adolfo Pérez Esquivel, pacifista argentino premio Nobel per la Pace nel 1980 – per le denunce contro gli abusi della dittatura militare argentina negli anni Settanta. “Sono preoccupato, non solo per la salute fisica e mentale di Julian, ma anche per la libertà di stampa, messa a rischio in tutto il mondo – ha detto – Per salvare la vita e l’integrità di Assange la stampa stessa però non sta facendo abbastanza. Abbiamo solo quattordici giorni per mobilitarci a livello nazionale e internazionale contro l’estradizione decisa dal governo britannico”.
E’ poi la volta di Armando Spataro – ex magistrato e procuratore, giurista, ha lavorato anche nel settore dell’antiterrorismo, un vero esperto: “Ho notato un certo servilismo verso gli Stati Uniti da parte dell’Europa – ha commentato senza mezzi termini – come ex magistrato non conosco i dettagli dei capi d’accusa verso Assange, ma non si dà l’ergastolo, o una pena simile, per aver diffuso informazioni di pubblico interesse, seppur riservate. Ora abbiamo di fronte un Paese che vuole nascondere verità che la gente deve invece conoscere”.
“Anche in quello stesso Paese – ha continuato – i giornalisti sono considerati i cani da guardia del potere, ma se i cani da guardia non mordono, anche se fanno male, non servono a nulla (ricordiamo che Assange come giornalista ha diritto alla protezione della libertà di parola garantita dal primo emendamento della Costituzione USA, ndr). Nella stessa Italia non tutti sono disposti a far conoscere realtà scomode”.
“L’area del segreto di Stato – ha poi suggerito – deve essere ristretta al minimo, e solo per tutelare la sicurezza dei cittadini. Ricordo che il lavoro del fondatore di WikiLeaks ha fatto conoscere lo sterminio di civili a Bagdad nel 2007, e le atrocità in Afghanistan. A parte il pericolo di suicidio per la persecuzione che ha subito, questo giornalista ha diritto di non essere considerato un criminale. La libertà di stampa comporta il diritto di conoscere e il dovere di far conoscere”.
E’ intervenuta anche Tina Marinari di Amnesty International Italia: “Le campagne condotte per questi ultimi dieci anni hanno portato a un nulla di fatto. Questa del governo inglese è una decisione vergognosa; il giornalismo non è reato”.
La FNSI si schiera nettamente. Il consiglio nazionale studierà come dare miglior supporto alla causa di Julian Assange. “Invece di vincere il Pulitzer – ha detto Vincenzo Vita – Julian viene accusato pesantemente e rischia 175 anni di prigione. Non se ne parla abbastanza. Il Manifesto e il Fatto Quotidiano sono gli unici due quotidiani che ne hanno parlato e ne parlano”. “Anche Left”, ha aggiunto Stefania Maurizi (al suo importante contributo in questa occasione, dedicheremo un prossimo articolo a parte).
Molte le adesioni all’iniziativa pro Assange: la professoressa Grazia Tuzi che era presente alla conferenza, l’Anac con Giuseppe Gaudino, Presa Diretta, Report; anche l’Anpi, che considera quella di Assange una vera e propria resistenza. Naturamente non potevano mancare Senza Bavaglio e Africa ExPress.
Costanza Troini
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