Cornelia I. Toelgyes
13 giugno 2022
Venerdì scorso il ministero della Difesa ruandese ha accusato le forze armate congolesi (FARDC) di aver lanciato due razzi nella parte occidentale del Paese, per fortuna senza fare vittime. Kinshasa ha replicato ribadendo le accuse a Kigali di appoggiare il gruppo ribelle M23.
Anzi, il Congo-K accusa il suo vicino addirittura di crimini di guerra per aver bombardato una scuola a Bahumba nel territorio di di Rutshuru nel Nord-Kivu. Secondo le autorità congolesi, l’ordigno sarebbe partito dal territorio ruandese e avrebbe ucciso due scolari di 6 e 7 anni, mentre un terzo sarebbe stato ferito gravemente.
Il Congo sostiene di essere in possesso di alcuni video girati da droni, che dimostrerebbero la presenza di militari ruandesi in Congo-K.
Solo due giorni prima erano stati feriti tre caschi blu del contingente di pace delle Nazioni Unite in Congo-K, la MINUSCO (Missione dell’ONU per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo), che però non ha accusato direttamente i ruandesi. Ha invece puntato il dito contro i ribelli M23.
Kigali respinge tutte le accuse. Fino a poco tempo fa, sia la comunità internazionale sia le ONG non hanno mai menzionato un coinvolgimento diretto di Kigali, tutti o quasi si sono limitati a chiedere ai miliziani di M23 di deporre le armi. Qualcuno ha lanciato appelli al dialogo tra le parti interessate al conflitto, senza però mai nominarle apertamente.
Ma da qualche giorno i toni sono cambiati. Recentemente Huang Xia, rappresentante del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, per la regione dei Grandi Laghi, si è recato sia in Congo-K sia in Ruanda. Mentre l’Unione Africana ha nominato Joâo Lourenco, presidente dell’Angola, come mediatore. Grazie al suo intervento, Kinshasa ha liberato due militari ruandesi, arrestati a fine marzo in territorio congolese.
Anche ieri ci sono stati nuovi scontri a Bunagana, città nel territorio di Rutshuru, nella provincia del Nord-Kivu, al confine con l’Uganda. Secondo le autorità locali, una parte della cittadina sarebbe ancora controllata dai ribelli M23. Girerebbero liberamente, armati fino ai denti, in alcuni quartieri.
Un centinaio di soldati della FARDC hanno attraversato il confine con l’Uganda. Secondo quanto riferito dal portavoce delle forze armate di Kinshasa, alcuni sono stati accolti in una caserma dell’UPDF (Uganda Peoples’ Defence Forces), situata in prossimità della frontiera con Bunagana. Altri soldati di FARDC si sarebbero, invece, ritirati sulle colline circostanti.
Una situazione alquanto confusa e poco chiara per il momento. Sta di fatto che ieri sera i combattimenti tra i militari congolesi e i ribelli sono stati piuttosto intensi su più fronti. Secondo l’Agenzia Reuters, le autorità locali avrebbero riportato che soldati ruandesi avrebbero sostenuto i ribelli durante gli scontri di ieri.
Ovviamente Kigali continua a negare qualsiasi coinvolgimento con l’M23, e accusa Kinshasa di appoggiare un altro gruppo armato, i ribelli ruandesi delle Forces Démocratiques de Libération du Rwanda (FDLR).https://www.africa-express.info/2019/09/19/ucciso-in-congo-k-il-capo-dei-ribelli-hutu-ruandesi-accusato-di-genocidio/
Intanto anche il premio Nobel per la Pace 2018, Denis Mukwege, ha chiesto l’intervento dei reali del Belgio, attualmente in visita nell’ex colonia africana. Il dottor Mukwege, durante una visita all’ospedale di Panzi, nel pressi di Bukavu, ha invitato il re Filippo e la consorte Mathilde a impegnarsi maggiormente per affrontare le radici politiche della crisi tra Ruanda e Congo-K.
L’ M23, per lo più composto da tutsi congolesi, ha ripreso le ostilità dalla fine di marzo 2022.
Mukwege ha voluto denunciare come lo stupro venga utilizzato come come arma “efficace, perché distrugge non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. E disintegra persino il tessuto sociale”.
Il Premio Nobel per la Pace sostiene che l’aggressione contro il Congo non è diversa da quella contro l’Ucraina. “Non possiamo più chiudere gli occhi. Questa politica di due pesi e due misure non può continuare. Il popolo congolese chiede di essere trattato come gli altri popoli”, ha aggiunto.
Il medico ha chiesto nuovamente che venga istituito un Tribunale internazionale per intervenire concretamente contro l’impunità dei crimini commessi durante i conflitti che hanno destabilizzato il Paese per quasi 30 anni.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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