10 giugno 2022
Con i profitti del petrolio alle stelle, la compagnia di Stato saudita (di proprietà della famiglia reale) Saudi Aramco, ha raddoppiato i suoi utili raggiungendo il livello più alto degli ultimi 14 anni. Nella sbornia da strapotere e nel suo delirio di onnipotenza il principe ereditario Mohammed Bin Salman sta facendo di tutto pur di apparire quel che non è, distraendo l’opinione pubblica internazionale.
E’ arrivato addirittura ad offrire 1 miliardo di dollari al mito del golf, Tiger Woods, pur di averlo al suo fianco sui campi da Golf. Una cifra stratosferica, una vagonata di soldi, pur di sbandierare ai 4 venti la presenza del campione sul tee di partenza della buca numero 1.
Ma la tigre del Golf, il più grande giocatore di tutti i tempi, ha di nuovo centrato la buca con un colpo solo, “Hole in one” (come si dice in gergo). E ha detto “NO” al miliardo insanguinato del principe assassino (altri non hanno disdegnato di “prostituirsi” per molto, ma molto meno).
Qualche giorno prima il fuoriclasse americano Phil Mickelson aveva detto: “lo so che in Arabia Saudita ci sono torturatori e torturati, ma io sono solo un golfista, partecipare ai tornei è una grande opportunità”.
Nonostante il gran rifiuto di Tiger Woods, il principe ereditario Mohammed Bin Salman non demorde, e sogna di aggiungere quest’altro faraonico tassello alla sua collezione turistica (di Vision 2030), nell’utopica consapevolezza che “Qiddiya” contribuisca a “ripulire” l’immagine del Regno dell’Arabia Saudita, compromessa per sempre dopo l’omicidio di Stato del giornalista Yamal Khashoggi, torturato e assassinato (poi segato in pezzi con una motosega e con i poveri resti abbrustoliti sul barbecue del Consolato Saudita di Istanbul) da una banda di killer mandati da Bin Salman.
Chi s’intende, sostiene che lo sport in generale si può considerare come una metafora della vita. Infatti quando noi poveri mortali facciamo “scapoli contro ammogliati” generalmente giochiamo a pallone. Quando i top manager si ritrovano nei loro circoli esclusivi invece giocano a tennis. Però quando certi potenti s’incontrano, amano giocare a golf. Fateci caso: più grande è il potere più piccole sono le palle.
Chi ha anche solo una discreta conoscenza del mondo arabo sa che il principe ereditario Mohammed Bin Salman, non ha in cantiere solo superprogetti turistici come Neom sul Mar Rosso e AlUla (quest’ultimo sponsorizzato da un noto senatore di casa nostra), ma anche un ciclopico progetto dei divertimenti: il Qiddiya Project. Vicino a Riyadh, a circa 40 km dalla capitale saudita, sta per nascere il megaprogetto del secolo che “sbalordirà il mondo intero lasciandolo a bocca aperta”.
La costruzione è iniziata un po’ in sordina all’inizio del 2019, ma con un’idea di base ben precisa: affrancare il Regno dal petrolio diversificando le risorse reddituali del Paese e pompando massicciamente petrodollari nel turismo e nell’ intrattenimento. Già sulla carta il Qiddiya Project si presenta come un vero kolossal (tipico delle “visioni” ancestrali del principe MBS) e in sè racchiude una miriade d’altri sottoprogetti che includono la costruzione di resort di lusso, parchi, newtown, coinvolgenti attrazioni per famiglie (da far impallidire Disneyland) e centinaia di diverse attività ricreative, ricettive e sportive.
L’ambizioso obiettivo del principe saudita Mohammed Bin Salman (MBS per gli amici) è di trasformare il suo arido deserto nella capitale mondiale dello Spettacolo, Sport e Arti varie, un vero ‘NNR’ (Nuovo Rinascimento Ricreativo).
Le aspettative del principe ereditario, inutile dirlo, sono altissime, tant’è vero che a Qiddiya è già stato completato un circuito automobilistico costruito con standard FIA Grade 1, in cui MBS sogna di ospitare gare di Formula1 e MotoGP (forse già a partire dal 2023). Ma come ben sapete, dalle parti del Golfo Persico si fa a gara a chi fa le cose più in grande (vedi Dubai e Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti che si stanno imponendo come capitali mondiali dei Guinnes World Record).
MBS non volendo esser da meno, intende surclassare i fratelli arabi. Infatti a Qiddiya sta immaginando di costruire le Montagne Russe più veloci, più alte e più lunghe del mondo (solo queste costeranno più di 1 miliardo di dollari), la torre di lancio più alta di sempre e il più grande parco a tema che si sia mai visto da che mondo è mondo. E poi ci sarà tanto tanto tanto cemento, grattacieli a iosa (alti non meno di mezzo chilometro), piste da sci innevate H24, un super velodromo, tanti negozi/resort/ristoranti, un iper stadio per concerti, un gigantesco ippodromo, parchi acquatici a perdita d’occhio, cinema, teatri, circuiti motociclistici, trenini sotterranei, attrazioni varie a gogo, e campi da golf ampi come città, da far concorrenza a Shadow Creek (il più costoso campo da golf del mondo anche lui realizzato in pieno deserto del Nevada).
Per avere anche solo una vaga idea delle dimensioni di Qiddiya, la città del futuro, l’area interessata dai vari progetti e sottoprogetti si estenderà su una superfice totale di oltre 334 chilometri quadrati (grande 33 volte New York City), la cui gestione richiederà l’impiego di non meno di 17.000 steward qualificati in diversi ambiti. A tal riguardo i sauditi hanno già siglato un’accordo di partnership con l’Università della Florida Centrale per formare migliaia di giovani sauditi nei vari settori dell’ospitalità, turismo e gestione degli sport. Con investimenti che superano i 550 miliardi di dollari, l’Arabia Saudita costruirà questa Disneyland mastodontica che, secondo le intenzioni, dovrà diventare la Mecca del turismo permanente.
Ma come si suol dire, “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il deserto”, gran parte della fantascientifica città-cattedrale (nel deserto) per il momento è ancora sulla carta; in quell’area c’è ancora tanta sabbia e arido deserto. La domanda sorge spontanea: perché erigere megalopoli iper-tecnologiche e megagalattiche in mezzo al nulla, dedicate allo sport, all’arte e al divertimento?
La storia dell’umanità insegna che sport e spettacoli son sempre stati manifestazioni pubbliche di sfogo collettivo, che in generale mettono sempre di buon umore, visto che fanno dimenticare “operazioni speciali”, corruzione, malgoverno, crimini contro l’umanità e le guerre che insanguinano il pianeta, come quella in Yemen della coalizione guidata dall’Arabia Saudita (che ha riempito il Paese di orfani e di vedove).
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