Amman, 23 maggio 2022
La faida della famiglia reale giordana, iniziata come una soap opera, proseguita come una telenovela, continua. Ma questa volta la spaccatura familiare s’allarga a dismisura, ed ora il principe “ribelle” potrebbe anche rischiare severe conseguenze. Il re (usurpatore) di Giordania, Abdullah II, ha messo agli arresti domiciliari stretti il fratellastro, il principe ereditario Hamzah.
Con un’apposito Decreto Reale partorito a tempo di record ed emanato l’altro ieri, Re Abdullah II ha imposto severe restrizioni ai movimenti, al luogo di residenza e alle comunicazioni del fratellastro “ribelle”, Hamzah bin al-Hussein.
Con una lettera dai toni molto forti pubblicata il 19 maggio sui maggiori quotidiani giordani (e ripresa da una buona parte della stampa araba) il monarca di Giordania Abdullah II, spiega le ragioni del severo Decreto ad personam: “Durante l’ultimo anno Hamzah ha esaurito tutte le occasioni per rimettersi sulla retta via. Non permetterò a nessuno di porre i propri interessi al di sopra di quello della nazione, e non permetterò nemmeno a mio fratello di disturbare la pace della nostra orgogliosa nazione. Non abbiamo il lusso del tempo per affrontare il comportamento irregolare e le aspirazioni di Hamzah. Abbiamo molte sfide e difficoltà davanti a noi e dobbiamo tutti lavorare per superarle e soddisfare le ambizioni del nostro popolo e il suo diritto a una vita dignitosa e stabile”.
Qui parte il primo affondo: “Purtroppo mio fratello crede davvero a ciò che afferma. L’illusione in cui vive non è nuova; altri membri della nostra famiglia hashemita e io ci siamo resi conto da tempo che rinnega i suoi impegni ed è persistente nelle sue azioni irresponsabili che cercano di seminare disordini, incurante delle conseguenze della sua condotta sul nostro paese e sulla nostra famiglia”.
“Hamzah – prosegue il testo pubblicato – continua a ignorare tutti i fatti e le prove indiscutibili, manipolando gli eventi per rafforzare la sua falsa narrativa del suo ruolo nel caso di sedizione, ignorando i fatti di cui il pubblico è venuto a conoscenza riguardo alla sua relazione sospetta e ai complotti con il traditore Bassem Awadallah e Hassan bin Zeid. Mio fratello ha avvicinato due funzionari stranieri dell’ambasciata per chiedere informazioni sulla possibilità che i loro Paesi sostengano quello che ha prospettato loro come un cambio di regime”.
“Forniremo ad Hamzah tutto ciò di cui ha bisogno – conclude la lettera – per vivere una vita confortevole, ma non avrà più lo spazio di una volta, ha abusato offendendo la nazione, le sue istituzioni e la sua famiglia, minando la stabilità della Giordania. È stato emesso un decreto reale, approvando la raccomandazione del consiglio formato in conformità con la legge della famiglia reale, di limitare le comunicazioni, il luogo di residenza e i movimenti del principe Hamzah”.
Abdullah e Hamzah sono entrambi figli di re Hussein di Giordania (avuti da 2 diverse mogli), l’amato sovrano che governò saggiamente la Giordania per quasi 50 anni. Hamza, 42 anni venne nominato principe ereditario dal padre Re Hussein poco prima di morire di cancro nel 1999.
Secondo il suo volere il fratellastro maggiore Abdullah II sarebbe stato Re solo il tempo necessario a far crescere il principe Hamzah, allora ancora troppo giovane. Dopo la morte del re, il fratellastro Abdullah II si rimangiò il giuramento fatto a Re Hussein sul letto di morte.
Con un golpe in guanti bianchi nominò suo figlio come erede, espropriando Hamzah del titolo di Principe Ereditario. Già l’anno scorso Hamzah venne posto agli arresti dal fratellastro per il (presunto) suo coinvolgimento in un tentato colpo di stato. Uno “strano” caso di sedizione e una stravagante accusa: aver cospirato per rovesciare il regime e aver tentato di destabilizzare la monarchia, con un piano facente parte d’un più ampio complotto, ordito con l’appoggio d’una imprecisata entità straniera.
Mentre tutti gli altri congiurati vennero condannati a 15 anni di lavori forzati (dopo essere stati giudicati colpevoli d’aver cospirato per rovesciare il re a favore del principe), ad Hamzah fu risparmiata la severa punizione, solo dopo aver fatto un plateale mea culpa. Fu costretto ad inviare alla Casa Reale (del tutto “spontaneamente”) una lettera di scuse e di “fedeltà al Re”, atto riparatore che portò al perdono da parte della clemente e misericordiosa famiglia hashemita.
Una nota della Real Casa pareva aver del tutto archiviato l’increscioso incidente: “Con questo formale atto di pentimento possiamo voltare pagina su questo oscuro capitolo della storia del nostro Paese e della nostra famiglia”. Ma era una pia illusione.
Meno di qualche settimana fa, l’ex erede al trono Hamzah bin al-Hussein torna alla ribalta della cronaca, mandando in fibrillazione il Re e tutta la Corte Reale, annunciando pubblicamente di voler rinunciare al suo titolo di Principe in segno di protesta contro le attuali politiche dispotiche della leadership hashemita.
Nella lettera pubblicata sul suo profilo twitter, torna a denunciare quanto sta accadendo in Giordania e le politiche tiranniche perseguite dall’attuale regime che il principe ereditario (ormai ‘ex’) non intende avallare: “Sono giunto alla conclusione che la mia convinzione personale e i principi che mio padre (il defunto Re Hussein) mi ha instillato non sono in linea con il percorso, le direttive e i metodi moderni delle nostre istituzioni. Ho avuto il grande onore di servire il mio amato Paese e il mio caro popolo giordano, il solo al quale rimarrò fedele finché vivrò”.
Una mossa che ha mandato su tutte le furie il Re usurpatore che ora si è scagliato contro il fratellastro: “E’ un’atto grave, secondo le leggi della famiglia reale, i titoli possono essere revocati solo dal monarca”.
C’è da dire che nella dinastia giordana nulla ormai è più certo, però una cosa è sicura: la storia non finirà qui. La telenovela continua.
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