Francesca Canino
22 maggio 2022
Nell’ultima settimana in Iran a causa dell’aumento dei prezzi sono scoppiate diverse proteste di piazza. I disordini si sono verificati in seguito all’annuncio di un rialzo dei costi del pane e degli altri generi alimentari di circa il 300 per cento.
Il conflitto in atto in Ucraina, infatti, ha provocato un rialzo generale del costo del grano, al punto che il governo iraniano ha revocato i sussidi sul grano importato. Ciò ha fatto schizzare i prezzi della farina e le persone, già provate anche da altri problemi, sono scese in piazza a manifestare.
La Tv di stato iraniana ha mandato in onda i filmati delle manifestazioni, sfociate in violenza e furia distruttrice. I video condivisi sui social network hanno mostrato i dimostranti inferociti contro l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema dell’Iran, e contro il presidente Raisi. Le proteste si sono estese in diverse province, mentre, già dalla scorsa settimana, i media iraniani hanno comunicato l’interruzione di internet per impedire l’uso dei social, tramite i quali vengono organizzate le manifestazioni.
Una persona ha perso la vita a Dezful, città situata nella provincia del Khuzestan, durante le proteste contro l’aumento dei prezzi. Le autorità, inoltre, avrebbero arrestato 22 manifestanti.
Il Khuzestan, in passato ricco di acqua e petrolio, è una delle province meridionali dell’Iran da cui la scorsa estate è partita la protesta dei cittadini per la grave crisi idrica che aveva colpito questa parte del paese. Le scelte sbagliate effettuate dalle autorità di Teheran nel corso degli anni aveva provocato la rabbia dei cittadini, scesi in piazza al grido di “Abbiamo sete”.
Oggi, invece, è la fame a spingere gli iraniani a manifestare nelle piazze. I dati ufficiali confermano che l’inflazione è salita del 40 per cento e la metà degli abitanti vive in povertà. La sopportazione della popolazione ha raggiunto il limite, in quanto già vessata dal regime di Teheran e dalle difficoltà economiche. La pazienza della gente sta per esaurirsi, la rabbia della popolazione ha dato origine a scontri in varie parti del Paese, spesso guidati da giovani che gridano “Abbasso Khamenei”, “Abbasso Raissi”.
Khamenei ha schierato i suoi agenti nelle piazze, ma nonostante i tentativi di repressione delle rivolte, i cittadini continuano urlare slogan contro il regime. Una situazione esplosiva che potrebbe, stavolta, insidiare i teocrati di Teheran dopo oltre 40 anni di potere.
I segni di debolezza sono ravvisabili nell’incapacità mostrata da Khamenei a circoscrivere o a reprimere sul nascere le rivolte, che, di questo passo, potrebbero costituire un serio pericolo per il regime e uno spiraglio di speranza per la popolazione. Gli iraniani ci credono.
Francesca Canino
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