AFRICA

Cooperazione militare Uganda-Mozambico contro jihadisti potrebbe peggiorare il conflitto

 

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 21 maggio 2022

Anche l’Uganda vuole combattere contro i jihadisti di Cabo Delgado, estremo nord del Mozambico. Militari ugandesi si aggiungerebbero i 2.000 soldati del Ruanda e ai 1.800 militari della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC) con la missione SAMIM.

Il debito di riconoscenza dell’Uganda verso il Mozambico

Dal 27 al 30 aprile nella capitale dell’Uganda, Kampala, il presidente mozambicano Filipe Nyusi ha incontrato il suo omologo ugandese Yoweri Museveni. “Siamo sempre grati al FRELIMO (partito al potere ndr) e al Mozambico per il sostegno contro la dittatura di Idi Amin – ha dichiarato Museveni. L’Uganda era ormai al fallimento e la sua ripresa è stata sostenuta da Julius Nyerere della Tanzania e Samora Machel del Mozambico. Queste due Nazioni amiche hanno addestrato i primi 28 soldati dell’Esercito di Resistenza Nazionale (NRA) che hanno poi liberato l’Uganda nel 1979”.

A sin. il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni e Filipe Nyusi, presidente del Mozambico

Bisogna ricordare che anche Museveni, dal 1976 al 1978, a Cabo Delgado è stato addestrato dal FRELIMO. Ha quindi un debito di riconoscenza con il partito di Nyusi, al potere dal 1975, e con l’etnia makonde rappresentata con l’attuale presidente della repubblica. Erano, infatti, makonde i militari che addestravano l’NRA ugandese.

Un aiuto che potrebbe diventare un enorme danno

Ma se Kampala ha tutte le buone intenzioni per aiutare militarmente Maputo nella guerra contro i jihadisti nel nord, la questione è complicata. Lo spiega Borges Nhamirre, consulente dell’Institute for Security Studies (ISS) di Pretoria. In un’analisi, pubblicata su ISS, esamina la situazione di Cabo Delgado: l’intervento dell’Uganda potrebbe aggiungere benzina all’ ”incendio” in atto nel nord del Paese.

“Il sostegno è rivolto ai veterani della lotta di liberazione del Mozambico che hanno addestrato Museveni e i membri del suo Fronte ribelle – scrive Nhamirre -. Quando gli attacchi terroristici si sono diffusi nell’entroterra, i veterani (makonde ndr) hanno creato una milizia, Força local, per difendere le loro comunità e proprietà. Sostenendo la Força local, l’Uganda potrebbe involontariamente perpetuare l’instabilità. Questo aiuto potrebbe aumentare il conflitto etnico tra i makonde, dominanti in Mozambico, e i makwa e kimwani, maggioritari a Cabo Delgado. Per evitare ciò, la SADC e l’Unione Africana dovrebbero coordinare il sostegno promesso con i governi di Mozambico e Uganda”.

Jihadisti armati con la bandiera dello Stato islamico davanti alla caserma di polizia di Quissanga

Gli ultimi dati sulla guerra contro i jihadisti a Cabo Delgado

Mentre si discute sulla cooperazione militare ed economica Uganda-Mozambico, l’ong Cabo Ligado aggiorna i dati sulla guerra a Cabo Delgado. Dall’inizio della violenza jihadista – nell’ottobre 2017 – di Al Sunnah wa-Jammà, oggi associato a ISIS, sono stati registrati 3.990 morti. Tra questi, oltre 1.700 sono civili. Secondo dati dell’UNHCR, agenzia ONU per i rifugiati, la guerra ha creato oltre 735 mila profughi.

Nel momento in cui scriviamo, i dati raccolti dall’analista britannico Joseph Hanlon, dicono che a Cabo Delgado ci sono i militari di 24 Paesi. La missione militare SAMIM della SADC comprende 10 nazioni e il Sudafrica ha il maggior numero di soldati. Il Ruanda conta oltre 2.000 presenze tra militari e poliziotti. L’UE sta valutando lo stanziamento di un fondo di 21 milioni di dollari per sostenere la missione del Ruanda contro il terrorismo jihadista a Cabo Delgado. La missione di addestramento dell’Unione Europea rappresenta 11 Paesi e il maggior numero di militari è portoghese. Sono presenti anche gli Stati Uniti per il training dei militari. E ora c’è anche la presenza dei militari dell’Uganda.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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