Il Giro d’Italia rosa si colora di nero: vittoria epocale a Jesi del giovane eritreo Bimian Girmay Hailu

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
17 maggio 2022

Good morning Africa, buon giorno Africa. Benvenuta nel ciclismo mondiale. La corsa rosa si colora di nero. Finalmente. A conclusione della tappa numero 10 Pescara-Jesi, 196 km, del Giro d’Italia numero 105. In Viale della Vittoria ieri a Jesi, provincia di Ancona, a 7 mila km da Asmara, Eritrea. 

Bimian Girmay, giovane eritreo, Giro d’Italia

Ha vinto un ragazzo di Asmara, Bimian Girmay Hailu, 22 anni, ha vinto l ‘Africa, ha vinto il ciclismo globale. Bimian è il primo pedalatore nero a trionfare in uno dei tre grandi giri ciclistici (Francia, Italia, Spagna).

In realtà è la seconda vittoria per un atleta del continente nero, dopo il successo del sudafricano Alan Van Heerden a Pesaro nel 1979. Alan fu anche il primo africano di sempre a prendere parte al Giro. Purtroppo ebbe una vita sfortunata:  la sua carriera internazionale fu breve a causa dei problemi razziali del suo Paese e morì in seguito a un incidente stradale nel 2009.

Eppure ieri con Bimian Girmay, della squadra Intermarche’ Wanty Gobert Materiaux, a Jesi si è fatta la storia. 

Non tramonterà mai la fiaba della bicicletta”, aveva scritto Dino Buzzati sul Corriere della Sera il 12 giugno 1949 seguendo il Giro d’Italia di quell’anno. Quella di Bimian è una piccola fiaba. Per ora. La sua carriera è sorprendente. Come abbiamo avuto modo di scrivere anche qui, nel 2021 si era classificato al secondo al Mondiale U23 e la primavera scorsa aveva trionfato nella grande classica belga Gand – Wevelgem, primo successo assoluto per un pedalatore africano. E’ giunto 12esimo alla Milano Sanremo e nella corsa rosa, atteso come protagonista, lo è stato. Sempre combattivo e nelle prime posizioni alla ricerca di una vittoria, che oggi a Jesi è arrivato. E in modo mirabile: ha distrutto uno dei corridori più tosti, l’olandese Mathieu van der Poel, 27 anni. 

Lo stesso da cui era stato battuto per un soffio a Visegrad, in Ungheria, nella tappa inaugurale. 

Van der Poel, pur sconfitto, ha dimostrato “di essere un vero campione e un vero uomo in un mondo di mezze figure. – ha commentato un tifoso sul sito della Gazzetta dello Sport – riconoscendo il merito di un avversario fortissimo ed estremamente meritevole e complimentandosi più volte con lui. Ha vinto lo sport, quello vero, quello pulito”. Van der Poel, che è considerato un mostro nel ciclismo moderno, non solo ha alzato il pollice appena resosi conto di essere stato sconfitto, ma è stato il primo ad abbracciare Bimian. Purtroppo la tappa storica per il giovane eritreo ha avuto un drammatico e sfortunato l’epilogo.

Sul podio, Girmay ha stappato il magnum di spumante e il tappo gli è finito nell’occhio sinistro ferendolo in modo preoccupante. Tanto da essere ricoverato in ospedale. Girmay non ha nascosto la sua soddisfazione. “Ero venuto a questo giro con l’obiettivo di vincere una tappa – ha scritti nel Twitter – consapevole che se ci fossi riuscito sarei entrato nella storia del ciclismo. Sono grato mai miei compagni, allo staff e alla mia famiglia e ai tifosi che mi hanno supportato. La vittoria appartiene a tutti loro”.

Questa giornata indimenticabile, nel bene e nel dolore, però non può essere archiviata senza ricordare le decine di atleti che sono fuggiti dal regime dittatoriale di Isaias Afewerki.

Per limitarci al ciclismo, un fiore all’occhiello della propaganda governativa, 7 noti ciclisti eritrei, nel 2015, finsero di fare un largo giro ai confini del Paese e scapparono in Etiopia.https://www.africa-express.info/2015/10/18/dopo-i-calciatori-dalleritrea-scappano-anche-i-ciclisti-il-7-chiedono-asilo-in-etiopia/

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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Epocale vittoria africana nel ciclismo: l’eritreo Girmay vince la classica Gand-Wevelgem in Belgio

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