Cornelia I. Toelgyes
13 maggio 2022
I togolesi sono ancora sotto shock dopo l’attentato perpetrato da un gruppo di terroristi, attivi nel Sahel. Nella notte tra martedì e mercoledì sono stati uccisi 8 soldati togolesi, altri 13 feriti, in un avamposto militare a Kpinkankandi, nel cantone di Kandjouaré, nel nord del Togo, al confine con il Burkina Faso.
Si tratta del primo attacco di questa portata nel Paese. Finora il Togo ha subito un’altra aggressione nel novembre 2021, ma i terroristi sono stati respinti dai soldati togolesi. Da allora sono stati inviati rinforzi nella regione e a febbraio il capo di Stato, Faure Gnassingbé, ha visitato il luogo dell’attacco per incontrare la truppa impegnata nell’operazione Koundjoare.
Il governo di Lomé ha condannato con veemenza la “vile e barbara” aggressione, sottolineando che farà il possibile per stanare i responsabili e si impegnerà con tutte le forze che simili fatti non avvengano più in territorio togolese.
Fonti militari, che hanno voluto mantenere l’anonimato, hanno riportato alla France Presse che l’attacco è stato perpetrato da una sessantina di uomini armati, arrivati sul luogo dell’aggressione in sella alle loro moto. Il combattimento tra gli aggressori e i militari si sarebbe protratto per oltre due ore; un gruppo di soldati, chiamati per dar man forte ai commilitoni, è caduto in un’imboscata. La loro vettura avrebbe urtato una mina artigianale e sarebbe poi esplosa.
Mercoledì scorso, Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, ha dichiarato che l’attacco in Togo dimostra che la minaccia terrorista si sta propagando verso i Paesi del Golfo di Guinea. “Gli sforzi per bloccare tale fenomeno devono essere raddoppiati prima che sia troppo tardi”, ha sottolineato Borrell.
Secondo alcuni ricercatori, i gruppi jihadisti stanno creando basi in Burkina Faso e Mali per diffondersi in Benin, Costa d’Avorio e, in misura minore, in Togo, Ghana, Senegal e Guinea. Basta ricordare che a metà aprile anche il Benin è stato teatro di un’imboscata nella zona del parco nazionale Penjari, al confine con il Burkina Faso.https://www.africa-express.info/2022/04/13/i-terroristi-del-sahel-si-spostano-a-sud-alla-conquista-dei-paesi-del-golfo-di-guinea-nuovo-attacco-il-benin/
In Burkina Faso, Niger e Mali sono molto attivi diversi gruppi armati. In particolare Katiba Macina (conosciuto anche con il nome di Front de libération du Macina, fondato nel 2015 da Amadou Koufa), legato ad al Qaeda, sta cercando di rafforzare la sua presenza sia nel sud-est del Burkina Faso che nel sud-ovest del Niger. Approfitta delle vaste aree forestali per stabilire nuove basi. Questa pressione si riversa anche sul Benin settentrionale e sul Togo.
Ma Koufa e i suoi uomini sono ricercati anche in Mali, dove i soldati di FAMa (Forces armées maliennes) gli stanno dando la caccia. I militari maliani, appoggiati dai mercenari russi del gruppo Wagner, sono ora accusati da ONG per i diritti umani di aver brutalmente ammazzato 300 civili.
E proprio a fine aprile, il Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani (Katiba Macina è una delle sigle che fa parte del raggruppamento) ha sostenuto di aver preso in ostaggio alcuni mercenari del gruppo Wagner. Ancora però non ha fornito alcuna prova.
I terroristi sostengono che ad un combattimento a Moura, accanto a militari maliani, hanno partecipato mercenari russi. Secondo Human Rights Watch, a Mura sarebbe stata compiuta una strage di civili.https://www.africa-express.info/2022/04/25/mercenari-russi-della-wagner-catturati-in-mali-dai-jihadisti-bamako-nega-la-loro-presenza
Ciononostante la giunta militare di Bamako, guidata da Assimi Goïta continua a negare la presenza dei contractor sul territorio maliano. Insiste sul fatto che si tratta di soldati russi, con il solo compito di addestrare le truppe.
Pochi giorni fa il presidente del Togo, Faure Gnassingbé, ha accettato il ruolo di mediatore per la crisi del Mali. Tale proposta è stata avanzata dal governo transitorio di Bamako, visto che la giunta militare è sotto forte pressione per i tempi di ripristino del governo civile. Per questo motivo la CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) ha sottoposto il Mali a forti sanzioni.
Cornelia I.Toelgyes
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