Costantino Muscau
7 maggio 2022
In Messico la chiamano la maledizione di Montezuma. E in Kenya? Forse Nyama choma? O Sukuma wiki? O Ugali?
Non sono parolacce, ma cibi ben noti a chi frequenta l’Africa orientale. Talvolta con effetti collaterali indimenticabili.
Carne alla brace, soprattutto di capra, accompagnata da verze e spinaci. Polenta bianca di contorno allo spezzatino unto e bisunto. Chi e che cosa ha messo a letto in ospedale (e – pardon – sul water ) il nostro campione olimpico Marcell Jacob Lamont, venuto a Nairobi a miracolo mostrare?
Qualunque sia stato il piatto killer, di sicuro – ha commentato uno spettatore italiano sentito da Africa Express – “Mi sa che lo sprinter di Desenzano non ha proprio capito come funziona il cibo da queste parti! E nessuno ha pensato di metterlo in guardia contro certe prelibatezze locali!… “. Eh sì che alloggiava al Safari Park Hotel, non certo nella slum di Kibera…
Di sicuro c’è che la “prima” africana del trionfatore di Olimpia è finita prima a cominciare.
In tanti si aspettavano sabato 7 maggio al Moi International Sports Centre, dello stadio Kasarani di Nairobi, di assistere alla sfida fra i superumani della pista. Andava in scena la terza della 12 tappe del World Continental Tour di Atletica, dedicata allo storico olimpionico locale Kipchoge Keino (oggi 82 anni) e per questo nota come Kip Keino Classic.
Numerose la gare in programma, numerose le “stelle” presenti, che promettevano scontri…stellari. Il momento più atteso era quello dei 100 metri piani dove gareggiavano alcuni tra i più veloci al mondo del 2021.
Primo fra tutti, Jacobs, 27 anni, e l’altro italiano Filippo Tortu, 23, poi gli americani Kennet Bednarek, 23, Isaia Young, 32, e quel Fred Kerley, 27, medaglia d’argento a Tokio alle spalle del nostro Jacobs. Gli occhi del numeroso pubblico, del presidente della repubblica in primis, erano però puntati sul beniamino locale che più locale non si può: Ferdinand Omanyala Omurwa, nato a Nairobi il 2 gennaio 1976, studente di Chimica a Nairobi, domiciliato a Nairobi, terzo di 5 figli, padre di un bimbo, detentore del record africano dei 100 metri e ottavo uomo più veloce di tutti i tempi con 9”77 segnato, sempre a Nairobi il 18 settembre 2021 (nella sua carriera però anche una squalifica per doping di 17 mesi).
Ferdinand non ha deluso né il suo pubblico, né il presidente della Repubblica Uhuru Kenyatta, né il suo papà, ex atleta.
Ha vinto la gara in 9”85 davanti ai due americani mentre Jacobs soffriva al Pronto soccorso del Ruaraka Uhai Neema Hospital, gestito dalla ONG italiana World Friends.
Una vittoria non proprio limpidissima quella di Ferdinand: si è reso responsabile di una falsa partenza e quindi la giuria avrebbe dovuto eliminarlo. Invece lo ha “graziato”, nonostante ne abbaino risentito i suoi avversarti, compreso il nostro connazionale, pure lui olimpionico a Tokio, Filippo Tortu, che è stato fermato quando già aveva percorso almeno 30 metri.
A Marcell Jacobs non è rimasto che sfogarsi su Instagram, dove ha scritto: “Ragazzi, che rabbia! Un banale virus intestinale mi toglie la felicità di gareggiare nei 100 a Nairobi contro dei fantastici velocisti. Ma l’appuntamento è solo spostato. A Savona, il 18 maggio!”.
La folla al Kasarani stadium, comunque, ha avuto modo di andare in delirio anche per lo strapotere (solito) dimostrato dai suoi atleti in altre specialità: negli 800, 1500, 3 e 5 mila metri maschili. Solo in campo femminile sono emerse alcune atlete etiopi.
Stupore e meraviglia di tutti però per una donna, non africana, ma assolutamente eccezionale in dieci anni di carriera: la giamaicana Shally Ann Frazer-Price, campionessa insuperabile. Nei 100 metri è stata 2 volte medaglia d’oro alle olimpiadi e 4 volte ai mondiali. Nel giugno scorso ha fermato i cronometri a 10”63. La seconda donna più veloce di sempre.
Ebbene: sabato 7 maggio a Nairobi, a 1860 metri d’altitudine, a 35 anni compiuti il 27 dicembre scorso, sui 100 metri ha segnato 10”67. Un prodigio che non finisce di stupire.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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