Cornelia I. Toelgyes
3 maggio 2022
La guerra che si sta combattendo in Europa sta avendo pesanti ripercussioni in Africa. Il continente importa grano sia dall’Ucraina, sia dalla Russia: l’aumento dei prezzi e la carenza di forniture rischia di mettere in ginocchio parecchi Paesi del sud del mondo.
Durante la sua recente visita in Senegal, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha discusso con Macky Sall, capo di Stato del Paese, nonché presidente di turno dell’Unione Africana, del conflitto Russia – Ucraina. Sall ha evidenziato che la guerra che si sta combattendo a migliaia di chilometri di distanza ha innescato una tripla crisi nel continente: “Abbiamo grossi problemi per la fornitura di prodotti petroliferi, si aggiunge un’impennata dell’inflazione e soprattutto c’è la minacce di carestia, dai due Stati in guerra provengono anche i fertilizzanti e in loro assenza, nostri raccolti saranno pessimi”.
Mentre il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha detto proprio domenica scorsa ai suoi connazionali: “Manca il pane, mangiate la cassava (meglio conosciuta da noi con il nome di manioca n.d.r.), in alternativa al pane”.
Il prezzo del pane è salito alle stelle sin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina; la maggior parte dei Paesi africani importa dall’80 all’85 per cento di fabbisogno del grano da Mosca (primo esportatore di questo cereale al mondo) e da Kiev (quarto nella classifica globale).
La dipendenza dal grano estero non è un problema nuovo nel continente, e ora, con la guerra in atto è diventato più attuale che mai. Alcuni governi stanno tentando di porre rimedio al problema e propongono l’uso di prodotti locali come alternative al grano. Secondo molti, il sorgo (cereale rustico e resistente, ricco di proteine, fibre, minerali e polifenoli) potrebbe rappresentare una risposta almeno parziale all’uso delle farine classiche. Il sorgo è una proposta interessante, soprattutto in termini di costo.
Si intravede anche la possibilità di trasformare le giacenze delle banane verdi – impossibile commercializzare tutta la produzione in tempi rapidi, visto che si guastano velocemente – in farina. Anche questo potrebbe essere una delle tante soluzioni possibili, al momento attuale però il prezzo per la conversione è ancora molto elevato.
Non si escludono nemmeno l’uso di farina di fagiolo dolico, appartenenti alla famiglia delle leguminose, coltivato soprattutto nelle zone aride dell’Africa occidentale. Insomma, una soluzione deve essere trovata quanto prima.
In Africa la mancanza di grano è diventato un’arma come le bombe. Secondo il Fondo monetario Internazionale l’aumento della farina e del combustibile sono una grave minaccia per lo sviluppo economico del continente. E non solo, potrebbe sfociare in gravi disordini sociali in alcune parti del continente.
Il rincaro del combustibile e dei fertilizzanti pesano anche sulla produzione alimentare nazionale, e l’insieme di questi fattori colpiranno soprattutto la popolazione povera delle aree urbane, e accentueranno l’insicurezza alimentare.
L’impennata dei prezzi del petrolio colpirà maggiormente i Paesi importatori di petrolio, perché si prevede un aumento del costo dei trasporti, nonché di molti altri prodotti. Mentre gli Stati produttori e esportatori di greggio della zona subsaharina (Nigeria, Angola, Guinea Equatoriale, Congo-Brazzaville, Sudan, Sud Sudan, Gabon, Camerun, Ciad e Ghana), potranno trarre grandi benefici da questa situazione.
In questo momento così delicato, la solidarietà internazionale è indispensabile per attenuare almeno parzialmente la crisi alimentare. A questo proposito, FMI, Banca Mondiale, Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, Organizzazione Mondiale del Commercio hanno chiesto che vengano adottate alcune misure essenziali, come scorte alimentari d’emergenza, assistenza finanziaria e sovvenzioni, aumento della produzione agricola e uno stop alle barriere commerciali.
Intanto diversi governi del continente stanno limitando notevolmente alcune esportazioni, come il Camerun che per il momento ha sospeso la vendita di cemento, olio raffinato, riso, cereali e farina di grano verso il Centrafrica.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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