Continua la marcia della Russia verso l’Africa: accordi militari anche con Eritrea e Madagascar

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
30 aprile 2022

La Russia preme acceleratore con i Paesi africani. Questa settimana Yemane Gebrehab, consigliere del presidente Isaias Aferworki e il ministro degli Esteri eritreo, Osman Saleh, si sono recati a Mosca, su invito del potente omologo russo, Sergey Lavrov.

Il ministro degli Esteri eritreo Osman Saleh, a sinistra e Yemane Gebrehab, consigliere del presidente Isaias Aferworki

Durante i colloqui bilaterali sono stati stretti nuovi accordi volti a migliorare le relazioni politiche e diplomatiche, incrementare i rapporti commerciali, di investimento, e quant’altro. Notizie più dettagliate non sono emerse finora, ma in una dittatura dura e rigida come l’Eritrea sarà difficile che documenti ufficiali in tal senso vengano pubblicati.

Va ricordato che l’Eritrea durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2 marzo, insieme a 4 altri Paesi (Corea del Nord, Siria, Bielorussia e ovviamente la Federazione Russa) ha votato contro la risoluzione di condanna dell’operazione militare di Mosca in Ucraina.

Delegazione eritrea con il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov

Nella rete della Russia è finito anche il Madagascar, che, già a gennaio, poco più di un mese dell’invasione russa in Ucraina, ha sottoscritto un accordo militare con Mosca. La notizia è trapelata casualmente grazie a United News of India, un’agenzia di stampa indiana, che ha ripreso la notizia da quella russa Sputnik, controllata dal governo, all’inizio di aprile.

Insomma Antananrivo ha agito in assoluto silenzio, con passo felpato: la visita a Mosca dello scorso gennaio del ministro della Difesa malgascio, Richard Rakotonirina, non è stata resa pubblica, salvo poi essere confermata sulla pagina di Facebook dell’Ambasciata russa in Madagascar il 15 febbraio.

Nel post viene specificato che un membro del governo malgascio è stato invitato dalla controparte moscovita per discutere questioni di comune interesse.

L’accordo tra Russia e Madagascar è stato siglato il 18 gennaio scorso, quando il ministro malgascio si è recato a Mosca, ufficialmente invitato dai dirigenti della fabbrica d’armi, famosa per i suoi mitra, Kalashnikov.

Secondo quanto riporta Radio France Internationale, il ministro ha affermato che l’accordo di gennaio è semplicemente l’approvazione protocollare di un’intesa firmata nel 2018, diventato effettivo il 25 marzo 2022.

Si tratterebbe, secondo il ministro, di un classico accordo di cooperazione, che comprende anche la formazione di ufficiali malgasci, trasferimento di competenze, acquisto di armi, e altro.  “I nostri armamenti, come artiglieria, armi leggere, blindati, risalgono agli anni ’80”, ha sottolineato il capo del dicastero alla Difesa malgascio e ha aggiunto: “Siccome si tratta di questioni che riguardano la Difesa, il testo dell’accordo non sarà reso pubblico” (ma, ironia della sorte, è visibile sul sito del governo russo n.d.r.)

Chissà se il nuovo trattato favorirà anche l’arrivo dei mercenari del gruppo Wagner nello Stato insulare, come è accaduto in altri Paesi del continente.

Sul conflitto russo-ucraino il Madagascar, come molti suoi confratelli africani, ha mantenuto una posizione neutrale, e si è astenuto sulla mozione di condanna all’ONU. Il suo comportamento ha irritato non poco la comunità internazionale.

Tra il 2017 e il 2019 la Russia ha sottoscritto accordi simili con molti Stati africani e, secondo Thierry Vircoulon, ricercatore associato dell’IFRI (acronimo per Istituto francese per le relazioni internazionali) oggi la sua influenza potrebbe espandersi ulteriormente. Fa parte del nuovo corso della politica russa in Africa. Mosca cerca nuovi partner disposti a sottoscrivere accordi sulla sicurezza.

In passato il Cremlino aveva sostenuto molti Paesi africani per raggiungere l’indipendenza e, in linea con la sua politica anti-occidentale aveva fornito anche aiuti militari ai movimenti di liberazione, come al MPLA (Movimento di liberazione dell’Angola), al FRELIMO in Mozambico, alla SWAPO (South West African People’s Organisation) in Namibia e alla ZAPU (Unione Africana Popolare dello Zimbabwe). A suo tempo ha sostenuto anche l’ANC (Congresso Nazionale Africano) in Sudafrica.

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica l’interesse verso l’Africa cambia rotta, tant’è vero che nel 1992 Mosca chiude ben 9 ambasciate e 4 consolati nel continente.

L’amore della Russia verso l’Africa rinasce dopo la prima crisi ucraina del febbraio 2014, conosciuta con il nome di Euromaidan (composta dalle parole Euro sta per Europa e Majdán Nezaléžnosti, in italiano “Monumento dell’Indipendenza”, il nome della principale piazza di Kiev, dove si sono svolte le prime proteste pro Europa, n.d.r.).

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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