Washington, 28 aprile 2022
Come tradizione e consuetudine, il clemente, compassionevole e misericordioso presidente americano Joe Biden, ha concesso il secondo perdono presidenziale del suo mandato. Il primo ‘perdono’ è dello scorso anno 2021.
In quell’occasione il presidente americano graziò 2 tacchini bianchi, Peanut Butter e Jelly ch’erano destinati ad essere imburrati ed abbrustoliti sul barbecue della White House, salvati in extremis prima della ricorrenza del Ringraziamento (altri milioni di pennuti purtroppo non sono stati così fortunati).
Quest’anno invece il presidente Joe Biden ha graziato un’ex Agente dei servizi segreti, Abraham Bolden Sr. condannato per accuse federali di spionaggio e corruzione (per aver tentato di vendere un fascicolo riservato dei servizi segreti per 50 mila dollari) e perdonato anche 2 narcotrafficanti: Betty Jo Bogans e Dexter Jackson, condannati per smercio di crack, cocaina e marijuana.
Il presidente americano ha inoltre commutato altre 75 condanne legate a reati di droga e stupefacenti. Annunciando i provvedimenti di clemenza Joe Biden ha spiegato: “L’America è una grande nazione di leggi e di seconde possibilità, che mira alla redenzione e riabilitazione. Aiutarli a tornare alle loro famiglie e diventare membri contribuenti delle loro comunità è uno dei modi più efficaci per ridurre la recidiva e diminuire la criminalità”.
Né Edward Snowden, né Julian Assange però sono tra le persone che hanno beneficiato d ‘una seconda chances (Barack Obama concesse la grazia a Chelsea Manning, l’analista dell’esercito che consegnò a Wikileaks e a Julian Assange i documenti segreti dell’intelligence).
Julian Assange in particolare, è a serio rischio di estradizione negli Stati Uniti (i cui servizi hanno complottato per rapirlo ed assassinarlo). Pur essendo uno strenuo difensore dei diritti umani, ha già pagato un caro prezzo per aver denunciato misfatti e malaffari. Ha infatti divulgato molti crimini contro l’umanità ch’erano destinati a rimanere nascosti e sepolti per sempre (impropriamente definiti “Segreti di Stato”).
Il suo vero ‘delitto’ è averli scoperti e non aver taciuto, portandoli all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale: il massacro di civili inermi, le torture, gli stupri, i sequestri, omicidi e scandali sovranazionali. La cosiddetta “Ragion di Stato” che ha impedito di scoprirli (per poterne chiedere conto), è la stessa che tutt’ora garantisce l’impunità agli uomini delle istituzioni che li hanno commessi.
Mentre chi si è macchiato di questi crimini orrendi è stato protetto e tutelato, Assange è stato privato della libertà personale per oltre 10 anni. Il sistema democratico che avrebbe dovuto garantire verità e giustizia, non ha permesso di perseguire legalmente i colpevoli di questi crimini ma solo il whistleblower che li ha svelati.
Per questa assurda situazione, il 50 enne fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, sta scontando diversi anni di detenzione, senza processo e nessuna condanna. Sette anni di carcerazione preventiva trascorsi nell’ambasciata ecuadoriana di Londra (per evitare l’estradizione) e dal 2019, altri anni di isolamento assoluto nel carcere di alta sicurezza di Belmarsh nel sud-est di Londra.
L’esperto di diritti umani delle Nazioni Unite David Brown sostiene che Julian Assange, dopo tutto questo tempo, dovrebbe perlomeno essere rilasciato dal carcere duro e trasferito agli arresti domiciliari per potersi difendere con i suoi legali contro l’estradizione.
Nils Melzer, in un rapporto speciale delle Nazioni Unite sulle torture, ha sostenuto che il Regno Unito ha violato il diritto internazionale mantenendo Assange in carcere: “Abbiamo un uomo non violento rinchiuso in isolamento in un carcere di massima sicurezza, senza una sentenza di condanna. Dovrebbe essere libero, magari agli arresti domiciliari”.
Ricordiamo che anche Augusto Pinochet, il primo Dittatore cileno, dopo il suo arresto a Londra nel 1998 trascorse 18 mesi agli arresti domiciliari senza nessun’altra restrizione in attesa dell’estradizione in Spagna. Melzer ha aggiunto: “Pinochet era libero di ricevere tutti i visitatori che voleva e avere accesso al pubblico. . . questo mi sembra, è proprio quello che il governo vuole prevenire, ma non ci sono basi legali per mantenere Julian Assange in un carcere di massima sicurezza”.
Autorevoli personalità delle istituzioni americane sostengono che “Biden è convinto che dare una seconda possibilità sia molto importante. Questa è una priorità per il presidente, e non si fermerà qui, potrebbero essercene altri in futuro”.
Se ogni anno il presidente, per rispettare la tradizione, riesce a ‘perdonare’ un tacchino, perché non concedere anche a Julian Assange il diritto di vivere, proprio nel giorno in cui potrebbe finire arrosto?
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