23 aprile 2022
Lo spettro dell’ebola è ritornato; solo a dicembre l’Organizzazione mondiale della Sanità aveva dichiarato la fine della 13ma epidemia. A Mbandaka, nella provincia Equatoriale della Repubblica Democratica del Congo è morto un uomo di 31 anni a causa del virus killer.
Matshidiso Moeti, direttrice dell’OMS per l’Africa, è molto preoccupata, in quanto il paziente ha accusato i primi sintomi della malattia già il 5 aprile scorso, giorno del suo ricovero. Il paziente si è ammalato già una settimana prima, si sentiva poco bene, e, non pensando al peggio, si è curato a casa. Si è perso molto tempo, ha detto la Moeti, ma fortunatamente il governo di Kinshasa è molto esperto per quanto riguarda la prevenzione e la cura di questa patologia.
Solamente il 21 aprile il paziente è stato trasferito in un centro specializzato per il trattamento di ebola, dove è stato preso in cura nel reparto di cure intensive. Troppo tardi. E’ deceduto la notte stessa. I suoi funerali si sono svolti secondo le misure di sicurezza prescritte in questi casi.
Secondo quanto è stato riportato da fonti autorevoli, tutti i contatti del malato sono già stati rintracciati e il loro stato di salute viene monitorato costantemente.
L’ospedale è stato sanificato e l’OMS ha già messo a disposizione i suoi esperti per collaborare con gli operatori delle autorità congolesi in caso di epidemia, come effettuare test, ricerca di eventuali contatti, prevenzione e controllo delle infezioni, cura della malattia e quant’altro.
La campagna di immunizzazione dovrebbe partire già nei prossimi giorni, visto che il Paese dispone di uno stock di vaccini rVSV-ZEBOV Ebola. Si procederà, come sempre, alla vaccinazione “a anello”: la terapia anti-virus sarà inoculata ai familiari e agli amici e a coloro venuti in contatto con quest’ultimi, per evitare la propagazione della micidiale infezione virale.
Fortunatamente un gran numero di residenti di Mbandaka sono già stati vaccinati durante l’ultima epidemia nella provincia, che risale al 2020, durante la quale furono registrati 130 contagi. Ma anche loro dovranno comunque sottoporsi a un richiamo dell’immunizzazione.
Si tratta della 14esima epidemia di ebola da quando è scoppiata la prima, il 26 agosto, 1976, a Yambuku, una città nel nord di quello che allora si chiamava Zaire. Il virus colpì un’insegnante di 44 anni, Mabalo Lokela, dopo un viaggio nell’estremo nord del Paese. Immediatamente si pensò che la donna fosse affetta da malaria. Ben presto si presentarono altri sintomi. Loleka mori l’8 settembre 1976.
I morti durante questa prima epidemia apparsa in Congo, nella valle del fiume Ebola (da cui il nome del virus), furono 280. Durante quella del 1995 morirono alcune suore italiane a Kikwit. Gli ammalati che furono contagiati dal virus nel 2000 a Gulu, in Uganda, furono curati nell’ospedale italiano Lachor, un efficiente complesso diretto dal compianto dottor Piero Corti, che l’aveva fondato pochi anni prima assieme alla moglie Lucille, medico anche lei.
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