Riyad, 20 aprile 2022
Si dice che “tutto il mondo è paese”, specie in fatto di corruzione. Però l’Arabia Saudita, cosa più unica che rara, è giunta ad una svolta epocale (grazie anche al “Nuovo Rinascimento” del principe ereditario Mohammed Bin Salman).
Sua Altezza l’ha più volte annunciato: “D’ora in poi tolleranza zero contro la corruzione e i malcostumi”, senza fare sconti a nessuno. La riprova è arrivata pochi giorni fa. Nella capitale Riyiad, 13 funzionari sono stati arrestati per crimini di corruzione finanziaria e amministrativa, abuso di potere, appropriazione indebita e riciclaggio di denaro.
Tra questi 5 dipendenti del Ministero della Salute finiti in manette per indebito sfruttamento dell’influenza di pubblici ufficiali, appropriazione indebita e contraffazione. Sono stati sorpresi a prendere delle ‘mazzette’ per 9.263.900 Riyal (quasi 2.300.000 euro).
Tra questi, quattro i casi più eclatanti. Un residente che lavora per un’azienda locale è stato sospeso per corruzione ed accusato d’aver ricevuto al di fuori del Paese (direttamente dalla Svizzera) diversi trasferimenti di denaro sui suoi conti personali per un ammontare di 1.296.061 Riyal (circa 320.000 Euro) da parte del manager di una compagnia straniera in cambio dell’ottenimento di un subappalto con la società del residente per un contratto con un’università dell’Arabia Saudita.
In un caso analogo di corruzione, sfruttamento dell’influenza di cariche pubbliche e riciclaggio di denaro, sono stati coinvolti un pilota militare in pensione, e un maggiore generale della Royal Saudi Air Force, che sono stati immediatamente licenziati in tronco dal Ministero della Difesa saudita.
Il top gun saudita è stato arrestato per aver ottenuto 9.000.000 di Riyal a rate (poco più di 2.200.000 euro) più un comodo veicolo di lusso del valore di mercato stimato in 500.000 Riyal (quasi 123.000 euro) da un residente che lavorava per una compagnia contraente con l’Aeronautica Militare del Paese.
Ha accettato queste tangenti in cambio di aiutini ed agevolazioni nelle delle procedure per l’erogazione irregolare di quote finanziarie di una società, forzando alcuni dipendenti dell’Aeronautica Militare a depositare sul suo conto bancario gli importi di alcuni immobili presi in affitto dal Ministero. Ma la mattanza è andata ancora avanti.
Le autorità hanno arrestato anche una persona che esercitava la professione di consulente tecnico ed intermediario in un comune saudita.
Dopo l’indagine, è stato scoperto che aveva ricevuto una generosa “donazione” di 520.000 Riyal (128.000 eu) in cambio dell’autorizzazione a un’entità commerciale volta ad ottenere contratti per l’attuazione di progetti fasulli del valore di 1.000.000 di Riyal (246.000 euro) senza mai realizzarli. È stato inoltre accertato che 500.000 Riyal (quasi 123.000 euro) dell’importo sequestrato era stato richiesto dal sindaco di uno dei governatorati, anch’egli arrestato.
Nemmeno qualche mese fa erano stati colti con le mani nella marmellata … cioè nelle banconote, altri 7 cittadini sauditi: 1 impiegato, 1 funzionario di banca e 12 uomini d’affari che si son spartiti un bottino di 11,5 miliardi di riyal (quasi 3 milioni di euro, ma i coinvolti e i quattrini potrebbero lievitare).
Gli sono stati contestati l’occultamento di fondi, riciclaggio, frodi, crimini di sfruttamento, falsificazione e corruzione.
Avevano costituito una serie di società fornendo false generalità per all’apertura di conti correnti bancari finalizzati a trasferire fondi a beneficiari sconosciuti (account utilizzati dietro compensi mensili e regalie).
In Arabia Saudita (che qualcuno impropriamente in Italia da definito “Paese del Nuovo Rinascimento”, ahimè!) i responsabili di tali comportamenti immorali potrebbero rischiare fisicamente (chi comanda invece può arraffare il malloppo a piacere).
Vige poi l’arcaica consuetudine della Sharia, e sono in voga pene severissime (che arrivano anche allo smembramento, per giornalisti come Jamal Khashoggi che denunciano malaffari e corruzione del regime saudita e del suo principe ereditario Mohammed Bin Salman).
Il radicato amore per la vita, storicamente molto presente negli Arabi, ha portato ad abbandonare quasi del tutto la barbara usanza della crocifissione e della lapidazione, per sostituirle con la pratica ben più umana della decapitazione (per i rei di sedizione) come pure il taglio della mano per i ladri.
Le donne possono scegliere di essere uccise con un colpo di pistola alla nuca per non essere costrette a scoprire il capo.
Il misericordioso procedimento della decapitazione è rimasto del tutto immutato per secoli: il condannato viene portato in un cortile davanti alla moschea, gli vengono legate le mani, viene fatto inginocchiare e infine il boia sguaina la pesante scimitarra davanti alla folla festante che urla a squarciagola: “Allah Akbar” (“Dio è il più grande”).
C’è da notare comunque qualche vaga similitudine. Ai tempi di “mariuolo” Chiesa da noi c’era “mani pulite” nel Paese del Nuovo Rinascimento ”mani mozzate”. Crudele forma di punizione che per fortuna in Italia non esiste. Con la sharia, nel nostro Paese – possiamo scommetterci – tanti andrebbero in giro come Capitan Uncino e/o Edward mani di forbice…
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