La pace tra Spagna e Marocco per il controllo dei migranti africani spiazza il Fronte Polisario nel Sahara Occidentale

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
18 aprile 2022

La Spagna ha abbandonato la sua posizione di neutralità dopo decenni e appoggia ora de facto le proposte del Marocco per quanto concerne la piccante questione del Sahara Occidentale, dove dal 1975 il Fronte Polisario conduce una guerra d’indipendenza.

Una decina di giorni fa, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, accompagnato dal suo ministro degli Esteri, José Manuel Albares, è stato ricevuto a Rabat da Muhammad VI, re del Marocco.

Il premier spagnolo Pedro Sanchez e il re del Marocco, Muhammad VI

Alla fine dei colloqui bilaterali, le parti hanno detto che è stata inaugurata una nuova collaborazione tra i due Paesi, dopo la rottura diplomatica di un anno fa a causa di una disputa sul Sahara Occidentale.

Nell’aprile 2021 il leader del Fronte Polisario del Sahara occidentale, Brahim Gali, era stato ricoverato in un ospedale spagnolo, perché affetto da Covid-19, gesto che non è stato apprezzato dal governo marocchino.

Per rappresaglia, la polizia aveva allentato i controlli a Fnideq, città del Marocco più vicina a Ceuta –  insieme a Melilla sono enclave spagnole in territorio marocchino – permettendo così a migliaia di migranti di tentare l’accesso a uno Stato dell’Unione Europea.

La Spagna esercita la sua sovranità su Ceuta dal 1580, mentre su Melilla già dal 1496. L’ONU non classifica Ceuta e Melilla come territori occupati.

Il Sahara Occidentale è abitato prevalentemente dalla popolazione saharawi, già in lotta in passato per l’indipendenza dalla Spagna, che ha posto fine all’occupazione del Sahara spagnolo nel 1975.

Dopo la decolonizzazione di Madrid, Marocco e Mauritania hanno rivendicato diritti sui territori e occupato l’ex colonia spagnola. Nel 1979 (dopo 4 anni di guerra) Nouakchott ha rinuncia alle sue pretese e firmato un accordo di pace con il Fronte, ma il Marocco ha immediatamente occupato la porzione di territorio che era stata presa dai mauritani.

Il Polisario da allora continua le sue battaglie contro il Marocco per l’indipendenza. E nel 1980 Rabat inizia la costruzione di un muro lungo 2.700 chilometri, che divide il regno dal popolo saharawi.

Dopo quasi 30 anni dalla proclamazione del cessate il fuoco, firmato nel 1991 sotto l’egida dell’ONU, le tensioni tra Rabat e il Fronte Polisario, non sono mai terminate definitivamente, malgrado la presenza della missione dell’ONU MINURSO, che avrebbe dovuto anche organizzare il referendum sull’autodeterminazione, che finora non si è mai svolto.

Il conflitto dimenticato del Sahara occidentale

Il vasto territorio desertico, ricco di fosfati e il suo mare tra i più pescosi del mondo, fanno gola al regno nordafricano, pertanto Rabat è disposto a concedere lo status autonomo dei territori, ma sotto la sovranità marocchina.

Pochi giorni dopo la visita di Sanchez in Marocco, il Fronte Polisario ha fatto sapere di interrompere qualsiasi rapporto con la Spagna, finchè il governo di Madrid non accetterà il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi e le frontiere, già riconosciute a livello internazionale.

La posizione del premier è stata criticata non solo nella stessa Spagna, ma anche in Algeria, principale sostenitore del Polisario. Il governo di Sanchez ha replicato che in questo modo spera semplicemente di contribuire alla risoluzione del conflitto tra il Marocco e il Fronte Polisario.

Ma lo scopo principale di Madrid per ristabilire le relazioni con Rabat è ben altro: Sanchez vuole assicurarsi della collaborazione del regno per il controllo dell’immigrazione illegale.

Intanto le tensioni tra Marocco e Algeria non tendono a placarsi, basti pensare che le frontiere tra i due Paesi sono chiuse dal 1994. Poco più di una settimana fa, le autorità di Algeri hanno accusato Rabat di “omicidi mirati” dopo nuovi attacchi di droni nel Sahara Occidentale, nelle immediate vicinanze con la frontiera mauritana.

La prima bomba, secondo Algeri, avrebbe colpito un camion algerino, ferendo leggermente 5 persone. La seconda, invece, sarebbe esplosa a poche centinaia di metri dal valico di frontiera di Aïn Ben Tili, nel estremo nord della Mauritania, e avrebbe centrato un convoglio di vetture civili.

Nella tarda serata del 13 aprile, un portavoce del governo di Nouakchott ha confermato che durante l’attacco, che non è avvento sul loro territorio, sono morte due persone di nazionalità mauritana (una donna e sua figlia). Non sono stati rilasciati altri commenti sull’incidente.

Algeri, invece, ha sostenuto che i morti causati dai droni sarebbero tre, originari di tre diversi Paesi della regione.

Al contrario di Algeri, Rabat e Nouakchott non hanno commentato l’attacco. Sta di fatto che incidenti al confine con la Mauritania si stanno moltiplicando. Lo scorso novembre, tre camionisti algerini sono stati uccisi nella stessa zona del Sahara Occidentale e già allora l’Algeria aveva promesso di vendicarli. A gennaio, alcuni minatori auriferi mauritani sono morti in seguito a attacchi di droni marocchini.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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