Africa ExPress
18 aprile 2022
Nello stesso giorno in cui la Federazione Russa ha minacciato Stati Uniti e i suoi alleati Vladimir Putin ha chiamato il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman, per rinsaldare relazioni e partnership strategiche nonché per giocare su un diverso campo di battaglia l’altra guerra: quella economica per il controllo dei mercati delle materie prime (nel “cartello” dell’Opec Plus (o Opec+), Russia ed Arabia Saudita sono i membri di punta).
Un’alleanza strategica che da tempo però mira ad inglobare anche la potenza di fuoco dell’espansionismo cinese. Infatti sembra che la tournee di XiJinping in UAE e Golfo Persico per aprire nuove ‘vie della seta’ in Medio Oriente sia destinata a portare i suoi frutti.
Forse non tutti sanno che il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman, nutre da sempre una particolare ammirazione per la Repubblica Popolare Cinese, considerando i cinesi una razza superiore tra tutte quelle create.
L’origine della cultura cinese è tra le più antiche, vengono fatte risalire addirittura al neolitico di 14.000-12.000 anni fa. L’impero cinese, fu globalmente il quinto più vasto della storia, quattro volte più grande del Sacro Romano Impero di Traiano (al suo apice governava il 40 per cento della popolazione mondiale).
Avendo tanti schiavi la Cina riuscì a costruire grandi opere, come la gigantesca Grande Muraglia Cinese, ancor oggi l’unica costruzione artificiale visibile dalla Luna.
In una cosa poi i cinesi son imbattibili ancor oggi: son bravi a copiare tutto. Tant’è vero che hanno clonato un’intera portaerei e vari incrociatori americani (assolutamente reali e non gonfiabili e/o di cartapesta).
Quando all’Us Naval Institute hanno visionato le immagini satellitari dell’area desertica del Taklamakan, i tecnici stentavano a credere ai propri occhi.
In questa regione nord-occidentale dello Xinjiang (usata dall’Esercito Popolare di Liberazione Cinese per testare i missili balistici) sono state allestite delle copie assolutamente fedeli, a grandezza naturale, di una vera portaerei statunitense e di 2 cacciatorpedinieri di classe Arleigh-Burke (forse utilizzati come bersagli per testare i missili balistici).
Gli addetti ai lavori sostengono che questo di per sé può dare una vaga idea di come Pechino intenda innalzare le ostilità, prendendo specificamente come obiettivo la marina degli Stati Uniti.
Fatalmente le riproduzioni delle unità navali americane utilizzate per l’esercitazione cinese, sono le stesse dispiegate dalla Settima Flotta Usa nel Pacifico occidentale e le acque intorno a Taiwan.
Con il suo Piano Vision 2030 anche MBS sta progettando di realizzare grandi opere monumentali in Arabia Saudita (la Cina le aveva già realizzate piu di 2000 anni prima), vedi i faraonici progetti di Octagon, Neom, The Line, et similia.
Mohamed Bin Salman è anche riuscito ad erigere la sua Grande Muraglia di grossolani depistaggi, per nascondere agli occhi del mondo omicidi e crimini (come quelloidel giornalista Jamal Khashoggi e migliaia di vittime civili nella sanguinosa guerra in Yemen).
Non molto tempo fa, il principe ereditario saudita ha voluto ripercorrere l’itinerario di Marco Polo per toccare con mano tanta grandezza, ed è volato in Cina.
Non per puro turismo, ma per allacciare partnership strategiche tra i due grandi imperi, la grande potenza economica cinese e quella dell’Arabia Saudita, senza dubbio importante in campo energetico.
Un modello cinese di capitalismo autoritario ed un regime semifeudale mediorientale che non sono necessariamente in antitesi, considerando le mire, che talvolta non sono proprio all’insegna del pacifismo ghandiano. Vale la pena ricordare che Mohammed Bin Salman sta costruendo in proprio i suoi missili balistici grazie all’aiuto dei cinesi.
Gli analisti non nascondono di nutrire serie preoccupazioni per i test cinesi del nuovo razzo Ipersonico Planante Nucleare Intercontinentale Mach20, ‘RIP’nim20lc – HGV Hypersonic Glide Vehicle” (pare con avanzate tecnologie di flouidodinamica computazionale trafugate dagli Stati Uniti).
E’ un razzo ipersonico che riesce ad eludere tutti i sistemi di difesa e può trasportare una micidiale testata nucleare, con un carico max di 20 tonnellate.
Supera più di 5 volte la velocità del suono e raggiungere la velocità di 20mila km orari compiendo una completa orbita terrestre in soli 90 minuti. Il supermissile cinese è uscito dall’atmosfera, ha eseguito un’orbita completa intorno alla Terra e dallo spazio, indisturbato è tornato sulla Terra. Nessun governo, nessun satellite s’è accorto di niente (neanche il Pentagono).
Per fortuna era solo un lancio sperimentale di test, ma virtualmente avrebbe potuto colpire qualsiasi obiettivo in qualsiasi nazione. Il continuo progresso della Cina in campo bellico ed i centinaia di nuovi missili balistici di nuova generazione che ha nei suoi silos (già operativi) senza dubbio allarmano le potenze occidentali.
La domanda che ci si pone ora è: le agenzie di intelligence occidentali sono in grado di prevenire sorprese come queste per esser colti alla sprovvista dal vantaggio militare cinese?
Quella che si profila all’orizzonte potrebbe essere una sacra alleanza tra il più grande esportatore di petrolio, l’Arabia Saudita, e la Cina, il più importante importatore di petrolio. Due Paesi molto diversi tra loro ma che da diversi anni stanno diventando sempre più amici (e tutti e due amicissimi dei russi).
Tanto che il più grande produttore mondiale, l’Arabia Saudita, ha offerto agli amici cinesi che d’ora in poi potranno pagare il petrolio nella loro valuta, in yuan, anziché i dollari statunitensi.
Se fino ad oggi sul mercato globale si ragionava in termini di petrodollari non è detto che in futuro si dovrà ragionare in termini di PetroYuan.
L’Arabia Saudita esporta circa un quarto di tutti i suoi prodotti petroliferi in Cina e nei primi due mesi di quest’anno ha superato persino la Russia nelle esportazioni. Cina ed Arabia Saudita (e dietro le quinte l’ineffabile Vlady Putin), sono grandi attori mondiali che possono senz’altro trattare su un piano di assoluta parità.
Di sicuro la trappola cinese del debito, che ha avuto tanto successo ad ogni latitudine, specie in Africa, (concedere tanti prestiti e quando il debito è così alto da non poter essere ripianato, Pechino si pappa tutto) non è realizzabile con chi ha liquidità mostruose come quelle dei sauditi.
Non è un segreto che il gigante petrolifero Saudi Aramco, compagnia petrolifera di Stato controllata dalla famiglia reale Al Saud (la più grande società energetica quotata al mondo attualmente valutata qualcosa come 2 trilioni di dollari) sta considerando di avviare Partnership strategiche proprio in Cina, accordi in tal senso sarebbero già in fase avanzata con la compagnia cinese Norinco.
Anche i conflitti e le guerre possono contribuire alla rapida trasformazione della geopolitica e geografia energetica del pianeta, in questo contesto globale questi grandi player, potrebbero giocare un ruolo cruciale negli equilibri mondiali futuri.
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