L’ultima ondata di omicidi e aggressioni
è causata da gruppi di vigilantes
del movimento “Operation Dudula”,
scissionisti di “Put South Africa First” (Prima il Sudafrica),
movimento anti-immigrazione
Sandro Pintus
Firenze, 16 aprile 2022
“Le uccisioni avvenute a Diepsloot negli ultimi giorni non sono incidenti isolati. Questi attacchi rappresentano solo l’ultima ondata di una marea crescente di violenza contro i migranti in Sudafrica”. Lo ha dichiarato Shenilla Mohamed, direttore esecutivo di Amnesty International Sudafrica. Una situazione che si sta aggravando sempre più a causa dell’ondata xenofoba nel grande Paese dell’Africa australe.
L’ong per i diritti umani prende una dura posizione contro i gravissimi episodi che stanno accadendo in Sudafrica. Amnesty denuncia che nell’ultima settimana, negli scontri anti-migranti, sono morte sette persone: cinque sudafricani e due stranieri.
L’ultimo assassinio è quello di Elvis Nyathi, cittadino dello Zimbabwe, trascinato in strada e lapidato a morte perché straniero. Non voleva mostrare il suo documento di identità ai vigilantes xenofobi. Il gruppo anti-immigrazione, dopo averlo ucciso, ha bruciato il suo cadavere.
Centro della violenza xenofoba al momento è Diepsloot, township operaia, una cinquantina di chilometri a nord di Johannesburg. L’ultima ondata di omicidi e aggressioni è causata da gruppi di vigilantes del movimento “Operation Dudula”, scissionisti di “Put South Africa First” (Prima il Sudafrica), movimento anti-immigrazione.
Sono un gruppo di nazionalisti vestiti da paramilitari che assaltano coloro che ritengono stranieri senza documenti. Li accusano spacciare droga e di rubare il lavoro ai cittadini sudafricani.
“Put South Africa First” e “Operation Dudula” fanno grande uso dei social network, soprattutto twitter. L’hashtag che va per la maggiore è #PutSouthAfricaFirst che si è trasformato anche in #PutSouthAfricansFirst (prima i sudafricani).
Uno dei tweet postati da Patriot, uno dei membri del movimento parla chiaro: “Abbiamo bisogno di deportazioni di massa immediatamente!” E indica genericamente i reati e le nazionalità degli stranieri: Nigeriani=droga, frode, truffe; zimbabwiani=stupri, omicidi, rapine; mozambicani=raggiri; cinesi=tratta di esseri umani; lesothiani=minatori illegali.
Il leader del movimento xenofobo scissionista si chiama Nhlanhla “Lux” Dlamini ma il suo vero nome è Nlanhla Mohlauli. Trentaseienne e sicuro di sé, i suoi lo chiamano comandante. In un articolo, pubblicato online sul giornale sudafricano ShowMe, ha dichiarato di essere un pilota e fondatore della linea aerea privata Native Airways.
Cresciuto a Soweto ha affermato che il padre era un gangster che entrava e usciva dal carcere ma ha voluto che frequentasse buone scuole. Di sé stesso dice che ha studiato Politica all’Università di Johannesburg e, nel campus, è persino diventato segretario della Lega Giovanile della ANC.
Il movimento “Operation Dudula” (in zulu significa operazione “buttiamoli fuori”) è nato a Soweto con una campagna anti-stranieri nel giugno 2021. Attraverso i social, che gli hanno fatto da cassa di risonanza, ha trovato terreno fertile ed è diventato reale. Un salto velocissimo vista l’alta disoccupazione in Sudafrica arrivata al 35,3 per cento (dati Trading Economics, gennaio 2022).
Nonostante il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, abbia condannato i terribili fatti di sangue, nelle province di Gauteng e Kwa-Zulu Natal i movimenti anti-immigrati crescono. E gli immigrati vivono nel terrore. Per evitare di incontrare i gruppi di xenofobi rimangono barricati in casa.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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