Antonio Mazzeo
Aprile 2022
Il regime del dittatore al-Sisi nega ancora una volta la propria collaborazione all’inchiesta dei giudici italiani per individuare mandanti ed esecutori del brutale omicidio del ricercatore Giulio Regeni, ma grazie alla Germania il gruppo Leonardo SpA trasferisce cannoni, missili e siluri navali alle forze armate egiziane.
Hanno preso il via a largo delle coste di Bremerhaven, nel Mare del Nord, i test operativi della prima delle sei fregate missilistiche Meko A200 ordinate dall’Egitto al gruppo industriale tedesco ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS). L’unità da guerra, battezzata ENS Al-Aziz, ha lasciato i cantieri navali lo scorso 4 aprile. Le prove di navigazione proseguiranno sino all’estate mentre la consegna della fregata alla Marina egiziana dovrebbe concludersi prima della fine dell’anno.
La stampa specializzata nel settore difesa ha reso pubblici i sistemi d’arma ospitati a bordo della fregata: si tratta di “prodotti” di aziende interamente controllate dal gruppo Leonardo o da MBDA, il principale consorzio missilistico europeo di cui l’holding industriale-militare italiana è titolare del 25% del pacchetto azionario.
L’ENS Al-Aziz è armata innanzitutto con un cannone navale da 127 mm che spara i nuovi e distruttivi proiettili “Vulcano”: essi sono fabbricati dalla Oto Melara di La Spezia, azienda leader di Leonardo nel settore dei sistemi di puntamento e dei blindati e carri armati. “I proiettili Vulcano hanno la caratteristica di avere una gittata più estesa rispetto al munizionamento tradizionale dello stesso calibro”, spiegano i manager di Oto Melara. “La denominazione precisa per questo tipo di munizioni è HEFSDS, acronimo di High Explosives Fin Stabilized Discarding Sabot, cioè proiettili ad alta esplosività, stabilizzati ad alette, ad abbandono d’involucro”.
Con un peso di 20 kg (2,5 kg solo di esplosivo), il Vulcano è stato prodotto in tre versioni: la prima può raggiungere i 70 km di distanza per essere utilizzata contro ogni tipo di obiettivo navale, terrestre o aereo; c’è poi una seconda versione antinave più aggiornata guidata da sensori infrarosso, anch’essa con una gittata di 70 Km; infine, la terza, completamente guidata tramite GPS e sistema inerziale IMU, in grado di colpire bersagli a distanze ancora maggiori. ThyssenKrupp Marine Systems non ha ancora reso noto con quale di queste tre versioni Oto Melara è stata equipaggiata la prima fregata destinata alla Marina di guerra di al-Sisi.
L’altro colpaccio di Leonardo SpA & partner è stato ottenuto con la consegna alla ENS Al-Aziz di 32 missili superficie-aria VL MICA NG di MBDA. Acronimo di missile di intercettazione, di combattimento e autodifesa, il VL-MICA è un sistema a lancio verticale a medio raggio (gittata sino a 20 km di distanza) e una velocità di Mach 3 (3.704 Km/h).
“Il VL MICA è un sistema d’arma con una capacità autodifensiva e di protezione locale senza eguali, disponibile per un’ampia gamma di unità da guerra di superficie”, scrive il consorzio MBDA. “VL MICA offre una capacità di risposta a guida autonoma e con tempi di reazione estremamente rapidi contro obiettivi multipli (aerei, missili, sistemi di precisione, bombe intelligenti ed elicotteri).
I missili si integrano al sistema di combattimento navale, ricevendo la designazione del target dai sensori aerei presenti a bordo”. MBDA ha già venduto alla Marina egiziana i missili superficie-aria VL-MICA NG per armare le corvette della classe “Gowind 2000” in fase di realizzazione nei cantieri di Alessandria d’Egitto su licenza francese. Queste corvette sono dotate pure di pezzi d’artiglieria da 76 mm prodotti da Oto Melara.
A bordo della fregata ENS Al-Aziz ci sono altri “gioielli di morte” del consorzio europeo MBDA partecipato da Leonardo: otto missili anti-nave MM40 Block 3 Exocet. Lunghi 5,64 metri e con un peso di 825 kg, gli MM40 Block 3 hanno una gittata superiore ai 70 km.
Alla fregata sono assegnati anche i nuovi siluri MU90 Impact prodotti da Eurotorp, il raggruppamento europeo costituito dalle francesi Thales e DCNS e dalla Wass di Livorno, altra azienda controllata da Leonardo.
Con funzioni anti-sommergibili, l’MU-90 Impact è lungo 2,8 metri e ha una gittata compresa tra i 10 e i 25 km. “Le caratteristiche tecniche ed operative avanzate, lo rendono impiegabile in qualsiasi scenario geografico, in grado di contrastare l’eventuale minaccia rappresentata dai sottomarini nelle sue diverse forme (convenzionale e nucleare) e dimensioni”, spiegano le aziende produttrici. “Le caratteristiche principali sono l’alta velocità, l’autonomia alla massima velocità, la resistenza alle contromisure, la versatilità d’impiego, sia a quote elevate che su bassi fondali, la letalità della sua carica cava anche nei confronti degli scafi più resistenti”.
Come se ciò non bastasse, la fregata egiziana sarà dotata pure di siluri pesanti DM-2A4 (SeaHake Mod 4) sviluppati dall’azienda tedesca Atlas Elektronik, interamente controllata da ThyssenKrupp Marine Systems. Questi sistemi hanno un raggio operativo superiore ai 50 km e possono superare la velocità di 92.6 km/h.
Il gruppo francese Thales si è invece fatto carico della fornitura dei sistemi di controllo elettronico e radar. Le attrezzature comprendono il radar contromisure Scorpion e quello di sorveglianza NS-110 4D operante in X-band per integrarsi con i sistemi d’arma d’attacco della fregata. Thales fornisce infine il sistema di telecomunicazioni e intelligence ALTSSE-H (Communication Electronic Support Measures/Communications Intelligence system) e il sistema elettro-ottico Mirador Mk 2 per l’individuazione e il tracciamento degli obiettivi.
L’accordo per la fornitura all’Egitto delle sei fregate MEKO A-200 è stato autorizzato dal governo tedesco nel 2019 e comporterà una spesa non inferiore ai 2,5 miliardi di dollari. Ogni unità avrà una lunghezza di 121 metri, un dispiegamento di 3.700 tonnellate e una velocità massima di 29 nodi.
Secondo quanto riferito da ThyssenKrupp Marine Systems, queste unità assicureranno la copertura di diverse funzioni (guerra anti-sottomarini e anti-navi di superficie, ecc.) e potranno svolgere anche missioni di pattugliamento e interdizione, supporto delle forze speciali, ricerca e salvataggio (SAR). Mezzi moderni, dunque, e super-armati per fare della Marina da guerra del Cairo un altro pericoloso attore nelle acque del Mediterraneo, del Mar Rosso e del Golfo di Aden.
Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com
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Finalmente anche l'Italia si sveglia dall'ipocrisia... Francia, Germania, Usa, Russia, Cina, tutti vendono tecnologia militare a tutti..... tranne gli ipocriti stupidi italiani.... Forza Leonardo e Finmeccanica rendete l'Italia orgogliosa del Vostro lavoro e non date retta ai sinistrosi che. Non sanno che lamentarsi e non lavorare.
Forse la tecnologia sarebbe meglio utilizzarla per scopi pacifici. Non mi sento orgoglioso di sapere che le nostra armi servono ad ammazzare centinaia di persone.