Retata antiterrorista in Mali: scambiati per jihadisti tre operatori umanitari tedeschi arrestati e poi rilasciati

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
14 aprile 2022

Mentre il ministro tedesco degli Esteri, Annalena Baerbock, si trovava in visita ufficiale in Mali, per discutere con Assimi Goïta, capo giunta militare al governo, la permanenza dei soldati di Berlino nel Paese, l’esercito annunciava l’arresto di cinque persone, tre dei quali europei, accusati di terrorismo.

Annalena Baerbock, ministro tedesco degli Esteri in Mali

In un primo momento non sono stati dati dettagli sulla nazionalità dei cittadini non africani. Le cinque persone sono state fermate dai militari nell’ambito di un’operazione anti-terrorista denominata MALIKO, che si è svolta lo scorso fine settimana vicino a Diabaly, nella regione di Ségou.

Nella zona i miliziani del gruppo “Fronte per la liberazione di Macina” sono particolarmente attivi. Capeggiato da Amadou Koufa, predicatore radicale maliano, di etnia fulani, il Fronte fa parte del raggruppamento terrorista “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, fondato nel marzo 2017 da cinque sigle.

Ovviamente per i militari di FAMa (Forze Armate Maliane), i tre stranieri che si trovavano in una zona battuta dai jihadisti, dovevano per forza essere terroristi, affiliati al gruppo di Koufa. Senza svolgere ulteriori indagini, i cinque sono stati trasferiti immediatamente a Bamako, la capitale del Mali.

Alcune fonti diplomatiche hanno poi rivelato che tra loro c’erano tre tedeschi, due uomini e una donna. Le forze armate hanno comunicato l’arresto degli europei solamente nella notte tra martedì e mercoledì. Nel frattempo però erano già stati trasferiti e pure liberati non appena arrivati nella capitale.

I tre tedeschi sono membri di una ONG, presente in Mali nell’ambito di un gemellaggio, impegnata in progetti in agricoltura.

Polizia maliana in perlustrazione

Mercoledì, durante una breve conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri di Berlino, Cristofer Burger, ha confermato che le tre presone, arrestate durante il fine settimana a Diabley, sono di nazionalità tedesca.

Ha poi aggiunto: “Sono sempre state in contatto con la nostra ambasciata a Bamako, che ha fornito loro la necessaria assistenza consolare”. Infine Burger ha precisato che i tre concittadini non facevano parte di una missione ufficiale tedesca.

Un diplomatico europeo, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha commentato così l’intera faccenda: “E’ un metodo abbastanza comune usato dai russi per dire alle ONG di non immischiarsi in questioni che non li riguardano”.

Ma ovviamente Bamako negherà, come sempre del resto, che all’operazione hanno partecipato i mercenari russi di Wagner.

Intanto la Germania sta pensando di ritirare tutti i suoi militari dal Mali, nell’ambito di MINUSMA, la missione dell’ONU nel Paese, dove è presente con un contingente di 1.100 uomini. Se ne discuterà il prossimo mese al Bundestag, in quanto a fine giugno scade il mandato rilasciato dal Consiglio di sicurezza il 29 giugno 2021, con risoluzione 2584 (2021).

Il governo di Berlino è preoccupato per i suoi uomini, con la partenza dell’operazione Barkhane, viene a mancare parte della protezione che i francesi offrivano ai caschi blu.

Su un eventuale ritiro delle truppe tedesche pesa non poco anche la discordia politica tra Berlino e il regime di Bamako, salito al potere con un colpo di Stato.

Intanto lunedì Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, ha fatto sapere oggi che l’UE sospenderà parte dei suoi programmi di addestramento in Mali, perchè teme interferenze da parte dei contractor russi.

Il governo di Bamako non avrebbe fornito garanzie sufficienti in tal senso. European Union Training Mission (EUTM) – programma al quale partecipa anche Berlino – ha bloccato per il momento la formazione dei militari delle forze armate e della guardia nazionale in Mali.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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