Riyad, 8 aprile 2021
L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti promettono miliardi di dollari allo Yemen pur di mettere fine alla guerra e ripristinare pace e stabilità in tutta la regione. E’ certamente una notizia epocale per un Paese come lo Yemen devastato da sette anni di conflitto e dalle piogge di missili balistici della coalizione araba (guidata da UAE e Arabia Saudita).
Ora si cambierà metodo. Stop ai micidiali razzi. Sullo Yemen pioveranno miliardi di dollari in aiuti per la ricostruzione. E’ la promessa del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e del principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed Bin Zayed al Nahyan.
L’annuncio è stato fatto giovedì. I colloqui di pace si sono svolti nella capitale saudita Riyad per alcuni giorni e hanno coinvolto i vari leader rivali di tutto l’arco politico dello Yemen. Al termine delle consultazioni diplomatiche, il 7 aprile appunto, il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi e il vicepresidente Ali Mohsen Al-Ahmar si sono fatti da parte per essere sostituiti da un nuovo Consiglio Presidenziale formato da otto membri.
Lo Yemen quindi, d’ora in poi sarà governato da un nuovo consiglio presidenziale incaricato di negoziare con la milizia houti.
Per invogliare la riconciliazione sarà messo sul piatto, un sostanzioso pacchetto di aiuti destinato a sostenere la devastata economia dello Yemen. Una sorta di ‘Piano Marshall’, un ‘bazooka’ (questa volta in senso buono) da 3 miliardi di dollari – tanto per cominciare – interamente finanziato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.
L’Arabia e UAE inietteranno ciascuno per parte sua, 1 miliardo nella Banca Centrale dello Yemen mentre il regno saudita concederà un ulteriore 1 miliardo in prodotti petroliferi, fondi di sviluppo e un contributo per gli aiuti (di cui all’appello delle Nazioni Unite), 300 milioni di dollari impiegati per finanziare il piano di risposta umanitaria annunciato dall’ONU nel 2022 teso ad alleviare le sofferenze del popolo yemenita e migliorare le loro condizioni di vita.
La proposta della coalizione araba è stata accolta favorevolmente dai governi di Egitto, Kuwait, Bahrain, Giordania, Gibuti, Francia e Russia, e dai leader del GCC, della Lega araba, del Parlamento arabo e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, incontrando il nuovo consiglio yemenita ha espresso l’auspicio che si “giri questa nuova pagina” nella travagliata questione e ha esortato il nuovo consiglio a negoziare con gli houti – sotto l’egida delle Nazioni Unite – “per una soluzione definitiva e globale” del conflitto.
Il nuovo consiglio presidenziale sarà presieduto da Rashad Al-Alimi, consigliere di Hadi che era ministro degli interni nel governo del defunto Ali Abdullah Saleh. Comprende Aydarous Al-Zubaidi, capo del separatista Southern Transitional Council; Sheikh Sultan Al-Aradah, potente governatore della provincia di Marib (assai ricca di energia); Tariq Saleh, leader della milizia e nipote del defunto presidente; e Abdel-Rahman Abu Zarah, comandante delle Brigate dei Giganti, che ha svolto un ruolo cruciale nel respingere l’offensiva Houthi sulla città di Marib.
La formazione del consiglio è stato “il cambiamento più consequenziale nel funzionamento interno del blocco anti-houti dall’inizio della guerra”, ha affermato Peter Salisbury, analista senior dello Yemen per l’International Crisis Group.
Elisabeth Kendall, ricercatrice dell’Università di Oxford, ha dichiarato: “È necessario fare grandi cambiamenti per portare le parti in guerra sulla buona strada verso un percorso politico. Questo trasferimento di poteri presidenziali può essere la direzione giusta”. Il segretario generale del GCC Nayef Al-Hajraf ha promesso il pieno sostegno al nuovo consiglio “nei suoi compiti per raggiungere la sicurezza” nello Yemen. La Francia ha anche affermato di aver accolto con favore la creazione del consiglio che costituisce “un passo importante verso il ripristino di uno Stato al servizio di tutti gli yemeniti”.
E’ presto per dire se questa sarà la svolta positiva in un conflitto che ha insanguinato lo Yemen per così tanti anni. 7 anni di guerra atroce, che ha costretto il mondo intero ad assistere alla morte violenta di migliaia di civili, donne, bambini. Intere città rase al suolo, ospedali, scuole, centri abitati e moschee ridotti in macerie dalla coalizione araba (a guida Arabia Saudita/Emirati Arabi Uniti).
Ma questo passo è certamente un gran bel segnale, perché alla fin della fiera, per tornare alla pace, e deporre le armi, la cosa più sensata – e giusta – è sempre e solo una: usare le armi della ragione e pagare gli ‘oneri dei diritti di pace’. Vale a dire: “chi rompe paga”.
Chissà se la Russia – che sta insanguinando e distruggendo l’Ucraina – non decida di seguire questo buon esempio.
Africa – ExPress
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