“L’UNHCR considera prematuro incoraggiare il ritorno a Cabo Delgado
a causa dell’insicurezza in corso in alcune parti
della provincia”, ha dichiarato il portavoce, Boris Cheshirkov
Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 5 aprile 2022
“Ho l’onore di comunicare a tutti i funzionari dello stato di questo governo del distretto di Mocímboa da Praia, il ritorno definitivo al distretto d’origine”. Lo scrive João Joaquim António Saraiva, segretario politico di Mocimboa da Praia, già quartier generale dei jihadisti di Ahlu Sunnah wa-Jammà, affiliati all’ISIS. “Ci appelliamo d’ora in poi all’adempimento delle linee guida per continuare a lavorare”, continua la nota, confermata dal quotidiano Carta de Moçambique.
Il ritorno alla “normalità” era stato annunciato da Valige Tauabo, governatore di Cabo Delgado, provincia funestata da 40 mesi di guerra contro il terrorismo jihadista. Lo scorso 30 marzo il governatore aveva raassicurato la popolazione così: “Nessuna area a Cabo Delgado è sotto il controllo dei terroristi. Ormai sono un gruppo indebolito senza mezzi. Non sono in grado di andare contro la popolazione né affrontare le Forze Armate, sempre più addestrate per eliminare il terrorismo”.
Popolazione, UNHCR e politici locali contrari ai trasferimenti
Ma i politici locali e la popolazione non condividono l’ “onore” di Saraiva: hanno paura e non ci stanno. Non solo l’opposizione Renamo ma anche il rappresentante del Frelimo, partito al potere, sono contrari. Dello stesso parere anche una delegazione ministeriale guidata dal ministro del Lavoro, Margarida Talapa, e l’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR). “L’UNHCR considera prematuro incoraggiare il ritorno a Cabo Delgado a causa dell’insicurezza in corso in alcune parti della provincia – ha dichiarato il portavoce, Boris Cheshirkov -. Da gennaio a metà marzo, ci sono stati altri 24 mila sfollati”.
Ampie sacche di terroristi a Cabo Delgado
Nonostante i militari ruandesi e le truppe dell’operazione militare SADC (SAMIM), in appoggio all’esercito mozambicano (FADM), esistono sacche di terroristi nei distretti vicini a Mocimboa. Gli attacchi continuano nelle aree di Nangade, Mueda e Macomia e i media mozambicani confermano che la città di Nangade è deserta. Inoltre gli assalti jihadisti sono ripresi nel distretto di Ibo.
L’area del gas è l’unica sicura
Nel momento in cui scriviamo l’unica area relativamente sicura è quella di Palma, città degli impianti di gas naturale. Lo scorso 24 aprile era stata occupata dai vari gruppi jihadisti per una decina di giorni e messa a ferro e fuoco. Non è mai stato rivelato il numero di morti e oggi la popolazione sta tornando alle proprie case. Palma è la sede dei cantieri Total chiusi per la violenza dei terroristi da quasi 18 mesi. Offshore, dal 3 gennaio scorso, é pronta la nave Coral FLNG con la quale ENI ha previsto l’inizio della produzione di gas naturale liquido (GNL-LNG) entro il 2022.
Dall’ottobre 2017 al 25 marzo scorso i jihadisti – secondo Cabo Ligado, che monitora la guerra – hanno ammazzato almeno 3.874 persone (di cui 1.689 civili). L’UNHCR ha confermato che gli sfollati a causa della guerra a Cabo Delgado sono oltre 735.000.
Chi combatte i jihadisti in Mozambico
Un migliaio di militari ruandesi sono presenti in Mozambico da luglio scorso grazie a un accorso bilaterale Maputo-Kigali e la mediazione di Parigi. Ai militari del Ruanda, nell’agosto 2021, si sono aggiunti quelli di otto dei 16 Paesi della Comunità di sviluppo dell’Africa Australe (SADC). Con l’impegno dei Paesi SADC è nata la Missione dell’Africa Australe in Mozambico (SAMIM). Il Sudafrica è presente con 1.500 militari e il Botswana con 300. Angola, Repubblica Democratica del Congo, Lesotho, Malawi, Tanzania e Zambia si occupano della logistica.
Sandro Pintus
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Palma