Costantino Muscau
28 marzo 2022
Il ciclismo africano irrompe, finalmente, nel mondo delle due ruote che conta. Per la prima volta, domenica 27 marzo 2022, trionfa in una classica del Nord. E taglia un traguardo epocale.
L’eritreo Biniam Girmay Hailu vince in Belgio la Gand-Wevelgem, una delle corse più importanti dell’intero calendario internazionale e una delle più dure per i chilometri di pavè.
La gara, giunta all’84° edizione, era una specie di monopolio dei ciclisti belgi. Dal 1934 è stata dominata 50 volte dai corridori di casa, 7 volte dagli italiani e appena due volte da pedalatori non europei.
Immaginiamoci se si pensava alla vittoria di un atleta africano. Ebbene domenica 27 marzo diventa una giornata storica: Biniam Girmay Hailu, 21 anni (compirà i 22 anni il 2 aprile), originario di Asmara, ha battuto in volata, con forza e astuzia, i suoi compagni di fuga: il francese Christophe Laporte, i belgi Van Gestel Dries e Jasper Stuyven, ben più navigati di lui.
Un’impresa unica nella storia del ciclismo: mai un africano di colore aveva vinto una gara di questo livello. E il giovane eritreo, pur assolutamente incredulo della sua performance, era ben cosciente dell’influsso che la vittoria avrà sull’orgoglio nazionale e sull’avvenire di questo sport in Africa e in Eritrea. Come abbiamo avuto modo di scrivere su Africa Express, la disciplina è in pieno sviluppo nel Continente Nero, come dimostra l’organizzazione mondiali di ciclismo su Strada assegnata, nel 2025, al Ruanda, per la prima volta.
Biniam, però, non è proprio una sorpresa. Il successo in Belgio è il settimo della carriera professionistica iniziatasi appena 2 anni fa: ha vinto 4 tappe nelle due corse più importanti del continente (3 alla Tropicale Amissa Bongo, una al Tour du Rwanda); il Classic Grand Besançon e, nel 2022, il Trofeo Alcùdia. Nel 2021 è stato considerato quasi un eroe nazionale dopo aver ottenuto la medaglia d’argento al Mondiale Under23 alle spalle dell’italiano Filippo Baroncini.
Nell’ ultimo mese aveva già lanciato segnali inequivocabili delle sue condizioni e della sua volontà di emergere: si era piazzato tra i primi 10 alla Parigi-Nizza e Milano-Torino e dodicesimo alla Milano Sanremo, la prima classica monumento della stagione ciclistica.
Biniam Girmay, di origini molto umili, è sposato e ha una bambina. Dopo la strepitosa volata non vede l’ora di raggiungere le sue due persone più amate: “Manco da casa da tre mesi – ha detto – Non pensavo certo di ottenere una tale vittoria. Non sapevo neppure di dover correre la Gand- Wevelgem fino a venerdì scorso. Spero che sia una svolta per il ciclismo africano. Ora torno a casa e mi preparo per il Giro d’Italia (a maggio, prima corsa di tre settimane della sua carriera, ndr)”.
Girmay corre nella squadra franco-belga Intermarché-Wanty-Gobert, che lo seguiva da tempo e che gli ha offerto un contratto quadriennale. I dirigenti avevano visto giusto. “Fin da quando Biniam veniva allenato nel Centro Mondiale di Ciclismo in Svizzera – aveva dichiarato nell’agosto scorso il general manager Jean-François Burlart – già nella categoria juniores aveva dato prova del suo talento battendo Remco Evenepoel (uno dei più forti in circolazione n.d.r) – La nostra società ha deciso di puntare sui giovani ciclisti eritrei”.
Aveva ribadito l’allenatore Aike Visbeek: “Abbiamo investito per il futuro in Biniam, abbiamo programmato con lui un percorso a lungo termine. Ha un carattere calmo e buono, ma soprattutto possiede una forte personalità vincente”.
A contagiargli la passione per la bicicletta era stato, nel 2015, suo cugino Meron Teshome Hagos, già campione africano a cronometro nel 2017.
“Tutta la mia famiglia – racconta Girmay – si è convertita al ciclismo, che in Eritrea è diventato uno sport nazionale. Pensate che nel mio Paese si disputano cento corse all’anno”. E i frutti ora si vedono.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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