Africa ExPress
24 marzo 2022
Yasmin Sooka, presidente della Commissione dei Diritti umani in Sud Sudan, è molto preoccupata per quanto accade nel più giovane Paese della terra, che ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan solamente nel 2011.
Secondo il rapporto della Commissione del 18 marzo scorso, membri del governo del Sud Sudan sarebbero responsabili nel sud-ovest del Paese di violazioni dei diritti umani paragonabili a “crimini di guerra”. Sono stati individuati ben 142 persone sulle cui azioni la Commissione ritiene che sia assolutamente necessario indagare.
“Il Paese si trova in un momento davvero critico, i punti cruciali dell’accordo di pace non sono ancora stati attuati. In una tale atmosfera, le elezioni previste e attese per il 2023 potrebbero riaprire nuovi sanguinosi conflitti”, ha sottolineato la Sooka, e ha aggiunto: “Sappiamo bene che gli occhi del mondo sono ora puntati sulla terribile guerra che si sta consumando in Ucraina, ma non dobbiamo dimenticare ciò che accade in Sud Sudan”.
A causa del conflitto interno milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case. Gli sfollati sono oltre 2 milioni, i rifugiati nei Paesi limitrofi hanno raggiunto quota 2,3 milioni; 8,9 milioni di sud sudanesi necessitano urgentemente di aiuti umanitari. I morti non si contano più. Stupri e fame sono efficaci armi da guerra anche in Sud Sudan.
La Sooko ha poi spiegato che la comunità internazionale ha messo a disposizione del Paese 10 milioni di dollari americani per far fronte alla crisi umanitaria. Sono stati donati inoltre 80 mila sacchi di riso, destinati alle popolazioni colpite dalle inondazioni. Soldi e riso non sono mai arrivati a destinazione. I più bisognosi sono rimasti a stomaco vuoto, l’élite politica, affamata di denaro, avrebbe intascato tutto.
Già in un precedente rapporto la Commissione dei Diritti umani dell’ONU aveva denunciato ingenti sparizioni di denaro pubblico.
Violenze e abusi continuano senza sosta. La Commissione ha documentato numerose violazioni in a Tambura, Warrup, Jonglei, Greater Pibor e Bentiu. Continui attacchi nei villaggi hanno portato al massacro di civili, spostamenti forzati di residenti su base etnica, stupri e violenze sessuali contro donne e ragazze sono stati perpetrati in modo mirato, secondo la loro tribù di appartenenza.
Alla fine del 2021 anche l’Unione Africana aveva pubblicato un rapporto nel quale denunciava violazioni dei diritti umani in Sud Sudan, Paese che non trova stabilità malgrado il trattato di pace siglato nel 2018 a Khartoum, la capitale del Sudan.
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