Massimo A. Alberizzi
Milano, 17 marzo 2022
In Africa cani e gatti ma, quando si tratta di affari, uniti e amici per la pelle. Francesi e russi litigano in Mali, in Centrafrica e nelle altre colonie transalpine, dove i contingenti dei legionari d’oltralpe si vedono scacciati dal mercenari della compagnia privata Wagner al soldo di Mosca.
Emmanuel Macron è l’unico leader europeo che dall’inizio della crisi ucraina poteva alzare il telefono e parlare tranquillamente con Vladimir Putin. Le cronache ci hanno parlato di conversazioni dei due uomini di Stato durate ore. Adesso un’inchiesta pubblicata del consorzio francese di giornalismo investigativo Disclose, spiega – documenti alla mano – perché: Parigi, violando l’embargo deciso dall’Unione Europea fino al 2020 ha fornito alla Russia interi arsenali di armi sofisticate.
Quelle armi ora sono adoperate dall’armata del Cremlino per compiere i cruenti massacri in Ucraina. Ma alcune le potremmo rivedere in Africa, utilizzate dei russi per combattere i francesi. La geopolitica non è una scienza esatta. Come le previsioni del tempo è soggetta a parecchie variabili alcune delle quali compaiono improvvisamente e sono difficili da individuare in anticipo.
I firmatari della inquietante inchiesta, Elie Guckert, Ariane Lavrilleux, Geoffrey Livolsi, Mathias Destal, cominciano raccontando che mercoledì 2 marzo, cioè dieci giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Emmanuel Macron si è rivolto a 21 milioni di spettatori francesi sintonizzati in diretta: “Putin ha scelto la guerra”. Poi ha aggiunto: Le forze russe stanno bombardando Kiev e assediando le città più importanti del Paese. Centinaia di civili ucraini sono stati uccisi. Infine ha concluso: “Siamo al fianco dell’Ucraina”.
In questi giorni però Emmanuel Macron ha trascurato di fornire un’informazione importante: tra il 2015 e il 2020, nonostante l’escalation militare con l’Ucraina, la Francia ha discretamente dotato l’esercito di Vladimir Putin delle recenti e sofisticate tecnologie militari. Attrezzature che hanno contribuito a modernizzare le forze di terra e di aria della Russia.
Secondo documenti “confidenziali” ottenuti da Disclose e informazioni di intelligence reperibili da fonti aperte, la Francia dal 2015 ha rilasciato almeno 76 licenze di esportazione di materiale bellico alla Russia. Importo totale di questi contratti: 152 milioni di euro, come indicato nell’ultima relazione al Parlamento francese sulle esportazioni di armi, che però non specifica il tipo di attrezzature consegnate.
Secondo l’indagine di Disclose, queste esportazioni riguardano principalmente termocamere destinate ad equipaggiare più di 1.000 carri armati russi, così come sistemi di navigazione e rilevatori a infrarossi per aerei ed elicotteri da combattimento dell’aviazione. I principali beneficiari di questi contratti sono le società Thales e Safran, di cui lo stato francese è il maggiore azionista.
Ma le vendite di armi sofisticate alla Russia violano le decisione presa dall’Unione Europea il 1° agosto 2014. A partire da quella data l’Europa ha imposto un embargo sul materiale bellico destinato alla Russia.
Una risoluzione seguita all’annessione unilaterale della Crimea avvenuta nel febbraio 2014, all’autoproclamazione delle repubbliche separatiste filorusse di Luhansk e Donetsk due mesi dopo, e lo schianto di un Boeing 777 della Malaysia Airlines in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur abbattuto da un missile terra aria russo il 17 luglio 2014 (i 283 passeggeri e i 15 metri dell’equipaggio rimasero tutti uccisi.
Nel 2015, sotto la pressione dei suoi partner europei e degli Stati Uniti, il presidente François Hollande aveva finalmente annullato la vendita di due navi Mistral alla Russia. Ciononostante sarebbero continuate altre consegne meno “visibili”.
I governi di François Hollande e Emmanuel Macron hanno approfittato di una scappatoia nell’embargo europeo: non è retroattivo. In altre parole, le consegne legate a contratti firmati prima dell’embargo possono essere mantenute.
La Commissione europea lo ha confermato a Disclose, ma ha anche ricordato che queste esportazioni devono rispettare “la posizione comune del 2008” secondo cui gli Stati membri devono rifiutare le esportazioni di armi se possono provocare o prolungare un conflitto armato. Un rischio già da tempo presente in Ucraina.
Tuttavia, dal 2014, né François Hollande né il suo successore hanno messo fine alle consegne di armi alla Russia. Un paradosso, scrivono i giornalisti di Disclose, se si pensa che Emmanuel Macron è attivo da anni sulla scena internazionale per favorire per l’Ucraina la via diplomatica a quella delle armi.
Nel 2007, la società Thales ha firmato un primo contratto con la Russia per la vendita di telecamere termiche Catherine FC. Poi un secondo, nel 2012, per l’esportazione di 121 telecamere Catherine XP – un altro modello della gamma – destinato all’ “esercito russo”, come riportato in una nota del maggio 2016 dal Segretariato generale per la Difesa e Sicurezza Nazionale (SGDSN), resa pubblica da Disclose. Secondo queste informazioni, nel 2019 sono state consegnate alla Russia 55 telecamere Catherine XP.
Integrata nel sistema di puntamento di un carro armato – spiegano i quattro giornalisti di Disclose – la telecamera Catherine può rilevare obiettivi umani nel cuore della notte o individuare un veicolo in un raggio di dieci chilometri. Dà poi, a chi la possiede un vantaggio enorme, secondo la descrizione che ne dà la casa costruttrice di Thales: “Essere il primo ad aprire il fuoco”.
Le telecamere a infrarossi Catherine sono già state utilizzate in Ucraina nel 2014, durante il conflitto nella regione del Donbass, ai confini con la Russia, come testimonia il video qui sotto, girato all’epoca all’interno di un carro armato russo T-72.
Otto anni dopo, questa tecnologia francese con tutta probabilità fa parte dell’equipaggiamento dei carri armati che terrorizzano la popolazione ucraina, scrivono Elie Guckert, Ariane Lavrilleux, Geoffrey Livolsi e Mathias Destal.
Il 4 marzo di quest’anno, i combattimenti sono infuriati nella città di Zaporija, nelle vicinanze della più grande centrale nucleare d’Europa ed è scoppiato un incendio in uno degli edifici del sito. Nessun reattore è stato colpito, ma il giorno dopo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato il Cremlino di “terrore nucleare”. Secondo lui, i carri armati russi che erano in prima linea durante i combattimenti “sanno a cosa stanno mirando”, poiché sono “dotati di telecamere termiche”. Telecamere ad alta risoluzione che potrebbero quindi portare il logo Thales o quello delle sua concorrente, la Safran.
Secondo le informazioni riservate ottenute dai giornalisti di Disclose, la nota “confidenziale-difesa” del SGDSN (Secrétariat général de la défense et de la sécurité nationale), il gruppo Safran ha firmato la vendita di telecamere termiche “Matis STD” alla Russia nel novembre 2013. Nel 2016, 211 di queste telecamere a infrarossi dovevano ancora essere consegnate.
Le telecamere Matis STD sono utilizzate su tre tipi di carri armati russi: il T-72, il T-90 e il T-80 BVM. Tutti e tre sono attualmente presenti sul fronte ucraino, come dimostrano i video e le foto pubblicati sui social network. Come il carro armato russo che si può vedere nel video sui sotto.
Stesso ragionamento vale per i carri armati T-72, distrutti dall’esercito ucraino, le cui fotografie sono state postate si Twitter.
Quest’altro video mostra un convoglio di truppe russe, distrutto dalla resistenza ucraina vicino al Chernihiv. Il carro armato che si vede potrebbe essere equipaggiato con i sofisticati visori forniti dalla Francia.
L’industria francese delle armi ha equipaggiato con sistemi di puntamento sofisticati anche la forza aerea russa, ma il governo francese non sembra essersi mai preoccupato delle possibili conseguenze.
Sempre secondo le informazioni confidenziali pubblicate da Disclose, un contratto firmato nel 2014, con consegne effettuate fino al 2018, il gruppo Thales ha equipaggiato 60 caccia Sukhoi SU-30 con il suo sistema di navigazione TACAN, il suo display video SMD55S e il suo visore HUD sono di ultima generazione.
Questi jet, che hanno già ucciso decine di migliaia di civili in Siria, stanno bombardando l’Ucraina giorno e notte da febbraio. I SU-30 sono stati filmati mentre sorvolavano la regione di Soumy, nel nord-est dell’Ucraina, e a Mykolaïv e Chernihiv il 5 marzo, poco prima di essere stati abbattuti dalla contraerea ucraina.
Secondo il sito russo Topwar, il gigante aerospaziale ha anche consegnato il suo sistema di navigazione TACAN pronto per esser utilizzato sui caccia Mig-29. Forniti dai francesi ai russi anche un ventina di caschi Topowl con schermi infrarossi e binocoli.
Non da ultimo i Mig-29 e SU-30 di Mosca sono anche dotati di un sistema di navigazione consegnato da Safran dal 2014: il Sigma 95N. Questa tecnologia permette ai piloti di localizzarsi senza bisogno di satelliti americani o europei.
Allo scoppio delal guerra, il 24 febbraio, gli elicotteri Ka-52 sono stati tra i primi a sorvolare il territorio ucraino, come dimostrano le numerose immagini pubblicate sui social network. Alcuni di loro sono stati rapidamente messi fuori combattimento e hanno potuto essere fotografati da vicino.
La stessa agenzia di stampa governativa russa RIA Novosti ha pubblicato le immagini di uno di questi elicotteri mentre lancia missili nella campagna ucraina.
Per rintracciare gli obiettivi nel cuore della notte, questi elicotteri militari possono anche contare su un sistema francese di imaging a infrarossi prodotto da Safran, come rivelato dal sito web investigativo EU observer nel 2015.
Secondo la nota “confidenziale-difesa” del SGDSN, la società Sofradir di proprietà di Thales e Safran, non ha perso l’occasione di fare un affare con il capo del Cremlino e gli ha venduto telecamere a infrarossi. Sofradir ha firmato un contratto da 5,2 milioni di euro con la Russia nell’ottobre 2012. Quattro anni dopo, sempre secondo la nota della SGDSN, dovevano essere consegnati a una società di difesa russa “258 rivelatori infrarossi”:
Contattato da Disclose, il gruppo Safran ha assicurato di “rispettare scrupolosamente i regolamenti francesi ed europei” e di non aver fornito “attrezzature, componenti, servizi di supporto o di manutenzione alla Russia” dall’embargo europeo del 2014. Thales invece non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti investigativi. Il governo francese, dal canto suo, ha reagito solo dopo la pubblicazione dell’inchiesta su Twitter.
Il portavoce del ministero delle forze armate, Hervé Grandjean, ha riconosciuto che “la Francia ha permesso l’esecuzione di alcuni contratti assegnati dal 2014”. Ha poi aggiunto: “Nessuna consegna è stata fatta alla Russia dall’inizio della guerra in Ucraina”.
Il reportage di Disclose si conclude così: “Decidendo di continuare queste consegne alla Russia almeno fino al 2020, la Francia ha dato un’ulteriore risorsa militare a Vladimir Putin. Un sostegno imbarazzante a colui che il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, ha qualificato, all’inizio della guerra, come un “dittatore”.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
@malberizzi
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