11 marzo 2022
Fino all’inizio della guerra, l’Ucraina è stata tra i maggiori esportatori di acciaio, di grano al mondo, la prima per l’olio di girasole. Ma non sono solamente i prodotti agricoli a averla portata in vetta alle classifiche commerciali: il Paese nel 2012 si posizionava al nono posto nell’export mondiale delle armi. Riforniva soprattutto l’Africa.
Fino ad allora una parte del materiale bellico era co-prodotto assieme alla Russia, ma Kiev ha interrotto i legami con Mosca dopo l’annessione della Crimea nel 2014. La nazione post-sovietica ha ereditato un’enorme fetta del complesso militare-industriale sovietico, come pure grandi professionisti per mantenerlo in funzione e dunque in grado di progettare sempre nuove e più sofisticati armamenti.
L’industria bellica è ancora molto fiorente nel Paese, oltre 100 fabbriche e impianti di produzione di armi sono riuniti in Ukroboronprom, un’associazione statale che impiega decine di migliaia di persone.
Le fabbriche associate a Ukroboronprom hanno realizzato carri armati e veicoli robotici, sistemi anticarro e di difesa aerea, munizioni ed esplosivi, e persino motori di astronavi. L’associazione brilla anche per corruzione. Gli scandali sono noti da anni.
Nel 2015-2016 la Ukrinmash, società con sede a Kiev, ha firmato contratti importanti con Burundi e Uganda per una commessa di anfibi blindati per un valore di 4,1 milioni di dollari.
Peccato che gran parte di questi mezzi non sono stati prodotti in Ucraina, bensì in Polonia, Stato membro dell’Unione Europea e dunque soggetto a severe norme sull’export. Gli anfibi blindati sono stati acquistati nel Paese confinante, inviati in Ucraina smontati, dove sono poi stati assemblati.
Alcuni documenti hanno poi rivelato che 45 di questi mezzi sono stati poi inviati nei due Paesi africani attraverso gli Emirati Arabi Uniti.
Se oggi è la Russia a esportare il maggior numero di armi in Africa, in passato l’Ucraina non è stata da meno.
Secondo uno studio di SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) di una decina di anni fa, è stata allora per anni tra i 10 maggiori esportatori di armi nel mondo.
Si stima che il 18 per cento delle esportazioni di armi ucraine nel periodo 2005-2009 sia stato destinato all’ Africa subsahariana, in particolare Kenya, Sudan meridionale (allora ancora non indipendente), Ciad, Nigeria, Guinea Equatoriale e Repubblica Democratica del Congo. Il Paese aveva fornito aerei, carri armati, veicoli corazzati, artiglieria, SALW (acronimo inglese per Small Arms and Light Weapons, n.d.r.) e munizioni in eccedenza alle forze armate dell’Africa subsahariana.
Inoltre, società e personale ucraino hanno fornito altri servizi connessi ai trasferimenti di armi, hanno partecipato a missioni di combattimento per le forze armate africane.
Ora con la guerra in atto, e dopo vari tentativi da parte delle ambasciate ucraine sparse nel mondo di arruolare personale per la formazione di un contingente internazionale, composto da combattenti stranieri, volto a lottare insieme alla resistenza Paese contro gli invasori russi, le autorità di Kiev hanno richiamato in patria tutti loro militari impegnati in missioni di pace dell’ONU. Il presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, ha firmato un decreto in tal senso quattro giorni fa.
Africa ExPress
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