6 febbraio 2022
In Mali i massacri continuano senza sosta. Il governo di Bamako ha indetto il lutto nazionale di tre giorni per la carneficina che si è consumata venerdì scorso alla base militare delle forze armate maliane a Mondoro, al centro del Paese, in prossimità della frontiera con il Burkina Faso.
Un gruppo armato composto da decine e decine di uomini è giunto sul luogo dell’assalto in moto o in macchina e pare che alcune vetture siano state utilizzate come autobombe, come riferisce Serge Daniel, noto giornalista e molto ben informato sul terrorismo in tutto il Sahel, nel suo articolo su Radio France International.
I soldati maliani morti sono 27, altri 33 sono stati feriti, 21 tra questi gravi, mentre 7 risultano dispersi. Secondo fonti delle forze armate, 47 aggressori sarebbero stati uccisi durante l’attacco, una ventina, invece sono stati neutralizzati qualche ora più tardi, quando sono iniziate le perlustrazioni da parte dei soldati governativi nel “santuario dei jihadisti”. Inoltre si registrano anche importanti danni materiali.
Già in passato la stessa base e quella vicina, di Boulkessy, hanno subito aggressioni dei terroristi. Alla fine di settembre del 2019 ci fu un altro massacro; allora furono uccisi 40 soldati maliani e due civili.
Molti militari francesi dell’operazione Barkhane sono ancora presenti nel Paese, ma le autorità maliane non hanno chiesto il loro supporto, sicuramente perché in oro aiuto sono intervenuti i mercenari russa della compagnia Wagner .
L’attacco si è consumato dopo che pochi giorni fa la Francia e i suoi alleati hanno annunciato il proprio ritiro dal Mali, decisa per la intense tensioni con la giunta militare al potere, guidata da Assimi Goïta.
Con l’arrivo dei russi, che il governo definisce “istruttori”, ma dall’Occidente vengono definiti mercenari, le forze armate maliane hanno voltato pagina. Negli ultimi mesi i militari avevano proclamato vittorie su vittorie contro i jihadisti, vantando l’uccisione di decine e decine di terroristi.
FAMa (Forze armate del Mali) sfornano comunicati continui per convincere la popolazione di essere ormai in grado di prendere il sopravvento sui terroristi, stessa strategia che viene utilizzata nella Repubblica Centrafricana, dove gli uomini di Wagner sono di casa da anni e dove le aggressioni dei ribelli si susseguono a scapito della popolazione civile.
Africa ExPress
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