Costantino Muscau
7 febbraio 2022
“Senegal, le jour de gloire est arrivé !”. Alla fine l’urlo irrefrenabile, irresistibile, inarrestabile immenso, impareggiabile, impetuoso si è alzato. “Senegal, il giorno di gloria è arrivato”: a lanciare il grido forte, entusiasmante, esaltante, a nome di tutti i 16 milioni e mezzo di abitanti, è stato Mamadou Koumè, ex direttore dell’agenzia di stampa nazionale, presidente dell’associazione della stampa sportiva di Dakar e autore di un libro che narra la storia dei Leoni della Teranga, (i Leoni dell’ospitalità), ovvero i giocatori della nazionale di calcio.
Per la prima volta nella sua storia, il Senegal è campione d’Africa. Domenica sera, allo stadio Olembè, periferia di Yaoundè, capitale del Camerun, ha trionfato nella 33° edizione della Coppa delle Nazioni Africane (CAN).
L’evento è stato tale che il presidente della Repubblica, Macky Sall, 61 anni, ha rinviato il suo viaggio di Stato alle Isole Comore per accogliere domani, martedì, i Leoni della Taranga e decorarli. E ha proclamato lunedì 7 febbraio giorno di festa nazionale. I Leoni della Teranga hanno divorato i Faraoni, la nazionale dell’Egitto, guidati dalla stella del Liverpool, Mohamed Salah, 29 anni.
Stavolta, però, il suo compagno di squadra inglese, Sadio Manè (29), autore del rigore decisivo, ha vinto lo scontro “fratricida”. Proprio Manè, e il “napoletano” Kalidou Koulibaly (30) (i Leoni più rappresentativi), al termine della partita, sono andati a rincuorare gli amareggiati sconfitti: la pacca sulle spalle, la carezza sulla criniera di Salah in lacrime da parte di Manè restano un segno di tenera umanità e sportività. Per gli egiziani una batosta molto amara.
Davanti a 40 mila spettatori, sono stati sconfitti 4-2 ai rigori dopo i tempi supplementari che si erano conclusi 0-0. Erano i più titolati: i Faraoni avevano conquistato la Coppa ben sette volte. L’ultima 12 anni fa, nel 2010, terza vittoria consecutiva dopi i successi nel 2006 e 2008. I Leoni della Teranga, mai.
C’erano andati vicino nel 2002 e nel 2019, sconfitti sempre in finale. Una maledizione. Dall’Egitto erano arrivati 10 aerei carichi di tifosi, convinti di fare otto in…quattro e quattr’otto. Da Dakar i velivoli del tifo erano stati solo due, ma in compenso i fans bianco verdi avevano requisito un albergo di sette piani e a inviato gruppi folcloristici di cantanti e ballerine. Che si sono scatenati sugli spalti, mentre i loro giocatori sulle note di Youssou N’Dour danzavano sul podio, baciando la Coppa, simbolo dorato del torneo più importante del football continentale.
In contemporanea, la vittoria in Camerun mandava in delirio l’intero Paese più occidentale di tutta l’Africa. Caroselli di auto, folle festanti per strada a Dakar e nel resto della nazione. Fino all’alba. Con i tifosi riuniti ai piedi del luogo simbolo della capitale, il bronzeo (alto 49 metri) Monumento del Rinascimento africano, su una delle colline di Mammels. Con scene incredibili come quella che ha visto la giornalista di France24 impossibilitata a collegarsi con Parigi perché sommersa dal fanatico entusiasmo dei senegalesi!
Ed è partito “l’urlo” di Madamou Koumè, intervistato da Rfi, che dalla punta dell’estremità occidentale del continente nero ha travalicato tutti i confini, raggiungendo anche il nostro Paese, che accoglie oltre 111 mila senegalesi.
A Genova, i sostenitori hanno occupato il centro città, ma soprattutto nella città della Vespa, Pontedera, in Toscana, dove vive una delle comunità senegalese più vaste d’Italia (oltre 1200, quasi il 29% della popolazione) in tanti sono scesi per strada ballando, cantando, saltando con indosso le maglie della nazionale.
In organico nel Senegal ci sono, oltre a Koulibaly, Fodè Ballo-Tourè (25) del Milan, Keita Baldè Diao (26) del Cagliari e Ibrahima Mbaye, 27, del Bologna.
“Credo che nessuno dimenticherà quello che abbiamo fatto. Nessuno ci voleva qui – è stato – come riporta Il Mattino.it – il commento di Koulibaly, gigante in campo e fuori campo – nessuno ci dava fiducia, siamo stati dei leoni. Tre anni fa siamo stati puniti da un solo gol. Oggi siamo più maturi eravamo in campo con serenità. E ce l’abbiamo fatta”.
E ai microfoni di Bin Sport il difensore del Napoli ha aggiunto: “Io ci ho sempre creduto, nonostante tutte le critiche, nonostante l’etichetta di sfavoriti. Nessuno credeva in noi. La nostra gente merita questo successo.
Ringrazio loro per avere sempre creduto in questa squadra”.
Anche Roberto Saviano, da sempre vicino alle problematiche dei popoli africani, ha voluto commentare sui social, “Il Senegal sul tetto dell’Africa”, come riferisce Areanapoli.it: “Immagino la gioia dei bambini senegalesi che
hanno per la prima volta potuto festeggiare la vittoria della Coppa d’Africa”– ha scritto Saviano in un post – e questo nonostante i club europei avessero chiesto la competizione fosse annullata causa Covid (sperando forse di tenere a propria disposizione i giocatori africani) mentre qui da noi i campionati non si fermano nemmeno quando ci sono casi di positività”.
Per il Senegal la conquista della Coppa non è stata solo la realizzazione di un sogno, ma la conferma di un momento rilevante per la nazione.
Soprattutto è contemporanea all’insediamento del presidente senegalese, Macky Sall, a capo dell’Unione Africana fino al 2023. Gravi sfide lo attendono: il basso numero di vaccinazioni in Africa (appena l’11%) l’avanzata jihadista, l’ondata di colpi di stato nel continente, il recupero dell’economia. Vincere queste sarà più difficile che battere l’Egitto. Gli servirà un coraggio da…Leoni.
Costantino Muscau
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