Khartum, 6 febbraio 2022
In base a un rapporto delle Nazione Unite, pubblicato venerdì scorso, le attività di mercenari sudanesi sono state la maggiore fonte di entrata dei movimenti in Darfur, operazioni finanziate dagli Emirati Arabi Uniti.
Migliaia di sudanesi combattono ancora a fianco dell’esercito di Khalifa Haftar, il leader della Cirenaica capo del Libyan National Army (LNA).
Gli esperti del Palazzo di Vetro, incaricati di controllare l’embargo sulle armi imposto al Sudan, hanno affermato che è stato violato lo scorso anno in Darfur, con l’arrivo di fucili e altro materiale bellico.
Gran parte dei gruppi armati del Darfur sono rimasti in Libia anche nel 2021 e sono sono stati incaricati da LNA della messa in sicurezza di alcuni territori nonché del presidio di posti di blocco.
Come compenso i 5 principali movimenti del Darfur (SLA-MM: Sudan Liberation Army, fondato Minni Minnawi; GSLF Sudan Liberation Forces; SLA-TC, gruppo una volta guidato dall’ex ribelle di Al-Hadi Idris ; SLA-AW presieduto da Abdul Wahid; SRAC Sudanese Revolutionary Awakening Council, hanno ricevuto non solo soldi, ma anche supporto logistico.
Alcuni di questi movimenti sono stati fondati da leader sudanesi importanti, come Minni Minnawi, firmatario del trattato di pace con il governo di transizione nell’agosto 2020, e nel maggio 2021 è stato poi nominato governatore del Darfur. Mentre Al-Hadi Idris, anche lui un ex ribelle, è ora membro del Consiglio sovrano del Sudan. Oggi entrambi sono legati a Mohammed Hamdan Dagalo, alias Hemetti, vicepresidente del Consiglio sovrano, nonchè a capo delle Rapid Support Forces (RSF) e uno degli ex-leader dei tagliagole janjaweed. Un tempo, quando erano guerriglieri, Hemetti era il loro peggior nemico e ne ha massacrati parecchi di darfuriani.
Alcune fonti all’interno dei vari movimenti hanno precisato che le retribuzioni per i servizi resi sono stati vagliati con i comandanti militari e rappresentanti degli Emirati Arabi Uniti in Libia. Secondo gli esperti dell’ONU, le somme pattuite sono poi state versate all’Esercito Nazionale Libico (LNA, del generale Khalifa Haftar), ma una parte è restata nelle loro mani.
Nel loro rapporto, gli esperti dell’ONU hanno sottolineato che il governo sudanese ha partecipato alle attività della Commissione militare congiunta “5+5” (include cinque ufficiali dell’ex governo di accordo nazionale e altri cinque dall’LNA), volta a garantire il cessate il fuoco e il ritiro dei combattenti, nonché delle truppe straniere dal Paese.
Alcuni piccoli gruppi di mercenari sudanesi hanno dichiarato di essere disposti di partecipare ai colloqui di pace e di essere pronti a tornare in Sudan.
Il Darfur è una vasta regione del Sudan occidentale regolarmente scossa da scontri legati, tra l’altro, a dispute territoriali o a difficoltà di accesso all’acqua.
La regione ha vissuto una lunga guerra che dal 2003, ha lasciato almeno 300.000 morti e 2,5 milioni di sfollati. L’ex dittatore del Sudan, Omar al Bashir, è accusato dal 2009 dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra commessi nel Darfur.
Sabato mattina ci sono stati nuovi scontri tra le forze militari e gruppi armati nel Nord-Darfur. Alcuni testimoni oculari hanno riferito ai reporter di Reuters, che nel quartier generale della ex Missione dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite UNAMID di El Fasher si sono uduti colpi di arma da fuoco. Secondo un rapporto rilasciato da fonti militari ci sarebbero stati morti e feriti. Il numero esatto delle vittime non è stato precisato.
Africa ExPress
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