Antonio Mazzeo
28 gennaio 2022
Un’inchiesta giudiziaria in Kuwait sta creando non poche preoccupazioni al management del gruppo industriale Leonardo S.p.A. e al Ministero della Difesa italiano.
Nei giorni scorsi il governo del ricco petro-emirato ha confermato la notizia trapelata nella stampa kuwaitiana: due alti ufficiali delle forze armate sono indagati per corruzione relative all’acquisto di 28 cacciabombardieri “Eurofighter Typhoon” prodotti dal consorzio europeo Eurofighter GmbH (formato dalle holding Leonardo, BAE Systems e Airbus Defence & Space).
L’autorità anti-corruzione kuwaitiana ha riferito che un generale e un colonnello dell’esercito dovranno rispondere in sede processuale dell’accusa di aver causato gravi danni al bilancio statale con la presunta emissione di fatture che “eccedono il valore totale concordato nel contratto stipulato con la società produttrice”, secondo quanto riportato dalla Kuwait News Agency (KUNA). Le indagini sarebbero state avviate dopo le rivelazioni di un anonimo informatore sulla cattiva gestione dei fondi destinati a pagare i cacciabombardieri.
Il Kuwait aveva ordinato i 28 “Eurofighter Typhoon” nel 2016 firmando un contratto con il consorzio europeo del valore di 8,7 miliardi di dollari, cifra molto al di sopra di quanto pagato per gli stessi velivoli da altri Paesi mediorientali.
Il Qatar, ad esempio, ha pagato 6,9 miliardi di dollari per 24 Eurofighter che saranno consegnati a partire del prossimo anno. Per 72 cacciabombardieri l’Arabia Saudita ha pagato invece non più di 6 miliardi di dollari anche se si tratta di una versione meno aggiornata di quella ordinata dal Kuwait.
Secondo il sito specializzato Defensenews.com i militari sauditi avrebbero pure concluso un accordo con il governo britannico per la consegna nei prossimi dieci anni di altri 48 cacciabombardieri con una spesa complessiva non superiore ai 5 miliardi.
Quello dei “caccia gonfiati” non è il primo scandalo che investe le forze armate dell’emirato arabo. Due anni fa, la sparizione di 800 milioni di dollari provenienti dal fondo per gli “aiuti militari” ha costretto alle dimissioni il governo e l’(ex) premier e l’(ex) ministro della Difesa sono stati rinviati a giudizio.
In Italia, Leonardo ha pubblicato una nota dove si afferma che il “gruppo non è oggetto di una indagine giudiziaria in relazione al programma Kuwait”. “Il programma Eurofighter con il Paese arabo sta procedendo in linea con le aspettative e con successo sul fronte delle consegne e degli incassi”, aggiunge la società industriale-militare. “A dicembre 2021 sono stati consegnati i primi due velivoli, a cui seguirà la consegna degli altri come previsto dal piano. La nostra relazione contrattuale con il Kuwait – il cui rapporto è regolato da un contratto siglato nell’ambito di un più ampio rapporto fra le istituzioni e le aeronautiche dei due Paesi – è sempre stata improntata a canoni di massima trasparenza oltre che piena correttezza. Leonardo non ha alcuna evidenza di criticità e ogni singola transazione è puntualmente soggetta a procedure e verifiche di congruità”.
Nessun commento invece dal ministero della Difesa che pure ha seguito passo dopo passo l’iter contrattuale, la produzione dei velivoli e – direttamente – la formazione in Italia dei piloti kuwaitiani. Un imbarazzato silenzio che collide con l’enfasi mostrata appena un mese e mezzo fa in occasione della consegna all’emirato dei primi due “Eurofighter Typhoon”. “Si tratta di un’ottima operazione per l’Italia a dimostrazione del successo dei prodotti dell’industria nazionale all’estero e rappresenta un importante passo per il consolidamento della posizione dell’industria italiana nel mondo”, aveva commentato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il 14 dicembre 2021.
“La consegna di questi primi due aeroplani avviene in un anno particolarmente significativo per entrambi i Paesi, infatti il 2021 è l’anno del 60° anniversario delle relazioni italo-kuwaitiane”, dichiarava lo Stato Maggiore della difesa. “L’Eurofighter Typhoon è un velivolo caratterizzato da una gamma ampia di capacità operative, realizzati da Leonardo in base alle specifiche esigenze dell’Aeronautica Militare kuwaitiana. Leonardo con le sue attività realizza circa il 36% del valore dell’intero programma con un ruolo chiave nella componente aeronautica e in quella dell’elettronica di bordo. Inoltre è protagonista del nuovo radar a scansione elettronica AESA che caratterizza gli Eurofighter ordinati dal Kuwait, incrementandone performance e competitività”.
Lo Stato Maggiore riportava anche una dichiarazione rilasciata da Alessandro Profumo, amministratore delegato dell’holding industriale. “Gli Eurofighter che abbiamo realizzato per la Forza Aerea del Kuwait sono i più avanzati mai prodotti nella storia del programma europeo”, spiegava Profumo. “Equipaggeremo il paese con una importante capacità di difesa aerea e, in sinergia con l’Aeronautica Militare, abbiamo addestrato i loro piloti nei nostri centri di formazione in Italia realizzando infrastrutture all’avanguardia in Kuwait per ospitare e manutenere una flotta di 28 velivoli. La milestone che celebriamo oggi è il risultato di una proficua collaborazione tra i due paesi che ha visto lavorare in maniera sinergica Istituzioni, Forze Armate e Industria”.
La cerimonia di consegna dei primi due cacciabombardieri si è svolta a Torino-Caselle il 9 dicembre 2021, alla presenza dell’ambasciatore kuwaitiano Sheikh Azzam Al-Sabah, del vicecomandante delle forze aeree Bandar Al-Mezyen, del direttore della divisione aerei di Leonardo Marco Zoff, e del presidente del Cda del consorzio Eurofighter, Herman Claesen.
Il trasferimento in Kuwait è stato reso possibile grazie al supporto dell’Aeronautica che ha garantito il rifornimento in volo dei velivoli con due tanker KC-767 del 14° Stormo di Pratica di Mare e la scorta aerea con due Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto.
“Sono diversi i programmi di cooperazione internazionale già avviati con il Kuwait rivolti in particolare al settore della formazione del personale presso le strutture dell’Aeronautica”, aggiungeva lo Stato Maggiore della difesa. “In particolare l’addestramento di allievi piloti kuwaitiani ed il successivo addestramento avanzato propedeutico alla conversione operativa sul caccia Eurofighter avviene presso il 4° Stormo di Grosseto. Inoltre, alcuni istruttori dell’Aeronautica Militare insieme ai piloti collaudatori di Leonardo, supporteranno l’addestramento iniziale dei piloti della Kuwait Air Force presso la base di Al Salem”.
Questa la benevola narrazione della Difesa ma, in verità, la vicenda della commessa dei cacciabombardieri ha presentato zone d’ombre sin dalle origini. La notizia della vendita al Kuwait dei 28 velivoli fu data l’11 settembre 2015 dal consorzio Eurofighter GmbH, ma il contratto fu firmato solo il 5 aprile 2016 dal vice premier e ministro della Difesa, Sheikh Khaled Al-Jarrah al-Sabah e dall’allora amministratore delegato di Leonardo, Mauro Moretti, alla presenza della ministra della Difesa, Roberta Pinotti (Pd).
Il contratto prevedeva la fornitura di 22 velivoli monoposto e 6 biposto, più relative attività logistiche, di manutenzione e addestramento degli equipaggi e del personale a terra, per un valore complessivo di 9,062 miliardi di dollari. La consegna dei caccia era prevista a partire dalla fine del 2019 per completarsi entro il 2022, dopo la conclusione dei lavori di realizzazione di officine, hangar e di una nuova pista di volo presso lo scalo militare di Ali Al Salem.
Il lungo periodo trascorso tra l’annuncio dell’accordo e la firma del contratto fu tormentato dal timore che le autorità kuwaitiane volessero recedere dall’acquisto dei caccia. Indiscrezioni stampa riferirono che a Kuwait City alcuni parlamentari avessero ritenuto troppo cari i caccia di Eurofighter. Che qualcosa non andasse per il verso giusto lo si capì quando fu fatta saltare all’ultimo momento la firma del contratto in occasione della visita ufficiale nell’emirato della ministra Pinotti, il 31 gennaio 2021. Una settimana dopo Leonardo S.p.A. ammise pubblicamente il ritardo nella stipula degli accordi e solo il 1° marzo l’Assemblea nazionale kuwaitiana si pronunciò a favore della commessa.
Secondo Defencenews.com, il congelamento del contratto fu imposto dallo State Audit Bureau, ente simile alla Corte dei Conti, nell’attesa che Leonardo e il consorzio europeo Eurofighter fornissero una descrizione dettagliata dei costi relativi al supporto tecnico, all’addestramento, ai pezzi di ricambio e alla realizzazione delle infrastrutture destinate alla nuova flotta dei velivoli.
Le motivazioni del lungo stop furono confermate il 4 febbraio 2016 a Defencenews.com dal Preside della facoltà di Scienze politiche della Kuwait University, Mubarak Al-Abdullah. “L’accordo è stato sospeso dallo State Audit Bureau e ci sono perplessità tra i parlamentari per l’alto costo dei velivoli e perché non sembrano rispondere alle esigenze manifestate dall’Aeronautica militare”, dichiarava il docente. “L’Eurofighter è stato preferito ai caccia statunitensi F/A-18 Super Hornet, ma ci sono ancora ufficiali della forza aerea che preferiscono questi ultimi”.
Adesso l’autorità giudiziaria kuwaitiana vuol fare luce sulle reali ragioni per cui prevalse alla fine la scelta dei caccia di produzione europea nonostante il loro altissimo costo.
Antonio Mazzeo
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