Africa ExPress
25 gennaio 2022
Domenica scorsa la marina degli Stati Uniti ha fermato una nave iraniana che trasportava 40 tonnellate di fertilizzante (comunemente utilizzato per produrre esplosivi) mentre viaggiava dall’Iran lungo una rotta storicamente utilizzata per contrabbandare armi ai ribelli huthi dello Yemen.
Un cacciatorpediniere missilistico della 5a flotta statunitense con sede in Bahrain aveva intercettato il natante già diversi giorni fa, in acque internazionali nel Golfo di Oman.
Domenica, finalmente, i marines hanno imposto l’alt alla nave iraniana, perquisendola da cima a fondo. Dopo la scoperta dell’ingente quantitativo di esplosivo, gli statunitensi hanno consegnato il natante ed il suo equipaggio alla guardia costiera dello Yemen.
L’anno scorso la stessa unità iraniana era stata intercettata dalla marina degli Stati Uniti e allora furono sequestrate migliaia di armi (un ingente quantitativo di fucili d’assalto AK47, decine lancia-granate e razzi, pistole ed altri armamenti).
Le forze statunitensi hanno confiscato 40 tonnellate di fertilizzante a base di urea (circa 36.300 chili), un micidiale composto chimico che ha applicazioni agricole ma è tristemente noto anche per essere usato come precursore esplosivo.
Il sequestro arriva in un momento di alta tensione nella regione dopo che gli huthi yemeniti hanno colpito il cuore di Abu Dhabi con droni e missili. A tutta risposta la coalizione araba ha lanciato nuovi raid aerei sullo Yemen, uccidendo 85 civili, tra questi anche molti migranti, detenuti in una prigione, gestita dai ribelli.
Il conflitto interno è iniziato nel 2015 e vede contrapposte due fazioni: da un lato gli houti, un movimento religioso e politico sciita, che aveva appoggiato l’ex presidente destituito Ali Abd Allah Ṣaleḥ, ucciso nel dicembre 2018, dall’altro le forze del presidente Mansur Hadi, rovesciato dai ribelli con un colpo di Stato nel gennaio 2015. La coalizione saudita è entrata nel conflitto nel marzo 2015 a sostegno di Hadi, che a tutt’oggi è riconosciuto dalla comunità internazionale come capo di Stato, mentre gli huthi, anche se non in via ufficiale, godono del sostegno dell’Iran.
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