24 gennaio 2022
Roch Marc Christian Kaboré non è più il capo di Stato del Burkina Faso. Lo hanno comunicato i militari questa sera nella TV di Stato.
Un ufficiale ha letto un comunicato del tenete colonnello, Paul-Henri Sandaogo Damiba, presidente del Mouvement Patriotique pour la Sauvegarde et la Restauration (MPSR).
L’uomo forte del Burkina Faso, Sandaogo Damiba, è un ufficiale di fanteria dell’esercito burkinabé, che si è diplomato a Parigi. E’ anche autore di un saggio sul terrorismo, pubblicato lo scorso giugno. Il 3 dicembre 2021 Kaboré stesso lo ha nominato comandante della terza regione militare, responsabile delle misure antiterrorismo nella parte orientale del Burkina Faso e della sicurezza della capitale Ouagadougou.
Nell’annuncio viene sottolineato che il potere è nelle mani dei militari. E, come è prassi durante un putsch, è stato proclamato lo scioglimento del governo, dell’Assemblea Nazionale e la sospensione della Costituzione, la chiusura delle frontiere a partire dalla mezzanotte di oggi, nonché un coprifuoco, esteso su tutto il territorio nazionale dalle 21.00 alle 05.00. Infine è stato specificato che il MPSR s’impegnerà per restaurare l’ordine costituzionale in tempi ragionevoli.
Il golpe era nell’aria dalle prime ore di questa mattina, dopo l’ammutinamento di gruppi militari in diverse caserme della capitale Ouagadougou e in provincia, per l’impotenza e l’incapacità del governo di arginare i continui attacchi terroristici che insanguinano il Paese dal 2015. Fino ad oggi hanno causato la morte di oltre 2.000 persone, più di 1,5 milioni hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa delle violenze.
Nel pomeriggio il partito del presidente, Mouvement du Peuple pour le Progrès (MPP), ha denunciato un fallito tentativo di assassinare Kaboré e un ministro del suo gabinetto, senza specificarne il nome. MPP ha anche denunciato il saccheggio della residenza privata dell’ex presidente.
Qualche ora fa è stato postato un link sull’account twitter di Kaboré, impossibile verificare se sia stato scritto di suo pugno. “La nostra nazione sta attraversando tempi difficili. In questo momento dobbiamo salvaguardare le nostre conquiste democratiche. Nell’interesse della nazione, invito coloro che hanno preso le armi a deporle. È attraverso il dialogo e l’ascolto che dobbiamo risolvere le nostre divergenze. RK”
Immediate le reazioni della comunità internazionale: Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto agli autori del golpe di deporre immediatamente le armi e di tutelare l’incolumità fisica di Kaboré.
Messaggi simili sono giunti anche da Josep Borrell, Alto Commissario dell’Unione Europea per la Politica Estera, gli Stati Uniti, nonché dalla CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale).
Domenica scorsa, alcuni soldati sono usciti all’esterno del campo militare Sangoulé-Lamizana, esprimendo la loro rabbia nei confronti del governo, dell’incapacità del capo dello Stato di far fronte all’emergenza terrorismo, sempre più devastante e violento in questi ultimo mesi.
Durante la notte tra domenica e lunedì è stato bloccato l’accesso a Facebook e internet. E, secondo le informazioni di Le Monde, autorevole quotidiano francese, nelle prime ore del mattino si sarebbero svolti colloqui e negoziati tra le autorità di Ouagadougou e i dissidenti, che avrebbero sottoposto all’attenzione del la presidenza rivendicazioni essenziali, come la sostituzione del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, dell’Esercito e del Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale d’Intelligence, risorse adeguate alla lotta contro i gruppi armati, rinforzi delle truppe e formazione permanente sul campo delle unità.
Un centinaio di giovani si sono puoi radunati davanti al campo militare, per esprimere il loro supporto e sostegno ai soldati. Molti hanno urlato: “Il potere ai militari”, “Vogliamo un regime di transizione come in Mali, via i francesi dal Sahel”.
Altri gruppi di persone hanno cercato di raggiungere “Place de La Nation” a Qugadougou, ma la polizia in tenuta antisommossa li ha dispersi con gas lacrimogeni.
Nel pomeriggio alcuni supporter dei militari hanno incendiato il pianoterra della sede del partito al potere (MPP), mentre due corrispondenti di testate internazionali sono stati fermati dai soldati davanti al campo Sangoulé-Lamizana, le loro moto e fotocamere sono state sequestrate. Fortunatamente i due sono poi stati rilasciati 30 minuti più tardi.
Africa ExPress
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