Cornelia I. Toelgyes
17 gennaio 2022
Come se non bastassero le aggressioni dei vari gruppi armati nella provincia di Ituri, nell’nord-est della Repubblica Democratica del Congo, ora vengono inflitte ferite, seppur accidentalmente, anche dalle forze armate, che dovrebbero proteggere la popolazione.
Mentre un elicottero della FARDC (Forze armate congolesi) sorvolava una scuola e un centro sanitario a Petsi, ha sganciato una bomba, poi esplosa nel cortile dell’istituto scolastico, ferendo gravemente una bambina alla testa. Secondo il racconto di un’infermiera, la popolazione è fuggita all’istante, mentre il personale dell’ospedale è rimasto sul posto per assistere i pazienti.
FARDC ha giustificato la sua presenza nell’area proprio a causa dello stato di emergenza e ha specificato che stava dando la caccia a miliziani di Coopérative pour le développement du Congo (Codeco), gruppo armato particolarmente attivo a Petsi e dintorni. Il portavoce di FARDC si è meravigliato che gli studenti fossero a scuola in un giorno di vacanza.
CODECO è una setta politico-militare che pretende di difendere la comunità dei lendu, uccidendo e massacrando centinaia di membri altre etnie, in particolare coloro appartenenti a quella hema. Durante il genocidio in Ruanda del 1994, l’antagonismo l’odio tra gli Hutu e i tutsi, si è trasferito anche nelle province orientali del Congo e in particolare in Ituri. E così i lendu, agricoltori stanziali, si identificano con gli hutu, mentre gli heme tradizionalmente pastori, con i tutsi.
Nelle province Nord-Kivu e Ituri, nell’est dell’ex colonia belga, a fine aprile il governo centrale ha imposto lo stato d’emergenza. Da allora i governatori, nonché tutti gli amministratori locali eletti sono stati rimossi e sostituiti momentaneamente da quadri militari. Secondo un rapporto del Kivu Security Barometer, nonostante le misure eccezionali, l’esercito non è stato in grado di impedire il massacro di centinaia di civili.
Qualche giorno fa le forze armate ugandesi hanno arrestato nel Sud-Kivu Benjamin Kisokeranio, uno dei fondatori di ADF, Allied Democratic Forces, un’organizzazione islamista ugandese, presente anche nel Congo-K dal 1995.
Dalla fine di novembre nel Congo-K sono presenti anche militari ugandesi. Il presidente congolese, Felix Tshisekedi, ha autorizzato l’esercito di Kampala ad entrare nel Paese per dare la caccia ai miliziani di ADF, responsabili di gravissimi attentati. Il gruppo terrorista recentemente ha ripreso le sue attività anche in Uganda, come è stato riportato da Africa ExPress.
Gli ugandesi sono affiancati dai soldati di FARDC e dai caschi blu della Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO).
Il presunto leader di ADF si occupava dell’approvvigionamento, delle finanze e di intelligence all’interno del gruppo terrorista. E’ stato bloccato mentre tentava di passare la frontiera a Uvira (RDC) per entrare in Burundi con documenti falsi.
Le autorità ugandesi non hanno alcun dubbio sull’identità di Benjamin Kisokeranio, un pesce grosso dell’ADF, mentre la controparte congolese ha espresso qualche perplessità e non ha dato grande spazio al fatto.
Negli ultimi anni le informazioni sul personaggio fermato alla frontiera con il Burundi scarseggiano, ma in base alle notizie raccolte da Baromètre sécuritaire du Kivu e Human Rights Watch, Kisokeranio sarebbe sempre stato molto attivo nel territorio di Beni.
Molto vicino al vecchio leader del gruppo, Jamil Mukulu, arrestato in Tanzania nel 2015, Kisokeranio è a capo di un gruppo dissidente di ADF, dopo che nel 2019 si era opposto all’alleanza con lo stato islamico. Sta di fatto che fino al 2018 occupava un ruolo importante e strategico nell’ADF.
Secondo alcuni analisti, l’arresto non porterà cambiamenti significativi per quanto riguarda le operazioni dell’ala dura di ADF, anzi, potrebbe addirittura rallegrarsi del suo arresto.
Cornelia I. Toelgyes
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