Nairobi, 10 gennaio 2021
Non sono bastati gli attacchi con i droni, che hanno ucciso oltre cinquanta persone, come riportato ieri da Africa ExPress. Ora anche le truppe del dittatore di Asmara, Isaias Aferworki hanno ripreso le aggressività nel nord-ovest del Tigray.
Il portavoce del TDF (Tigray Defense Forces), Getachew Reda ha riferito che domenica scorsa militari eritrei avrebbero attaccato postazioni del TPLF a Sigem Kofolo, località in prossimità del confine con l’Eritrea.
Dietro pressione degli USA, il TDF ha ritirato recentemente le proprie truppe dentro confini del Tigray, lasciando le postazioni che i suoi uomini avevano occupato nell’Amhara. Mentre i militari eritrei, malgrado i ripetuti appelli della comunità internazionale di non intervenire nel conflitto interno etiopico, insistono a varcare il confine per compiere azioni belliche. “Una noncuranza di Asmara nei confronti delle leggi internazionali”, ha sottolineato Getachew.
E’ sempre difficile avere notizie dirette dal Tigray, i giornalisti stranieri non hanno accesso alla zona di guerra, ed è pertanto impossibile ricevere informazioni indipendenti.
Il ministro dell’informazione dell’Eritrea, Yemane Gebremeskel, non ha voluto rilasciare commenti sul recente attacco dei militari di Asmara nel Tigray.
Proprio alla vigilia del Natale ortodosso, che si celebra il 7 gennaio, Jeffrey Feltman, inviato speciale di Washington per il Corno d’Africa, si è recato nella capitale etiopica, dove ha incontrato i vertici del governo del primo ministro Abiy Ahmed per discutere e preparare i colloqui di pace primo passo per mettere la parola fine al conflitto.
Si tratta del suo ultimo viaggio nella regione, in quanto sarà sostituito da David Satterfield, ex ambasciatore del Dipartimento di Stato USA ad Ankara. Una scelta diplomatica e strategica di Washington non casuale, in quanto il nuovo inviato è un profondo conoscitore della Turchia, che da tempo esercita un ruolo determinante in tutto il Corno d’Africa.
All’indomani della partenza del rappresentante di Washington, il premier etiopico ha liberato alcuni prigionieri politici dell’opposizione, per poi bombardare poche ore dopo un campo per sfollati eritrei nel Tigray.
Gli attacchi con i droni sono stati fortemente criticati dall’Ufficio per gli Affari Africani del Dipartimento di Stato che ha lanciato sul proprio account Twitter nuovi appelli, chiedendo l’immediata cessazione delle ostilità, l’avvio di un dialogo nazionale inclusivo e l’accesso alle zone in guerra senza ostacoli, affinché gli aiuti possano raggiungere tutte le comunità etiopiche in difficoltà.
Ma proprio ieri sera l’Ufficio per gli Affari Umanitari dell’ONU ha annunciato che, per l’aggravarsi della situazione nel Tigray, le attività sono sospese .
Poche ore fa il presidente americano, ha chiamato il premier e etiopico, nonché Premio Nobel per la Pace 2019. Biden ha manifestato il suo disappunto per la morte di tante persone causate dal recente bombardamento; ha confermato che il suo Paese continuerà a collaborare con l’Unione Africana e gli altri partner della regione, sosterrà gli etiopi perchè possano risolvere pacificamente il conflitto in atto.
Abiy Ahmed all’interno del suo Paese ha ricevuto molte critiche per aver liberato alcuni oppositori. A tale proposito il governo ha sottolineato che la scarcerazione di alcuni leader dell’opposizione è proprio nell’interesse di una durevole unità multietnica nel Paese e ha sottolineando che “La chiave per una pace duratura è il dialogo” .
Ed per questo motivo che proprio pochi giorni prima della fine dell’anno il parlamento ha deliberato la creazione di una speciale Commissione per il Dialogo Nazionale .
Tra le personalità rilasciate il giorno di Natale ci sono Sebhat Nega, fondatore, ideologo e influentissimo leader del Tigray People’s Liberation Front, e Jawar Mohammed, uno dei capi dell’Oromo Federalist Congress (OFC).
L’84enne Sebath è una figura chiave del TPLF, fondato da lui stesso nel 1979 e del quale è stato il leader indiscusso (senza però mai apparire in primo piano) fino al 1989, quando ha passato le redini a Melles Zenawi, presidente dell’Etiopia dall’1991 al 1995, poi primo ministro dal 1995 fino alla sua morte prematura sopraggiunta nell’agosto 2012.
L’anziano leader, pur vivendo ora nell’ombra, resta pur sempre una persona molto stimata e autorevole anche all’interno del TPLF e la popolazione lo chiama Aboy (padre). Uno dei suoi figli è morto all’inizio del conflitto che si consuma nel Tigray dal 4 novembre 2020.
La stampa etiopica aveva dato grande risalto all’arresto di Sebhat, avvenuto all’inizio gennaio dello scorso anno. L’esercito etiopico aveva annunciato la sua cattura dopo averlo scovato in un nascondiglio difficile da localizzare.
Altri invece sostengono che poche settimane dopo l’inizio della guerra, Sebhat sarebbe stato portato via dalla sua casa a Makallé, il capoluogo del Tigray, dalle truppe eritree e trasferito nei pressi della città di Decamere che dista meno di 50 chilometri da Asmara. Sarebbe stato trattenuto in una baracca – ben visibile in alcune foto – fino i primi di gennaio del 2021.
Nel gennaio 2021 è poi stato trasferito con un aereo militare ad Addis Ababa, è durante l’udienza in tribunale si sarebbe rifiutato di parlare in amarico. Sebhat si sarebbe rivolto al giudice in inglese con queste parole: “Non sono etiope, non so l’amarico”.
Africa ExPress
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Photocredit: eastafro.com
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