Africa ExPress
7 gennaio 2022
La zona di Paoua, nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, non conosce pace da anni; scontri tra gruppi ribelli, forze governative con l’appoggio dei mercenari russi del gruppo Wagner, sono una minaccia continua per gli abitanti e la già povera economia, che stenta a sollevarsi a causa dei conflitti.
La popolazione, per lo più agricoltori, teme che anche quest’anno i raccolti possano essere compromessi proprio a causa dell’insicurezza. I contadini sono costretti a vendere i prodotti a basso prezzo ai commercianti locali, troppo pericoloso tentare di portarli nei grossi mercati delle capitale Bangui. Durante il trasporto il pericolo è sempre in agguato, falsi posti di blocco disseminati lungo il percorso avanzano ingenti richieste di denaro per poter proseguire.
Ma anche nei campi stessi non si è mai al sicuro. Impossibile lasciare i terreni incustoditi: la fame spinge la gente a rubare i raccolti e ora, nel periodo della stagione secca, oltre ai ladri e i gruppi armati ci sono anche i serpenti velenosi che invadono gli appezzamenti di terra coltivati, a caccia di ratti e topi.
Una vera e propria piaga per gli agricoltori della zona; lo sfortunato che viene morso da un rettile velenoso deve ingaggiare una corsa contro il tempo per raggiungere l’ospedale più vicino. Una difficoltà logistica non indifferente a causa delle pessime condizioni delle strade e poi bisogna avere abbastanza soldi in tasca per pagare le cure: almeno 20.000 CFA, poco più di 30 euro, un capitale per la popolazione locale.
Pierre è riuscito a accompagnare il figlioletto in una clinica, lo aveva trovato piangendo, stringendosi la mano, riverso a terra. Tre ore di viaggio con una motocicletta sgangherata, per percorrere appena 80 chilometri. Il padre è esausto, teme per la vita del piccolo. La sua mano sinistra è terribilmente gonfia e respira a fatica, il veleno, che contiene tossine che inibiscono i fattori della coagulazione presenti nel sangue, comincia a entrare in circolo. E, se non viene iniettato in tempo l’antidoto, il paziente inizia a sanguinare da tutti gli orifizi.
L’infermiera della struttura spiega che in questo periodo i serpenti rappresentano un vero e proprio flagello per i contadini. Si tratta di ofidi piccoli, lunghi appena 10-15 centimetri, ma estremamente velenosi, che nella zona vengono chiamati mbakara. “Qui, nell’ospedale di Paoua, arrivano almeno 10 pazienti al giorno, solitamente gli sfortunati vengono morsi ai piedi, perché la gente cammina a piedi nudi, non hanno soldi per comprare le scarpe”.
L’antidoto contro i morsi di serpenti non viene prodotto nel Paese, deve essere importato. E, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ogni anno muoiono quasi 5 milioni di persone nel mondo a causa delle zannate inflitte da ofidi velenosi. Dal 2017 i morsi da serpente sono stati inclusi dall’OMS nell’elenco delle malattie neglette (dall’inglese Neglected tropical diseases), malattie tropicali presenti in zone rurali e urbane dei Paesi a basso reddito.
Gran parte delle morti da serpente potrebbero essere evitate con un pronto intervento; ma si verificano generalmente in aree remote, prive di assistenza medica, o comunque lontanissime dal primo ospedale.
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