Dal nostro Corrispondente
Michael Backbone
Nairobi, 3 gennaio 2022
Si è spento domenica a Nairobi, Richard Leakey, uno dei più importanti naturalisti e paleontologi che abbia avuto il Kenya.
Era un figlio d’arte, poiché suo padre, Louis, assieme a sua moglie, Mary, avevano iniziato gli scavi nella gola di Olduvai, in Tanzania, poco distante dal famoso cratere spento Ngorongoro. Erano specializzati nello studio dei reperti di primati e cercavano le origini della specie umana.
La storia dei Leakey, e quella del figlio Richard in particolare, è quella dei missionari protestanti arrivati in Kenya nella prima metà del diciannovesimo secolo; famiglie con larghissima prole che si erano genuinamente affezionate al nuovo posto dove avrebbero vissuto.
Che vita quella di Richard Leakey!
La sua passione per l’antropologia e la conservazione si sviluppò dopo molteplici altre avventure imprenditoriali, tuttavia al suo nome sono legati la creazione nel 1967 della Kenyan Museum Society, organizzazione tutt’ora esistente, e la prima esplorazione speleologica dei dintorni del Lago Turkana. Grazie anche a un cospicuo finanziamento della National Geographic Society, l’esplorazione portò i suoi frutti. Leakey e la sua equipe scoprirono uno scheletro risalente a 1,6 milioni di anni addietro, il “Lake Turkana Boy”, che gli procurò una fama internazionale.
Nel 1989, Leakey, fu nominato dall’allora Presidente Daniel arap Moi responsabile dell’odierno Kenya Wildlife Service, organizzazione statale che si occupa della conservazione della fauna. La nomina era la risposta del Paese al clamore che la caccia di frodo agli elefanti aveva suscitato a livello mondiale: i modi militareschi di Leakey contribuirono a diminuire fortemente questa piaga, al punto che i suoi successi contro il bracconaggio permisero al Paese di ricevere cospicui finanziamenti da istituzioni quali la Banca Mondiale.
I due passi fondamentali della strategia messa in atto da Leakey come capo del KWS erano la militarizzazione del personale a difesa degli animali, con ordine di sparare a vista ai bracconieri, e la recinzione sistematica delle aree adibite a conservazione degli animali, una pratica questa in uso ancora adesso.
Certe decisioni prese da un bianco in Kenya non erano ben viste perché colpivano parecchi politici e interessi di parte locali, creando dissapori e invidie che culminarono nell’incidente aereo nel 1994 dove Leakey perse entrambe le gambe; indagini forensi accertarono poi che l’aereo da lui pilotatova era stato sabotato. La cosa si perse nel nulla con il tempo e Leakey si dimise poi dal KWS per darsi alla politica, creando un partito (Safina, in lingua kiswahili l’Arca) con il quale intendeva combattere la corruzione presente nella società keniota. Era questo un guanto di sfida doppio, sia perché il movimento denunciava il malcostume endemico di una certa classe privilegiata, ma anche e soprattutto era l’opera di un bianco, seppur indigeno.
Safina era in aperta opposizione al suo precedente benefattore di un tempo,il presidente Moi, e alla schiera di quanti, assieme a lui, pasteggiavano al tavolo della politica a spese dei cittadini.
Osteggiato dai più, il partito Safina non ebbe vita né facile né lunga, ma nel 1997 quando i finanziatori internazionali come il Fondo Monetario Internazionale decisero di congelare ogni credito al Paese per via della corruzione rampante, ecco che il Presidente Moi rispolvera Leakey e lo nomina Segretario di Gabinetto e Capo del Servizio Pubblico, in sostanza un Ministro della Pubblica Amministrazione. Nei due anni che occupò l’incarico, Leakey licenziò 25.000 dipendenti pubblici e ottenne dai finanziatori internazionali cospicui fondi per il Paese.
Tuttavia, quando questo denaro arrivò in Kenya (250 milioni di dollari), le riforme proposte dal ministro furono impantanate in processi amministrativi e lui stesso fu rimosso dalle sue funzioni nel 2001.
Nel 2002 lasciò il Kenya e si stabilì negli Stati Uniti, dove continuò la sua opera in favore della conservazione della fauna in Africa: basti ricordare il suo ruolo decisivo nella protezione dei Gorilla Silverback del parco Virunga in Congo, quando nel 2007 la guerra civile in quella regione minacciava gli animali di estinzione.
Negli Stati Uniti ricevette numerosi riconoscimenti per il suo operato e fu nominato chairman dell’organizzazione Transparency International in Kenya.
Nel 2015, venne richiamato in Kenya dal presidente Uhuru Kenyatta che gli offrì nuovamente il posto di capo del Kenya Wildlife Service e ancora una volta si distinse per la sua visione progressista, perché riesci a trovare un compromesso nell’interesse della conservazione dell’ambiente, ottenendo che la ferrovia in costruzione tra Nairobi e Mombasa prevedesse un viadotto sopraelevato di 15 chilometri al di sopra del Parco Nazionale di Nairobi, perché l’habitat degli animali non fosse stravolto: un precedente importante che coniuga interessi economici e interessi naturalistici in un’opera di infrastruttura necessaria allo sviluppo di un Paese che tanto ha amato.
Michael Backbone
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