Cornelia I. Toelgyes
30 dicembre 2021
In vista del torneo continentale di calcio, CAN 2021, la Coppa Africana delle Nazioni, il governo del Camerun ha intensificato le misure di sicurezza nella provincia del Sud-Ovest, una delle due regioni anglofone, teatro da anni di violenti scontri tra i separatisti e le forze governative.
CAN 2021 Stadio di Limbe, nel Sud-Ovest del Camerun
La 33esima Coppa Africana delle Nazioni, rinviata lo scorso anno a causa della pandemia, si disputerà in Camerun dal 9 gennaio al 6 febbraio 2022; parteciperanno 24 squadre nazionali del continente. Gli incontri si disputeranno in sei città del Paese, tra queste anche Limbe, nella provincia del Sud-Ovest, dove si affronteranno i team del girone F che comprende Mali, Gambia, Tunisia e Mauritania.
Il governo di Yaoundé ha deciso di rafforzare le forze dell’ordine a Limbe e a Buea, capoluogo della provincia del Sud-Ovest, dopo le forti accuse di Human Rights Watch sui rischi che le squadre potrebbero incontrare in questa zona anglofona, nella morsa di forti scontri interni.
HRW ha sottolineato nel suo rapporto che le autorità hanno il dovere di proteggere delegazioni straniere, tecnici, funzionari, tifosi durante lo svolgimento di CAN 2021.
L’ONG ha ricordato che diversi militanti separatisti hanno minacciato pubblicamente di interrompere la manifestazione sportiva se le autorità non ritireranno le truppe governative dalle due regioni anglofone. Uno dei gruppi contrari a CAN 2021 in Camerun ha rivendicato la responsabilità dell’esplosione di una bomba il 12 dicembre, la quarta da novembre nel Sud-Ovest del Camerun.
I secessionisti anglofoni, che vorrebbero trasformare le due regioni in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, denunciano da anni la loro marginalizzazione da parte del governo centrale e della maggioranza francofona. In una lettera, firmata da Taka Milton, segretario di Stato della “Repubblica Federale Ambazionia” , ha inviato una missiva alle associazioni calcistiche del girone F di CAN 2021, informandoli che il Camerun è in guerra .
E ora il governo accusa Medici Senza Frontiere di aver aiutato i separatisti della provincia del Sud-Ovest. Insinuazione prontamente rimandate al mittente dalla ONG, che afferma di aver applicato semplicemente il proprio protocollo.
Le autorità affermano che domenica scorsa un’ambulanza di MSF avrebbe trasportato un capo separatista ferito, in possesso di un modulo di evacuazione falso. Secondo il ministero della Difesa, le autorità amministrative non sarebbero state informate dell’intervento di MSF, come richiesto dalle norme vigenti. Da tempo i rapporti tra la ONG e il governo sono tutt’altro che facili e dall’agosto scorso MSF ha abbandonato l’altra provincia anglofona, quella del Nord-Ovest, dove il governo aveva già sospeso la loro attività nel dicembre 2020.
Il conflitto nelle due zone anglofone del Camerun inizia alla fine del 2016, dopo la decisione del presidente-dittatore Paul Biya di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Da allora ci sono continui scontri tra ribelli indipendentisti e l’esercito regolare.
Solamente in 2 delle 10 province del Camerun si parla inglese (Sud-Ovest e Nord-Ovest). All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra Francia e Gran Bretagna, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese, molto più ampia, aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Dalla fine del 2016 a oggi sono morte oltre 3.000 persone, mezzo milione e più hanno lasciato le proprie case a causa della crescente insicurezza.
In un suo rapporto HRW ha denunciato che dall’inizio del conflitto a novembre 2021 i separatisti avrebbero ucciso 11 alunni e 5 insegnanti, almeno 500 giovanissimi e 100 tra maestri e professori avrebbero subito aggressioni e violenze, altri 250 studenti sarebbero stati sequestrati. Hanno distrutto scuole, minacciando i genitori di tenere a casa i propri figli e hanno trasformato molti edifici scolastici in vere e proprie galere e luoghi di tortura.
“Questi attacchi criminali non hanno causato solo danni fisici e psicologici immediati alle vittime, ma hanno anche messo in pericolo il futuro di decine di migliaia di studenti”, ha precisato Ilaria Allegrozzi, autrice del rapporto di HRW.
Una diciannovenne studentessa delle scuole secondarie di Bouea ha raccontato di essere stata sequestrata nel gennaio 2020 mentre tornava a casa. “Erano armati di coltelli e machete, mi hanno bendato gli occhi, sono rimasta senza cibo per giorni. Hanno chiamato mio padre per chiedergli un riscatto. Poi, mentre stavo per essere liberata, mi hanno tagliato un dito della mano destra per impedirmi di scrivere, per scoraggiarmi di ritornare in classe”.
Secondo le Nazioni Unite, due scuole su tre in settembre, all’inizio dell’anno scolastico, non hanno riaperto i portoni, lasciando così oltre 700mila studenti senza istruzione.
Jan Egeland, segretario generale del Norwegian Refugee Council, dopo una sua recente visita nelle zone anglofone del Camerun, ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché rompa il silenzio sulla crisi che si consuma nelle province del Nord-Ovest e Sud-Ovest. Le cui vittime, ha ammonito, sono soprattutto i giovanissimi, privati anche del diritto allo studio.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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