Cornelia I. Toelgyes
26 dicembre 2021
Nella Repubblica Democratica del Congo le violenze non si sono fermate nemmeno il giorno di Natale. A Beni, città nel Nord-Kivu, provincia orientale del Paese, ieri sera un kamikaze si è fatto saltare per aria all’entrata di un bar nei pressi della Banca Centrale del Congo (BCC), uccidendo almeno 6 persone, oltre a se stesso. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, in quanto ci sono anche parecchi feriti, tra questi alcuni gravi.
Anche se finora l’attentato non è stato rivendicato, è probabile che i responsabili della carneficina siano terroristi di ADF (Allied Democratic Forces), organizzazione islamista ugandese, presente anche nel Congo-K dal 1995. Secondo alcune indiscrezioni non confermate, il kamikaze sarebbe una donna.
Questa mattina fonti ospedaliere parlano di 8 vittime e di 14 feriti, ricoverati in diversi nosocomio della città.
Il portavoce del governo, Patrick Muyaya, ha confermato la carneficina. Sul suo account Twitter ha scritto inoltre che le indagini sono tuttora in corso.
Poche ora fa, Ekenge Sylvain, portavoce del governatore del Nord-Kivu, ha confermato la morte di 6 persone e il ferimento di altre 13, tra questi anche i vice-borgomastri di Mulekera e Ruwenzori, due comuni del territorio di Beni. E secondo Sylvain, i dirigenti dell’ADF avrebbero richiamato cellule dormienti della zona per compiere aggressioni nei confronti di civili. Il governo della provincia ha chiesto alla popolazione di evitare luoghi affollati in questo periodo di feste.
E proprio ieri mattina il sindaco della città, che è anche commissario di polizia, aveva tranquillizzato gli abitanti: “Abbiamo aumentato i pattugliamenti della Polizia Nazionale Congolese (PNC) a Natale per garantire la sicurezza dei cittadini”. Peccato che al momento dell’arrivo del kamikaze gli agenti fossero altrove. Secondo le autorità, vigilanti presenti sul posto, avrebbero impedito che il suicida entrasse nel locale, particolarmente affollato al momento della strage.
Nelle province Nord-Kivu e Ituri, nell’est del Paese, a fine aprile il governo centrale ha imposto lo stato d’emergenza. Da allora i governatori, nonché tutti gli amministratori locali eletti sono stati rimossi e sostituiti momentaneamente da quadri militari. Secondo un rapporto del Kivu Security Barometer, nonostante le misure eccezionali, l’esercito non è stato in grado di impedire il massacro di centinaia di civili.
Dalla fine di novembre nel Nord-Kivu sono presenti anche militari ugandesi. Il presidente congolese, Felix Tshisekedi, ha autorizzato l’esercito di Kampala ad entrare nel Paese per dare la caccia ai miliziani di ADF, responsabili di gravissimi attentati. L’ADF recentemente ha ripreso le sue attività anche in Uganda, come è stato riportato da Africa ExPress.
Gli ugandesi sono affiancati dai soldati di FARDC (Forze Armate Congolesi) e dai caschi blu della Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO).
Bintou Keita, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, nel Paese, nonchè capo di MONUSCO, ha condannato l’attentato di ieri sera e ha chiesto che venga fatta luce quanto prima sull’ennesima carneficina.
E sempre ieri, gran parte degli abitanti del villaggio di Kabalawa (nel territorio di Beni) sono scappati dopo violenti scontri tra i soldati di FARDC e presunti miliziani di ADF. Finora non sono stati resi noti ulteriori dettagli.
La società civile di Ruwenzori ha richiesto l’immediato intervento delle forze armate congolesi (FARDC) per la presenza di uomini armati sospetti, non ancora identificati, nell’area di Hurara, non lontano dal comune di Bulongo. Recentemente alcuni villaggi della zona sono stati attaccati da ADF, causando la morte di parecchi residenti.
Dalla fine di novembre nel Nord-Kivu sono presenti anche militari ugandesi. Il presidente congolese, Felix Tshisekedi, ha autorizzato l’esercito di Kampala ad entrare nel Paese per dare la caccia ai miliziani di ADF, responsabili di gravissimi attentati. L’ADF ha recentemente ripreso le sue attività anche in Uganda, come è stato riportato da Africa ExPress.
Gli ugandesi sono affiancati dai soldati di FARDC e dai caschi blu di MONUSCO.
Non si conosce la durata della loro missione. Un portavoce del governo di Kampala ha detto: “I nostri uomini resteranno il tempo necessario per sconfiggere i miliziani islamici. Valuteremo i progressi raggiunti dopo due mesi”.
La presenza degli ugandesi non è vista di buon occhio da gran parte degli abitanti della zona. La gente teme infatti anche nuove incursioni di militari ruandesi, a caccia di ribelli hutu del gruppo armato Forces démocratiques de libération du Rwanda (FDLR).
I miliziani di FDLR non sono più operativi in Ruanda dal 2001, hanno spostato il loro campo d’azione nell’est del Congo-K. Sono accusati di commettere atrocità indescrivibili contro la popolazione civile, compreso reclutamento con la forza di bambini-soldato, saccheggio di villaggi, finanziamento delle loro attività criminali grazie al traffico illecito di oro e legno pregiato.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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