Il 9 settembre scorso è morto Rahimullah Yusufzai,
l’autorevole giornalista pachistano
che, a suo tempo ha intervistato Osama Bin Laden.
Era stato nei campi dei talebani e conosceva
i loro modi di ragionare e di pensare.
Riproponiamo qui il colloquio avuto in Pakistan
con il direttore di Africa Express,
Massimo Alberizzi, subito dopo l’attacco alle torre gemelle
Massimo A. Alberizzi
Peshawar, 26 settembre 2001
Rahimullah Yusufzai non è un giornalista qualunque. Non è neanche la star di qualche rete televisiva americana, né uno scrittore di successo. E’ solo il corrispondente dalla Bbc da Peshawar (servizio in lingua Pashtuni) e direttore di The News, uno dei più diffusi quotidiani pachistani.
Nella sua carriera, però, ha fatto due scoop. Due interviste esclusive all’ uomo più ricercato del mondo: Osama Bin Laden. In realtà Rahimullah ha ricevuto dallo sceicco anche due telefonate e qualche lettera, l’ ultima un paio di mesi fa. Ha 48 anni, ma i capelli e la barba bianchissimi lo fanno sembrare più anziano.
“Il 25 maggio e il 23 dicembre 1998. La prima volta a Kandahar e la seconda a Khost, per quattro ore, di notte, nel campo che il 20 agosto successivo sarebbe stato distrutto con i missili dagli americani per rappresaglia ai bombardamenti delle due ambasciate in Kenya e in Tanzania. Poche ore dopo il raid, Osama mi telefonò ridendo: ‘Hai visto, disse, hanno sbagliato obiettivo. Io ero a una decina di chilometri di distanza’. Era però molto dispiaciuto, perché il raid aveva fatto parecchie vittime tra i civili. ‘Sono i veri martiri dell’ Islam. Gli Usa ci hanno dichiarato guerra, ora si dovranno aspettare una nostra risposta’ “.
Che tipo è fisicamente lo sceicco? Incute timore, paura, deferenza?
“No, nulla di tutto ciò. E’ educato, molto gentile: ti mette a tuo agio quando gli parli. Comunque un po’ di apprensione, quando gli sei accanto, ce l’ hai, perché tiene sempre un mitra appoggiato sulle ginocchia”.
Ma la vita umana, per lui, ha qualche valore?
“No, non molto, Ma neanche la sua. Voleva essere un eroe e c’è riuscito. Ora vuole diventare un martire. Crede che sia il modo migliore di morire, nel nome dell’ Islam. Non si arrenderà mai, tanto meno scomparirà. Per lui combattere gli americani è uno scopo di vita”.
Quali sono i suoi obiettivi politici?
“Cacciare gli americani dal suolo dell’Arabia Saudita. E’ la sua ossessione. Vedere ‘gli infedeli’ sul sacro suolo dei fedeli di Maometto gli ha fatto scattare qualche molla dentro. Poi vuole rovesciare la monarchia al potere a Gedda. Infine vuole cacciare gli ebrei dalla Palestina. ‘Un uomo solo contro l’ unica superpotenza?’ gli chiesi. ‘L’ unica superpotenza è Allah’, rispose convinto”.
E’ vero che è multimiliardario?
“Lui dice di no e piange anche miseria. Secondo me invece è ricchissimo. E’ arrivato in Afghanistan durante l’invasione sovietica ed ha combattuto con i mujaheddin. Però non ha mai aderito a nessun gruppo. Quando gli islamici hanno vinto si è ritirato e non ha partecipato alla guerra tra il governo di Rabbani e i talebani. Bin Laden ha rischiato di essere arrestato perché sospettato di aver sostenuto Rabbani ed ha dovuto convincere i talebani del contrario”.
Li ha convinti bene: nel nuovo governo ha trovato un posto di rilievo. Niente cariche, ma un ruolo da leader.
“Non credo che sia così. Non è il burattinaio dei talebani. Lui non poteva rilasciare interviste senza il loro consenso, non poteva muoversi liberamente. Ha poi sempre riconosciuto l’ autorità del mullah, Mohammed Omar”.
Conosci bene anche Omar?
“L’ho intervistato una volta. Anche lui è molto riservato. Gli americani hanno diffuso una sua foto, ma l’uomo ripreso in quell’immagine non è lui. Tra l’ altro ha perso l’ occhio destro in battaglia e quindi ha una palpebra sempre abbassata”.
Tornando a Bin Laden: ha il senso dell’ umorismo?
“Sì. Quando gli ho chiesto quanti figli avesse, mi ha risposto ridendo: ‘Troppi; ho perso il conto'”.
Quanti figli e mogli ha?
“E’ un mistero. Non ha voluto dire nulla sulla sua vita privata. Si dice che abbia quattro mogli e 27 figli. Chissà se è vero…”.
Massimo A. Alberizzi
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