Cornelia I. Toelgyes
21 dicembre 2021
La cooperazione tra la Russia e la Repubblica Centrafricana è sempre più variegata. Ora non è più solamente economica e militare, fra poco Mosca sarà presente anche in ambito universitario. Negli atenei centrafricani, infatti, si insegnerà il russo. I caratteri cirillici e la lingua saranno materia d’insegnamento obbligatoria a partire dall’anno accademico 2022.
Già da tempo vengono offerte lezioni di lingua russa gratuite su una stazione radio FM, aperta da Mosca a Bangui. Nella ex colonia francese la presenza dei paramilitari legati a Putin è massiccia, anche se nascosta dietro quella più pubblica e politica della Russia che si manifesta persino nei poster per le strade dove si inneggia enfaticamente all’amicizia tra il gigante europeo/asiatico e il Paese subsahariano.
Ma entrare in pompa magna negli atenei è un prestigio non da poco, tant’è vero che ne ha parlato tutta la stampa russa, e non solo. La notizia è arrivata fino al Cremlino e il 29 novembre Vladimir Putin ha persino chiamato il suo omologo Faustin Touadéra a Bangui e, con la scusa di porgere gli auguri per la festa nazionale del 1° dicembre, i due si sono trattenuti parecchio al telefono.
Fonti dell’ufficio di Touadéra hanno sottolineato che durante la conversazione telefonica il presidente ha ringraziato la Russia per l’appoggio diversificato, mentre quelle moscovite hanno specificato che i due capi di Stato hanno parlato dettagliatamente degli aiuti concessi al Centrafrica, come sostegni economici, commerciali e educazione, lotta contro il coronavirus, ma non una sola parola sulla collaborazione militare, e della massiccia presenza dei mercenari del gruppo Wagner.
Ora Bruxelles si è stancata dell’interferenza continua dei paramilitari nella ex colonia francese e all’inizio di questa settimana la missione di formazione militare dell’Unione Europea nella Repubblica Centrafricana (EUTM CAR) è stata sospesa. Lo ha reso noto Jacques de Montgros, comandante francese della missione in Centrafrica.
Tale provvedimento è stato preso dal comitato dei 27 diplomatici accreditati all’UE dopo le rivelazioni sul sito web EUobserver. Nell’articolo si afferma che i mercenari russi hanno preso il controllo sul battaglione di fanteria territoriale 7 (BIT 7) delle forze armate centrafricane, addestrato da istruttori europei. Secondo Montgros i paramilitari controllerebbero ora gran parte di FADAC (Forces armés centrafricaines) e non un solo battaglione.
Alla fine della scorsa settimana uomini del gruppo militare privato russo hanno accompagnato le truppe di Bangui nell’estremo nord del Paese, al confine con il Ciad, dove hanno attaccato una gruppo di ribelli centrafricani mentre stavano per sconfinare nello Stato limitrofo.
Secondo quanto riportato da fonti ufficiali di N’Djamena, durante una sparatoria tra i ribelli e le forze centrafricane, un avamposto dell’esercito ciadiano, a sud di Moïssala, situato proprio al confine tra i due Paesi, è stato colpito. Da allora un soldato ciadiano risulta disperso.
HumAngle, giornale online nigeriano molto ben informato, ha però precisato che i mercenari di Wagner avrebbero ucciso un militare ciadiano e sequestrato un altro. Un déjà vu, sottolineano nel loro articolo. Anche Africa Express ha riportato il fatto, accaduto alla fine di maggio, simile a quello della scorsa settimana, che allora aveva scatenato un incidente diplomatico tra il Ciad e la Repubblica Centrafricana.
Anche allora il governo di Bangui aveva replicato: “Non trattiamo con il gruppo Wagner, bensì con il ministero della Difesa di Mosca, nell’ambito di un trattato bilaterale trasparente e controllato dal Consiglio di Sicurezza”.
Fino a qualche tempo fa sia il Cremlino sia il ministero degli Esteri di Mosca non si erano mai espressi sulle questioni sollevate a livello internazionale sul gruppo Wagner. La risposta era sempre stata la stessa: “Le società paramilitari sono vietate dal Codice penale russo”. Solo da qualche mese i toni sono cambiati, le autorità riconoscono l’esistenza dei contractor, ma si limitano a presentarli come attori indipendenti e liberi. Silenzio totale però sul fatto della loro presenza in Paesi che coincidono con gli interessi strategici ed economici della Russia.
L’esempio della Repubblica Centrafricana illustra la difficoltà per le altre potenze di opporsi al rullo compressore del gruppo Wagner. E, come spiega il ricercatore britannico Daniel Munday, “Il fatto di usare mercenari ha il vantaggio che non sono ufficialmente legati allo Stato russo; ciò permette ai vari governi di usarli senza alcuna interferenza da parte di qualcuno”.
Bruxelles non si è limitato a sospendere i corsi di formazione e addestramento in Centrafrica, il 13 dicembre scorso ha emesso sanzioni pesanti non solo nei confronti di Wagner, ma anche verso 3 società petrolifere ad esso collegate in Libia e 8 personaggi del gruppo paramilitare russo. I fondi delle compagnie sono state congelate nell’UE ed in tutta l’Europa è stato tassativamente vietato concedere prestiti alle aziende sanzionate.
Queste misure, oltre al divieto di entrare in Europa, sono state estese anche a otto membri di Wagner. Tra questi Dimitri Outkine, ex ufficiale di Specnaz (termine usato per indicare genericamente i corpi speciali sovietici, russi, e di altri Paesi dell’ex Unione Sovietica) e fondatore del gruppo di mercenari. Nella lista nera c’è anche Valery Zakharov, consigliere per la sicurezza del presidente Touadéra, nonchè responsabile della sicurezza personale del capo di Stato centrafricano. Zakharov è ritenuto responsabile di gravi violazioni dei diritti umani commessi dai paramilitari, come esecuzioni e assassini extragiudiziali.
Le sanzioni sono state decise per le violenze commesse in Siria, Libia, Ucraina e Centrafrica, ma il reale obiettivo dell’Unione Europea è di colpire Wagner per tutte le sue attività, compresa la destabilizzazione in Mozambico o nel Sahel.
Nel comunicato dell’UE viene precisato che le sanzioni sono dovute al fatto che il gruppo Wagner è accusato di aver inviato paramilitari in zone di conflitto con lo scopo di alimentare le violenze, di saccheggiare le risorse naturali e di intimidire i civili.
Cornelia I. Toelgyes
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