AFRICA

Mozambico, centinaia di ragazze schiave vendute dall’ISIS a 1.600 euro

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 15 dicembre 2021

Rapite, diventate schiave del sesso e vendute o restituite dopo il pagamento di un riscatto milionario. È stata questa la sorte imposta dai jihadisti a centinaia di ragazzine mozambicane di Cabo Delgado, nell’estremo nord del Mozambico al confine con la Tanzania.

Donne e bambine a Cabo Delgado

L’indagine di Human Rights Watch

Un’indagine di Human Rights Watch (HRW), pubblicata il 7 dicembre, svela l’incubo, vissuto tra il 2018 e il 2021, di almeno 600 donne e ragazzine mozambicane. Responsabile di tutto ciò è il gruppo jihadista Al Sunnah wa-Jammà (ASWJ), chiamato dalla popolazione Al-Shabab o “mashababos”.

L’ong per i diritti umani, tra agosto 2019 e ottobre 2021, ha intervistato 37 persone. “Erano ex rapiti, loro parenti, fonti di sicurezza e funzionari governativi e ha monitorato i rapporti dei media sui rapimenti. I mashababos, durante gli attacchi in vari distretti di Cabo Delgado, hanno rapito donne e ragazze. I rapimenti sono avvenuti anche a Mocimboa da Praia, quartier generale jihadista, a marzo, giugno e agosto 2020, e Palma nel marzo 2021.

Le oltre duecento adolescenti sparite

Una funzionaria locale, sotto minaccia delle armi degli islamisti, è stata obbligata a mostrare le case dove c’erano ragazzine tra 12 e 17 anni. È successo a Diaca, cittadina a una sessantina di chilometri a sud-ovest di Mocimboa da Praia. La donna ha contato 203 ragazze. Un testimone ha riferito che le madri delle giovani imploravano di non prendere le figlie offrendosi al loro posto. “Uno dei mashabo ha detto che non volevano donne anziane con bambini e malattie”,  ha raccontato.

Ragazze schiave del sesso o vendute a stranieri per 1.600 euro

Secondo le informazioni raccolte da HRW, Al Sunnah wa-Jammà ha costretto le donne e le ragazze rapite più giovani a sposare i suoi combattenti. Sono le giovani dall’aspetto sano e con la pelle più chiara. Quelle con la pelle scura diventano schiave e vengono abusate sessualmente dai combattenti al ritorno da ogni attacco terroristico.

Altre sono vendute ai jihadisti stranieri a un prezzo compreso tra 530 e 1.600 euro. Per le donne e le ragazze rapite di origine indiana o pakistana viene chiesto un riscatto alle famiglie.

Le due ragazzine rilasciate per 13 mila euro

Le due figlie adolescenti di Fatimah sono tra quelle rapite di origine straniera. “Il padre delle ragazze ha ricevuto una telefonata da qualcuno che sosteneva di essere un leader di Al-Shabab. Ha chiesto un riscatto di 1 milione di meticais (13.300 euro) per rilasciare le sue due figlie”, si legge nell’indagine di HRW. Dopo aver pagato il riscatto, le ragazze sono state rilasciate e la famiglia è fuggita a Dar es Salaam, Tanzania. Fatimah a raccontato: “Le mie figlie sono profondamente traumatizzate. La più giovane non parla con gli uomini, nemmeno con suo padre. Ha incubi di notte e si rifiuta di andare a scuola”.

Militari ruandesi in Mozambico

La guerra si è spostata da Cabo Delgado al Niassa

“Negli ultimi quattro anni, ASWJ ha commesso più di mille attacchi contro obiettivi militari, governativi e contro la popolazione civile – sostiene il rapporto -. I distretti di Cabo Delgado Macomia, Mocimboa da Praia, Muidumbe, Nangade, Palma e Quissanga sono quelli assaltati dai jihadisti”.

Il gruppo Al Sunna wa-Jammà, era operativo a Cabo Delgado dall’ottobre 2017, nell’aprile 2018 ha giurato fedeltà allo Stato Islamico. Nell’agosto 2019 l’ISIS, attraverso la Provincia dell’Africa centrale dello Stato islamico (ISCAP), in Congo-K, l’ha riconosciuto come affiliato.

Sino ad oggi la guerra a Cabo Delgado ha causato oltre 3.100 morti e oltre 830 mila sfollati. La missione dei Paesi SADC e dei militari ruandesi – in totale circa 4.000 soldati – ha interrotto le violenze jihadiste. Ora gli attacchi degli insorti si sono spostati a ovest di Cabo Delgado, nella provincia del Niassa. Le forze militari mozambicane, ruandesi e della SADC hanno salvato alcune donne rapite, ma la maggior parte rimangono disperse.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

 

 

 

 

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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