Sandro Pintus
Firenze, 10 dicembre 2021
“Un giornalista coraggioso che ha rischiato la sua vita per scoprire la verità” è l’elogio di Barack Obama durante la visita in Ghana nel 2009. Anas Aremeyaw Anas, giornalista investigativo ghanese rischia la vita quotidianamente per questa ragione lavora sotto copertura. Nessuno conosce il suo volto e quando si presenta in pubblico il suo viso è coperto da una cortina di perline colorate africane.
Giornalista pluripremiato (oltre 50 riconoscimenti in Africa e all’estero), l’ultimo alla sua carriera di giornalista investigativo è quello del 4 dicembre scorso. La National Association of Black Journalists (NABJ), Associazione USA dei giornalisti neri, lo ha insignito dell’ onorificenza speciale: “Miglior giornalista straniero dell’anno 2021”.
Il prestigioso premio è stato istituito in memoria di Percy Qoboza, famoso giornalista sudafricano anti-apartheid morto nel 1988. Il premio consegnato ad Anas Aremeyaw Anas è una ”Onorificenza” tra le più ambite. “Loda i risultati innovativi dei giornalisti neri e di coloro che sostengono la comunità nera nei media” – si legge nel sito NABJ .
Anas, in Africa è considerato un eroe perché rende pubbliche le truffe dei potenti e li manda in prigione. Investiga in Ghana, suo paese di origine, ma anche altri Paesi dell’Africa sub-sahariana. Tra questi: Uganda, Sudafrica, Tanzania, Zimbabwe e Nigeria. La sua specializzazione è la produzione di video-documentari di denuncia contro le ingiustizie e contro la corruzione ma anche il mancato rispetto dei diritti umani.
Solo oltre la quarantina i suoi reportage realizzati anche con BBC e Al Jazeera. Tra i suoi documentari più famosi “Ghana in the Eyes of God” (Il Ghana agli occhi di Dio) del 2015. L’indagine di Anas sul sistema giudiziario del Ghana ha portato al licenziamento di 33 giudici e 19 cancellieri e interpreti.
“Number 12 – Quando malaffare e avidità diventano norma” è invece un documentario sulla corruzione nel calcio in Ghana e in alcuni Stati vicini. Il team di reporter di Anas ha incastrato vari pezzi da novanta del calcio africano. Sono stati colti sul fatto mentre intascavano mazzette milionarie per truccare le partite. Ha fatto saltare il piatto coinvolgendo perfino il presidente della repubblica .
In un’intervista rilasciata ad Africa ExPress gli abbiamo chiesto perché lavora sotto copertura. Ecco la sua risposta: “Per la semplice ragione che lavorare sotto copertura produce risultati. Si producono prove. Il vero nucleo del giornalismo è la prova. Se non hai prove non hai il caso. Sei suscettibile non solo di cause legali, ma a ritrattazioni, scuse e risse giudiziarie”. Un giornalismo che fa scuola.
Sandro Pintus
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