Antonio Mazzeo
8 dicembre 2021
Ma quanto ci costano le scorribande della Guardia costiera libica per deportare nei lager della Tripolitania i migranti illegalmente fermati in mare? Milioni, svariati milioni all’anno, solo per motori, pezzi di ricambio e la manutenzione delle unità veloci che i governi italiani dell’ultimo ventennio hanno donato alla Marina militare della Libia.
Qualche settimana fa sul sito web della Guardia di Finanza è stato pubblicato un bando per individuare l’azienda che possa fornire “5 motori MAN potenza 478kw/650Cv e relativi ricambi necessari (20 kit di manutenzione 500 ore di moto; 5 fusti da 20 litri cadauno di liquido antigelo; 8 kit riparazione pompa acqua mare; 6 cinghie dentate)”. Destinatarie della commessa le unità navali classe P. 100 in dotazione al General Administration for Coastal Security (GACS), l’ente dipendente del Ministero dell’Interno libico, cui è affidato il controllo delle acque territoriali e della zona SAR (Search and Rescue), l’area marittima individuata a fine 2018 per le più che controverse ricerche e soccorso in mare delle persone in pericolo di vita.
L’aggiudicazione della gara è stata affidata al Centro Navale della Guardia di Finanza di Formia (Latina) e il valore totale della fornitura è stimato in 354.500 euro. Le aziende hanno tempo per presentare la loro offerta sino al 22 dicembre, mentre l’aggiudicazione è prevista entro l’11 gennaio 2022.
Secondo quanto si legge nel bando della Guardia di Finanza, la fornitura dei motori per le imbarcazioni anti-migranti avverrà nell’ambito del Progetto Support to Integrated Border and Migration Management in Lybia – First Phase, il programma di “supporto alla gestione integrata del confine e delle migrazioni in Libia” finanziato dall’Unione Europea e che ha preso il via dopo la firma di un agreement, il 15 dicembre 2017, tra la Commissione Europea e la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia di frontiera del Ministero dell’Interno italiano.
La prima fase del progetto pro-frontiere libiche vede la contribuzione diretta UE con 42.223.927 euro tramite il Fondo Fiduciario d’Emergenza per l’Africa istituito dalla Commissione Europea il 20 ottobre 2015 “per affrontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa”. Al governo italiano spetta un cofinanziamento di 2.231.256 euro, l’implementazione delle attività e la gestione tecnica, logistica e amministrativa. Per la realizzazione delle iniziative, con specifica convenzione il Ministero dell’Interno ha affidato al Comando Generale della Guardia di Finanza le funzioni di stazione appaltate.
“Il Progetto Support to Integrated Border and Migration Management in Lybia punta a rafforzare le capacità delle maggiori autorità libiche nel controllo, sorveglianza e gestione dei confini, nel contrasto al traffico e alla tratta di persone, nella ricerca e salvataggio in mare e nel deserto”, si legge nella scheda predisposta dalla Commissione Europea. “Tra i suoi principali obiettivi ci sono il rafforzamento degli enti competenti libici nella sorveglianza marittima e delle operazioni SAR e nel contrasto dei transiti di frontiera irregolari; l’impostazioni delle infrastrutture di base grazie alle quali la guardia costiera libica organizzi meglio le sue attività di sorveglianza e controllo delle frontiere; l’assistenza nella definizione e dichiarazione della Regione SAR di competenza libica con adeguate procedure operative; lo sviluppo delle capacità nella sorveglianza e il controllo delle frontiere terrestri nel deserto, focalizzando l’attenzione nelle aree dei confini meridionali assai colpite dagli attraversamenti illegali”.
Il bando di gara per la fornitura dei cinque motori MAN più accessori non è il solo pubblicato in questi ultimi mesi dal Centro Navale della Guardia di Finanza di Formia. Il 24 agosto è stato reso noto l’esito di acquisto di due motori di modello differente “per le unità navali classe 800 in dotazione al General Administration for Coastal Security, cedute al governo libico nell’ambito del protocollo di collaborazione Italia-Libia”. Valore del contratto 250.000 euro.
Come ha documentato il direttore di Altreconomia, Duccio Facchini, le procedure di gara a favore della Guardia costiera e del GACS libici hanno seguito un ritmo frenetico per tutto il corso del 2020 e del 2021. Nel solo periodo compreso tra la fine di marzo e la fine di giugno di quest’anno, l’ammontare dei bandi ha sfiorato i 5,8 milioni di euro. In buona parte si è trattato di commesse per motori, gruppi elettrogeni e altri pezzi di ricambio per le unità navali “in dotazione e/o da cedere alla Guardia costiera libica” o per la manutenzione “straordinaria” delle imbarcazioni della classe “Bigliani” e “Corrubia” che le autorità italiane hanno già consegnato alla Libia.
Attingendo ancora una volta dal Progetto UE, nel maggio 2021 la Guardia di Finanza ha affidato l’ammodernamento refitting dell’imbarcazione da 28 metri P201 ceduta alla GACS di Tripoli e “connesse forniture” con una spesa di 1,1 milioni di euro. Secondo quanto riportato nel bando, “la nave si troverebbe a Biserta, in Tunisia, ai fini della rimessa in efficienza e successiva restituzione allo Stato della Libia”.
Per rimettere in efficienza due motovedette da 35 metri (denominate P 300 e P 301) e la motovedetta da 28 metri P 201 “appartenenti all’Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera del Ministero dell’Interno libico e attualmente alati a secco presso il porto di Biserta”, la Direzione Centrale dell’Immigrazione aveva stipulato a fine dicembre 2017 un contratto con il Cantiere Navale Vittoria S.p.A. dell’importo di 2.059.140 euro. Nel corso del triennio 2018-20 sono però stati approvati quattro addendum che hanno comportato un aggravio dei costi di 550.000 euro.
Con un esposto presentato a fine 2020 alla Corte dei Conti europea da Global Legal Action Network, ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e ARCI, è stato denunciato l’uso errato dei fondi previsti dal progetto UE di Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia.
“Il linguaggio dei documenti sul finanziamento dell’UE, concentrato sulla gestione dei confini e sul salvare vite, si pone in forte contrasto con le violazioni dei diritti umani in Libia documentate dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e da organizzazioni non governative indipendenti come Amnesty International e Human Rights Watch”, scrivono i ricorrenti. “C’è un rischio reale che i migranti salvati o catturati in mare e riportati in Libia vadano incontro a detenzione, con condizioni che si qualificano come tortura e trattamenti inumani e degradanti, violazioni dei diritti umani e della libertà personale e dell’integrità personale, o forme di schiavitù moderna (…) L’azione in Libia è illegittima nella sua forma attuale, poiché non rispetta i requisiti applicabili imposti dal Diritto dell’UE sul finanziamento per l’azione esterna ed è incompatibile con gli obiettivi per cui esso è giuridicamente permesso”.
Nessun problema invece per il ministero dell’Interno e il Comando Generale della Guardia di Finanza. E così piovono i bandi e piovono i milioni per addestrare e armare i libici contro i migranti e le migrazioni nel Mediterraneo centrale.
Antonio Mazzeo
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