Cornelia I. Toelgyes
2 dicembre 2021
Sabato prossimo i gambiani andranno alle urne per eleggere il nuovo presidente. Sorprende il sistema di voto assai singolare e unico al mondo con il quale gli elettori sceglieranno il proprio candidato.
Nella piccola enclave del Senegal che conta poco meno di 2,3 milioni di abitanti, si usano le biglie, invece delle solite schede elettorale. A ogni votante, dopo essere stato identificato e registrato, viene consegnata una biglia, che dovrà essere infilata in un fusto di metallo del colore del partito e con accanto la foto del candidato. I contenitori hanno un piccolo tubo nella parte superiore, dove i votanti devono infilare la piccola sfera di vetro.
Grazie al rumore della biglia mentre cade all’interno del bidoncino, i funzionari sono in grado di sentire se qualcuno cerca di votare più di una volta. Poi, alla chiusura dei seggi, le biglie vengono contate nello stesso modo delle tradizionali schede di carta.
Tutto sommato rappresenta un sistema economico e semplice, specie nelle aree rurali dove ancora oggi dilaga l’analfabetismo, che nel 2015 corrispondeva al 49,2 per cento della popolazione e è proprio per questo che è stato introdotto con l’indipendenza, nel 1965 e da allora non è mai stato cambiato.
Ovviamente ha anche i suoi svantaggi, in quanto molti gambiani residenti all’estero non potranno avvalersi del diritto di voto. Una proposta di passare alle schede, è stata respinta, almeno per ora, dalla Commissione elettorale del Gambia. Il prossimo presidente sarà ancora eletto a suon di biglie, poi si vedrà.
Tale procedimento rende quasi impossibile che un voto venga annullato per problemi tecnici, come per esempio le schede nulle, ma diventa un incubo per gli scrutatori se i candidati sono parecchi, come sta accadendo quest’anno.
Un tempo questo problema non si poneva, allora candidati erano al massimo tre. E dall’indipendenza a oggi, il Gambia ha avuto solamente 3 presidenti. Dawda Jawara, spodestato nel 1994 con un colpo di Stato da Yaya Jammeh. Poi rieletto una prima volta nel 1996 grazie a “libere e democratiche elezioni”, chiaramente truccate. Si dice che battezzato dai genitori, si sia anche convertito all’islam, ma solo per ottenere più consensi, visto che la maggior parte della popolazione è musulmana. E infine, nel 2016, Barrow, che ha messo fine alla dittatura di Jammeh.
Quest’anno i candidati in lizza per la poltrona più ambita del Gambia sono ben sei.
Il presidente uscente, Adama Barrow, che nella precedente tornata elettorale del 2016 ha vinto contro il dittatore Yaya Jammeh, che ha governato il Paese con pugno di ferro per 22 anni. Il suo regime è stato accusato di tutte le ignominie possibili: arresti illegali, morti sospette, accanimento contro i media, violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e repressione verso i difensori di quei diritti per non parlare del suo odio atavico verso gay e lesbiche e a tutt’oggi le vittime attendono ancora giustizia.
Nel 2016 Barrow era candidato del United Democratic Party (UDP), raggruppamento politico che ha poi abbandonato due anni fa per fondare il National People Party (Npp), partito che dirige e con il quale partecipa a questa tornata elettorale.
Ousainou Darboe, avvocato e ex vicepresidente e ex ministro di due dicasteri del governo di Barrow, è uno dei favoriti di queste elezioni; è fondatore di UDP, ex partito del presidente uscente, del quale è considerato il mentore politico.
Abdoulie Jammeh è il candidato di National Union Party (NUP). E’ stato direttore dell’aviazione civile e gode ottima reputazione nell’ambito dell’amministrazione pubblica.
Mama Kandeh corre per il partito Gambia Democratic Congress (GDC). Alle scorse elezioni era arrivato terzo. E’ favorevole al ritorno del despota Jammeh, che dal suo esilio in Guinea Equatoriale ha chiesto ai suoi fedelissimi di votare Kandeh.
Halifa Sallah è il candidato della People’s Democratic Organisation for Independence and Socialism (PDOIS), il partito socialista radicale gambiano. Sallah è stato sempre uno dei più tenaci oppositori del dittatore e nel 2016 è stato uno dei fautori della coalizione di sette partiti dell’opposizione che avevano sostenuto Barrow come loro candidato preferito.
Essa Mbye Faal, invece, si presenta come indipendente. E’ un esperto di diritto internazionale e ex consulente della Corte Penale Internazionale. E’ stato il procuratore della Truth, Reconciliation and Reparations Commission, incaricata di accertare e perseguire i crimini del regime di Jammeh.
Alla fine di novembre è stata consegnata a Barrow la stesura finale dell’inchiesta sulle presunte violazioni dei diritti umani commessi durante la dittatura di Jammeh. Il presidente ha ora un mese di tempo per studiare il fascicolo, poi dovrà consegnare una copia all’Assemblea nazionale, un’altra al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres e un riassunto del dossier dovrà essere reso pubblico.
Oltre 400 testimoni hanno raccontato di agghiaccianti torture, stupri e sparizioni forzate presumibilmente commessi dallo Stato.
Nel luglio del 2005 sono sparite nel nulla oltre cinquanta persone provenienti dall’estero e dirette verso l’Europa. Tra loro c’erano nigeriani, senegalesi, ivoriani e quarantaquattro ghanesi. Tutti quanti ammazzati in Gambia in circostanze poco chiare. L’ex dittatore dovrà rispondere anche di questi morti.
E i diritti umani sono stati proprio il tema centrale della campagna elettorale della maggior parte dei candidati.
Cornelia I. Toelgyes
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