1° dicembre 2021
Eni conferma: domenica sono state uccise alcune persone a Nembe, Bayelsa state, altre sono state ferite. Un portavoce della società ha sottolineato che in tutta la zona ci sono gravi problemi di sicurezza, che mettono in pericolo non solo il personale e i contrattisti, ma anche le comunità locali.
Solomon Ogbere, un portavoce di NSDC (Nigeria Security and Civil Defence Corps) ha riportato che due contrattisti, un autista e un loro agente addetto alla sicurezza sono stati ammazzati, mentre
altri due uomini di NSCDC sarebbero stati feriti, ora ricoverati in ospedale.
Secondo alcuni giornali locali online, altre 6 persone sarebbero state rapite. I due contrattisti stavano riparando un oleodotto che porta olio e gas al terminal di Brass, di proprietà della filiale nigeriana del gigante petrolifero italiano Eni, la Nigerina Agip Oil Company (NAOC), quando sono stati sorpresi da un gruppo di uomini armati. L’attacco è avvenuto domenica mattina alle 06.00 e finora non è stata rivendicato.
Il Delta del Niger è una delle zone più ricche di greggio. Per anni è stato anche teatro di insurrezioni da parte di diverse sigle che protestano contro la devastazione sociale e quella ambientale causate dall’estrazione dell’oro nero. In passato i “Niger Delta Avengers” avevano effettuato parecchi sabotaggi agli impianti petroliferi, mettendo in serie difficoltà l’economia del Paese, basata principalmente sul petrolio. Nel 2016, durante un attacco, sono morti tre tecnici dell’ENI proprio nel Bayelsa state.
Non si esclude che i responsabili dell’attentato di domenica scorsa siano pirati del Golfo di Guinea, che da anni rendono insicuro quel tratto di mare. Secondo quanto riporta il Vanguard – un quotidiano online nigeriano – gli attentatori sarebbero arrivati con un piccolo natante. Lo scafista dell’imbarcazione, un uomo della comunità Okoroma, risulta tutt’ora disperso.
Il 24 novembre la fregata danese Esbern Snare, che sta pattugliando il Golfo di Guinea dall’inizio del mese, ha ucciso quattro pirati in uno scambio a fuoco, al largo della costa della Nigeria. Secondo quanto riportato dalle forze armate della Danimarca, non ci sarebbero feriti tra l’equipaggio della nave.
Il Golfo di Guinea è uno dei tratti di mare più pericolosi del mondo. L’abbordaggio alle navi in transito per sequestrare i marinai a scopo di estorsione è diventata una vera e propria piaga. I pirati, sono estremamente ben equipaggiati, armati fino ai denti e rinomati per la loro aggressività e brutalità.
Da poco è anche attivo un nuovo gruppo armato nel Delta del Niger. Secondo i giornali locali, il 16 novembre gli uomini del Bayan-Men, hanno fatto saltare in aria un impianto petrolifero gestito da NAOC, a Ogba-Egbema-Andoni, Rivers state. La forte esplosione ha creato il panico tra i residenti, per fortuna nessuno è stato ferito.
General Agaba, leader dei Bayan-Men, ha rivendicato l’attacco e in un comunicato chiede giustizia per la gente Omoku (fanno parte popolo Ogba, uno dei sottogruppi Igbo nello stato dei fiumi del nord. Il regno di Ogba è formato da Egi, Igburu, clan Usomini e Omoku Urban). Secondo il documento l’ENI non avrebbe risposto a un suo ultimatum di 24 ore.
“Vogliamo che AGIP tratti direttamente con le 27 comunità di Omoku, non con singole persone. Siamo intellettuali, non vogliamo uccidere nessuno”, c’è scritto nel documento di Agaba.
Il 24 novembre il gruppo ha rivendicato una seconda esplosione contro un altro impianto dell’ENI, situato a Ogba-Egbema-Ndoni, Rivers state.
Africa ExPress
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