Antonio Mazzeo
25 novembre 2021
Le forze armate del Niger fanno incetta di droni killer, caccia e blindati e piovono affari plurimilionari per le industrie belliche “amiche” del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan.
Dopo aver incontrato nei giorni scorsi il Presidente del Niger Mohamed Bazoum, Erdogan ha reso noto che la Turchia trasferirà al Paese africano una quantità imprecisata di aerei senza pilota d’attacco Bayraktar TB2, di caccia “addestratori” leggeri Hurkus e di veicoli blindati per le operazioni belliche in ambito terrestre. “Questi sistemi d’arma che sono fattricati da aziende turche, accresceranno le capacità operative delle forze armate e di sicurezza del Niger”, ha dichiarato Erdogan.
I Bayraktar TB2 sono droni tattici MALE (Medium Altitude Long Endurance), cioè volano a medie altitudini e per lungo tempo (sino a 7.300 metri d’altezza e per 27 ore consecutive). Possono raggiungere una velocità di crociera di 222 km/h e sono in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza, riconoscimento ed attacco armato.
I velivoli hanno una capacità di carico sino a 150 kg: a secondo della missione, possono imbarcare sistemi di rilevamento radar, visori e telecamere oppure bombe a guida laser del tipo MAM e MAM-L e missili aria-superficie e anti-tank UMTAS. Ordigni e missili sono prodotti da Roketsan Roket Sanayii ve Ticaret A.S., la principale industria bellica turca controllata in buona parte dalle forze armate, mentre i droni sono progettati e realizzati dalla Baykar di Istanbul, azienda privata in mano alla potente famiglia Bayraktar il cui presidente del consiglio d’amministrazione è Selçuk Bayraktar, genero del presidente Erdogan avendone sposato la figlia Sümeyye.
Con l’acquisto dei micidiali droni killer, il Niger diviene il terzo cliente africano della società turca. Nei mesi scorsi i Bayraktar TB2 sono stati venduti ai militari del Marocco e dell’Etiopia per essere utilizzati, rispettivamente, contro i Saharawi e il Fronte Polisario e nella sanguinosa guerra in Tigray. Dal 2014 i velivoli senza pilota sono in dotazione alle forze armate, alla gendarmeria e alla polizia nazionale della Turchia e impiegati soprattutto contro la popolazione e le milizie kurde. I Bayraktar TB2 sono stati venduti anche a Qatar, Ucraina, Azerbaijan, Kyrgyzstan e Turkmenistan.
Micidiali sistemi bellici anche i caccia Hürkuş-C prodotti dalle Turkish Aerospace Industries (TAI). “Si tratta di velivoli progettati per fornire supporto alle unità di terra dall’aria in combattimenti a bassa intensità o per missioni di contrasto della guerriglia”, scrive Analisi Difesa. Con un’autonomia di volo di circa 1.500 km e una velocità massima di 574 km/h, i caccia possono impiegare razzi CIRIT, missili UMTAS e bombe guidate KGK-SIHA-82 da 340 kg con raggio d’azione di 30 km. Sono armati inoltre con due mitragliatrici da 12,7 mm e un cannone da 20 mm. L’Hurkus-C è la variante armata dell’aereo da addestramento Hürkus-A, utilizzato anche in ambito civile.
In aprile il presidente di Turkish Aerospace, Temel Kotil, aveva comunicato la vendita a un paese straniero non meglio identificato di 12 caccia Hurkus-C; ancora Temel Kotil in una recentissima intervista al canale turco della CNN aveva aggiunto che la “prima consegna all’estero” dei velivoli sarebbe stata completata entro la metà del 2022. Dopo le dichiarazioni del presidente Erdogan è evidente che sarà proprio lo stato sub-sahariano il destinatario degli Hurkus.
Le autorità politiche e militari del Niger stanno perseguendo un dispendiosissimo programma di acquisizione di sistemi d’arma e di potenziamento delle forze armate. Nel febbraio 2020 l’esercito nigerino ha ricevuto due nuovi elicotteri da combattimento Mi-171Sh di produzione russa, con relative munizioni e parti di ricambio per il valore complessivo di 47 milioni di dollari. Dotati di razzi e cannoni di precisione da 23 mm e missili guidati anticarro 9M120 Ataka-V e 9K114 Šturm, gli elicotteri possono essere impiegati anche per il trasporto delle forze d’assalto (fino ad un massimo di 37 militari completamente equipaggiati) e di carichi ed equipaggiamenti.
Il 27 maggio 2020 la Direzione alla cooperazione di US Africom (il Comando che sovrintende alle operazione delle forze armate degli Stati Uniti d’America nel continente africano) ha consegnato alle forze armate del Niger 10 camion Mercedes “Atego” per il trasporto delle unità su ogni tipo di terreno, più un sistema per l’immagazzinamento e la logistica di automezzi e materiali, per il valore complessivo di un milione e mezzo di dollari.
Tre mesi più tardi ancora US Africom ha “donato” all’esercito nigerino 22 veicoli blindati Osprea MK7 “Mamba” di produzione statunitense-sudafricana, 15 in versione da combattimento e il resto in versione comando e ambulanza.
Le forze armate USA hanno messo a disposizione pure due ambulanze “Toyota Land Cruiser” e quattro set di attrezzi e ricambi meccanici per blindati. Il valore dei mezzi è stato stimato in 8 milioni di dollari. Nel 2019 Washington avevano consegnato al Niger altri 13 Osprea “Mamba” nell’ambito di un pacchetto di aiuti per 21 milioni di dollari che comprendeva pure sistemi radio, camion da trasporto, autocisterne, sistemi di navigazione GPS, tende militari e equipaggiamenti individuali per i soldati.
Anche la Germania ha fornito sistemi di guerra alle autorità di Niamey per rafforzarne le capacità d’intervento “contro il terrorismo” nel Sahel. Nel febbraio 2021 è stata resa nota la consegna di 15 veicoli blindati IAG “Guardian Xtreme” prodotti negli Emirati Arabi Uniti da International Armored Group. Con due configurazioni 4×4 e 6×6, i blindati sono impiegati principalmente in aree minate per trasportare sino a 12 militari; sono inoltre forniti di stazioni per il controllo remoto di sistemi d’arma, telecamere e apparecchiature di videosorveglianza, lanciatori di granate, ecc..
“Il Niger è un nostro partner strategico nella lotta al terrorismo, al crimine organizzato e alla migrazione illegale soprattutto nelle aree di confine nella regione di Agadez”, ha spiegato il ministero della difesa tedesco. Attualmente la Germania schiera in Sahel un migliaio di militari, accanto alle forze armate di Stati Uniti d’America, Francia e Italia.
Antonio Mazzeo
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