Africa ExPress
18 ottobre 2021
Alice (nome di fantasia) ha poco più di ventidue anni. Con in tasca un diploma di un’università nigeriana, dopo aver svolto una anno di servizio civile presso il National Youth Service Corps, obbligatorio per i giovani laureati, tenta invano a trovare un lavoro.
L’ex colonia britannica ha raggiunto quest’anno un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 53 per cento. E come tanti, Alice fatica a trovare un’occupazione. E’ disperata. Non può chiedere aiuto alla famiglia, anzi, come figlia maggiore dovrebbe dare una mano all’anziana madre, vedova e con altri figli più piccoli ancora a carico.
Un’amica, studentessa in medicina, le propone di candidarsi come donatrice di ovuli in una clinica per l’infertilità. Un business in forte espansione nel Paese, vista l’alta percentuale di sterilità che colpisce una coppia su 4. Sembra un controsenso nel Paese più popoloso di tutto il continente africano, dove i giovani sotto i 19 anni rappresentano il 50 per cento della popolazione.
Alice non ci pensa due volte e si presenta in una delle tante cliniche di Lagos, capitale economica del Paese, per maggiori informazioni. Le propongono su per giù 100 dollari per un ciclo di donazioni di ovuli (la cifra varia secondo il numero di ovuli prodotti).
Dopo il suo consenso, il personale sanitario inizia subito un minuzioso screening che consiste in esami del sangue per determinare il genotipo, eventuale positività HIV e/o epatite. A seguire una anamnesi approfondita. Una volta accettata come futura donatrice, le viene chiesto di ripresentarsi non appena inizia il suo prossimo ciclo mestruale per cominciare subito una cura ormonale, tra l’altro dolorosissima e comprende tra 13 – 15 iniezioni nel basso ventre per aumentare la produzione degli ovuli. Ne servono almeno 5-6, per aumentare la possibilità di successo quando verranno impiantati nella donna infertile.
Secondo Abdulgafar Abiodun Jimoh, professore di ginecologia e ostetricia del polo universitario Ilorin Teaching Hospital, la donazione di ovuli presenta una serie di problemi, anche se i rischi sono in complesso bassi e raramente sono tali da mettere in pericolo la vita della donatrice, specie se vengono rispettati i protocolli durante il prelievo.
Il professore ha spiegato che l’estrazione degli ovociti viene eseguita mentre la paziente è sotto sedazione e non dura più di 30 minuti e, generalmente non ci sono effetti collaterali, eccetto dolori nella parte inferiore dell’addome In pochissimi soggetti eventuali complicanze possono avere però anche esiti fatali, in caso di grave emorragia intraaddominale (emoperitoneo), infezioni molto severe (sepsi, ascessi) o dopo importanti lesioni degli organi urologici o intestinali.
Purtroppo in Nigeria non esiste ancora alcuna legge o normativa che regoli la fecondazione assistita. “Ma il parlamento ha già preparato diversi atti, volti a emanare disposizioni giuridiche in merito”, ha aggiunto il professore.
Nel 2014 è stato promulgato il National Health Act. Attualmente è l’unico quadro giuridico che disciplina la donazione di ovuli in Nigeria. L’articolo 53 della legge criminalizza lo scambio di tessuti umani e prodotti del sangue in cambio di denaro. Le relative condanne prevedono multe e/o detenzione carceraria fino a un anno.
Dunque attualmente le donatrici di ovuli non godono di nessuna protezione, anzi rischiano il carcere qualora dovessero intentare una causa. Certo, il loro compenso viene immediatamente versato tramite accredito bancario, ma se dovessero insorgere problemi, sono le ragazze stesse che devono assumersi i costi delle eventuali cure.
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Grazie per un post così informativo.
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Cercheremo anche in base alle nostre forze.