Antonio Mazzeo
15 Ottobre 2021
Il Regno del Marocco fa incetta di droni killer per potenziare le capacità di attacco contro le unità Saharawi e ogni possibile “nemico” interno e oltre frontiera.
Il 17 settembre scorso le forze armate marocchine avrebbero ricevuto i primi veicoli senza pilota (UAV) Bayraktar TB2 acquistati in Turchia. A rivelarlo il sito specializzato sudafricano Defenceweb. “Il contratto del valore complessivo di 70 milioni di dollari per la fornitura di 13 droni era stato firmato dalle autorità di Rabat ad aprile – riporta Defenceweb –. A partire del mese di luglio il personale militare marocchino ha iniziato ad addestrarsi in Turchia all’impiego dei droni”.
Alle forze armate del Regno del Marocco saranno consegnate pure quattro stazioni terrestri di controllo e un sistema digitale per raccogliere ed elaborare le informazioni captate dai droni. Un centro di comando e controllo delle operazioni sarà realizzato in una base aerea del Marocco dove i tecnici turchi forniranno l’addestramento e il supporto tecnico e logistico al personale militare marocchino preposto all’impiego dei nuovi sofisticati sistemi d’arma.
I Bayraktar TB2 sono stati progettati e realizzati dall’industria privata militare “Baykar” di Istanbul, specializzata nella produzione di velivoli senza pilota, sistemi di comando, controllo e intelligence (C3I) e dell’intelligenza artificiale. Fondata nel 1984, la “Bayrak” è interamente controllata dalla famiglia Bayraktar; il presidente del consiglio d’amministrazione è Selçuk Bayraktar, genero del presidente turco Recep Tayyp Erdogan avendone sposato la figlia Sümeyye.
I Bayraktar TB2 sono droni tattici MALE (Medium Altitude Long Endurance), cioè volano a medie altitudini e per lungo tempo (sino a 27.000 piedi d’altezza e per 27 ore consecutive). Possono raggiungere una velocità di crociera di 120 nodi (222 km/h) e sono in grado di svolgere in totale autonomia i decolli e gli atterraggi e semi-autonomamente le missioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento e di attacco armato. Questi droni hanno una capacità di carico sino a 150 kg: a secondo della missione prevista, possono avere a bordo sistemi di rilevamento radar, visori e telecamere oppure bombe a guida laser.
“L’integrazione delle bombe di nostra produzione Roketsan MAM-L e MAM-C e la capacità di soddisfare con successo le missioni aeree di sorveglianza, riconoscimento e intelligence, fanno di questo sistema un’indispensabile piattaforma nelle operazioni militari – affermano i manager del gruppo Baykar -. La versione armata dell’UAV Bayraktar TB2 è una piattaforma multiuso che può svolgere il compito di acquisizione del target utilizzando il designatore laser di bordo”.
I produttori sostengono poi: “E’ anche capace di eliminare l’obiettivo utilizzando il suo carico consistente in quattro piccole bombe. Il Bayraktar TB2 è un sistema che offre tutte le soluzioni d’avanguardia richieste per portare a termine attacchi di precisione chirurgica prevenendo il danno diffuso in aree chiuse. Queste caratteristiche comportano la sicurezza dei civili, una priorità di prim’ordine”.
“L’efficacia dei TB2 è stata provata in più di 350.000 ore di volo operativo – aggiungono ancora i manager di Baykar -. A partire dal 2014 questi droni svolgono con successo le loro missioni con le forze armate, la gendarmeria e la polizia nazionale della Turchia. Centosessanta velivoli sono in servizio con i militari di Turchia, Qatar, Ucraina e Azerbaijan”. Nonostante l’enfasi dei produttori del drone armato, il loro impiego ha già causato diverse vittime tra la popolazione civile in alcuni drammatici teatri di guerra (Kurdistan, Libia, Siria, Nagorno-Karabach e Donbass).
Con la loro acquisizione, le forze armate del Marocco accresceranno la loro superiorità aera e d’attacco innanzitutto a danno del Fronte Polisario, l’organizzazione dei saharawi che lotta dal 1973 contro l’occupazione marocchina dell’ex Sahara spagnolo. “L’urgenza con cui è stata effettuata la commessa dei droni Bayraktar TB2 potrebbe avere a che fare con le crescenti tensioni con l’Algeria nel Sahara occidentale occupato per l’80% dal Marocco mentre l’Algeria sostiene gli indipendentisti del Fronte Polisario – commenta Analisi Difesa –. Ad aprile è stato riferito che un UAV marocchino ha preso parte a un attacco aereo contro milizie del Fronte Polisario. L’attacco è stato attribuito a uno dei tre UAV armati cinesi Wing Loong ceduti al Marocco dalle forze aeree degli Emirati Arabi Uniti che li avevano impiegati in Libia a supporto delle forze del generale Khalifa Haftar”.
L’uso di droni contro le unità saharawi è stato accertato da fonti stampa indipendenti e da diverse organizzazioni non governative internazionali. Oltre ai Wing Loong di produzione cinese, le forze armate marocchine si sono dotate negli ultimi anni di un imponente arsenale di velivoli senza pilota, sia per funzioni d’intelligence che d’attacco.
Nel gennaio 2020 sono stati acquistati in Francia quattro velivoli senza pilota “Heron TP” di produzione israeliana con una spesa di 48 milioni di dollari. L’aeronautica militare marocchina si è fornita a partire del 2017 anche di tre droni tattici “Hermes 900” prodotti da un’altra grande azienda aerospaziale israeliana, la Elbit Systems Ltd.
Questi velivoli sarebbero attualmente schierati nelle basi aeree di Meknès e Dakhla, a disposizione delle unità d’intelligence. Il Marocco dispone inoltre dei droni spia Sky Eye R4E 5O prodotti da un consorzio britannico-statunitense in cui sono presenti i gruppi industriali McDonnell Douglas e BAE Systems, anch’essi utilizzati per “vigilare” il muro nel Sahara occidentale contro il fronte Polisario.
L’11 dicembre 2020 il presidente degli Stati Uniti uscente Donald Trump ha reso noto l’avvio di una trattativa con le autorità di Rabat per la fornitura di una maxi-commessa di armi di ultima generazione del valore di oltre un miliardo di dollari, tra cui in particolare quattro droni MQ-9B SeaGuardian prodotti dal gruppo industriale General Atomics più relativi sistemi d’attacco (missili Hellfire, bombe Paveway e JDAM ad alta precisione prodotte da Lockheed Martin, Raytheon e Boeing).
Qualche settimana fa Africa Intelligence ha invece rivelato che il governo marocchino ha concluso un accordo con un’azienda del complesso militare-industriale israeliano per la produzione dei famigerati droni kamikaze, cioè velivoli senza pilota di ridotte dimensioni, armati di bombe ed esplosivi. che dopo aver avvistato l’obiettivo si lanciano in picchiata per farsi esplodere al momento dell’impatto.
Il Regno di Muhammad VI sta destinando sempre maggiori risorse finanziarie alle spese militari: nel bilancio annuale 2021 sono previsti fondi per oltre 3,5 miliardi di dollari, ma nel 2022 la spesa per la difesa potrebbe superare i 4 miliardi. Lo Stato maggiore marocchino sta inoltre approntando per i prossimi cinque anni un ambizioso piano da 20 miliardi di dollari per la modernizzazione delle forze armate.
Antonio Mazzeo
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