Sandro Pintus
Firenze, 15 ottobre 2021
Con l’uccisione dello sceicco Rajab Awadhi Ndanjile e 18 jihadisti a Cabo Delgado, il Mozambico ha decretato la vittoria contro Ahlu Sunnah wa-Jammà (ASWJ). La morte, il 25 settembre, del dottor Njile, così veniva chiamato, potrebbe essere la conclusione del triste capitolo del terrorismo a Cabo Delgado.
La settimana scorsa c’è stato un altro duro colpo al terrorismo islamista. In un’operazione congiunta i militari ruandesi e mozambicani hanno ammazzato anche un altro dei leader jihadista conosciuto come Muhamudu. Un anno e mezzo fa era stato al comando del gruppo che aveva massacro 52 giovani perché avevano rifiutato di arruolarsi. L’annuncio è stato dato dal presidente Nyusi alla scuola di addestramento delle Forze speciali a Maputo.
“Dopo la distruzione delle basi Siri1 e Siri2 (nell’area di Mocimboa da Praia, ndr) il nemico non sa più dove nascondersi. I capi stanno scappando oltre frontiera ma ci preoccupano i nostri compatrioti – ha affermato il presidente mozambicano Filipe Nyusi in occasione del 29° anniversario della Riconciliazione nazionale -. Alcuni hanno aderito volontariamente ma altri sono stati reclutati con la forza. Vogliamo invitarvi a non aspettare la morte. Sappiamo che non sapete dove andare. Vi chiediamo di consegnarvi”.
L’intervento militare del Ruanda e dei Paesi Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC), ha permesso di bonificare le maggiori aree occupate dai jihadisti. Mocimboa da Praia e Palma, secondo quanto affermato dai vertici militari ruandese e mozambicano sono state liberate e a Palma è tornata l’energia elettrica.
Sudafrica, Angola, Botswana, Tanzania, Namibia e Zimbabwe con 2.100 militari oltre ai 1.000 del Ruanda in appoggio ai militari mozambicani hanno arginato i jihadisti. Scaduti i tre mesi del primo ingaggio la troika SADC ha firmato per un secondo trimestre. Tutto ciò fa pensare che ci sarà ancora molto lavoro da fare. Per il Ruanda invece non esiste fine mandato: “lasceremo il Mozambico a lavoro ultimato”, ha dichiarato a luglio il portavoce ruandese, colonnello Ronald Rwivanga.
Dall’ottobre 2017 i gruppi dei tagliagole islamisti di Cabo Delgado sono cresciuti in modo esponenziale. Le Forze armate mozambicane (FADM) male addestrate non sono riuscite a fermarli nemmeno con l’appoggio dei mercenari russi di Wagner Group e sudafricani di Dyke Advisory Group (DAG). Secondo dati del sito Cabo Ligado, associato all’Osservatorio sulle aree di crisi (Acled) ci sono stati quasi 3.400 morti. Più di 1.500 civili, molti sgozzati o ammazzati a colpi di machete e decapitati. Donne e bambini compresi. Secondo dati delle agenzie ONU la crisi ha causato 830 mila sfollati.
Sandro Pintus
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