AFRICA

Kenya tragedia nello sport: efferato femminicidio e inspiegabile suicidio

Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
14 ottobre 2021

Il Kenya sportivo, e non solo, è in queste ore una nazione sbigottita, costernata.

Due stelle dell’Atletica sono cadute in modo improvviso e violento. Una, Agnes Jebet Tirop, giovane campionessa dei 10 e 5 mila metri, massacrata a coltellate probabilmente dal marito, in camera da letto. L’altra, Hosea Mwok Macharinyang, maturo recordman del cross country, morto suicida.

Agnes Tirop, brutamente ammazzata dal marito

Macharinyang, 35 anni, si è tolto la vita poco prima della tragica fine di Agnes. I familiari lo hanno trovato impiccato nel villaggio Murkwijit, (nella contea West Pokot, Rift Valley), dove da bambino aveva cominciato a correre per andare a scuola. Aveva vinto per tre volte consecutive (dal 2006 al 2008) il titolo mondiale di Cross Country. Faceva anche parte del team che ha battuto il primato mondiale di questa specialità.

Nel 2010 aveva stabilito il suo miglior tempo nella mezza maratona di Udine. Sempre in Italia, a Grosseto, nel 2004, ancora diciottenne, si era classificato quarto ai Mondiale juniores. Nel villaggio natale, dove si era ritirato a vivere, era molto amato e stimato. Un uomo serio, religioso (con tutta la famiglia era membro della Gospel Church) dal volto da ragazzino, ma triste, aveva investito i suoi guadagni in un’azienda agricola. Qui ha detto addio al mondo. Sembra che soffrisse di un profondo esaurimento nervoso.

Hosea Mwok Macharinyang

Tre giorni dopo, mentre si celebravano i funerali di Hosea, ecco l’altro lutto.

Mercoledì 13 ottobre, Agnes Tirop, a una settimana dal 26° compleanno, è stata trovata senza vita nel suo letto di casa, a Iten, nella contea di Elgeyo Marakwet (Kenya occidentale), dove sorge un centro di addestramento federale per runners. Gola tagliata, ferite al pettall’addome, stanza in disordine

“Con Agnes il Kenya ha perso uno dei suoi gioielli. Un gigante dell’atletica in più rapida ascesa sul proscenio internazionale grazie alle sue accattivanti prestazioni”, ha scritto World Athletics, il sito dell’Atletica mondiale. 

Non è retorica di maniera. Agnes Tirop aveva conquistato meritata fama e le simpatie della gente comune, che ieri attonita si è assembrata davanti a casa sua, non solo per il suo volto carino, il suo fisico esile (1,66 per 51 chili), il suo incedere da gazzella imperiale o principessa, come era stata soprannominata, ma per sue imprese sportive compiute in poco tempo.

Appena sei anni fa si era fatta conoscere vincendo il mondiale di cross country. La settimana scorsa era giunta seconda alla mezza maratona di Valencia (Spagna) e il 12 settembre aveva stabilito in Germania il nuovo record mondiale dei 10 mila metri su strada (30’01), abbassando di ben 28” quello precedente; alle Olimpiadi di Tokio si era classificata quarta sui 5 mila metri, mentre ai campionati mondiali sui 10 km aveva ottenuto la medaglia di bronzo per due volte (a Londra nel 2017 e a Doha nel 2019). <Exploit a livello mondiale che hanno dato tanta gloria al Paese – ha commentato il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta – La scomparsa di questa eroina è ancor più triste perché avvenuta per mano di un criminale egoista e codardo>. 

Non si sa se alludesse al marito della vittima, Emmanuel Rotich, sospettato dell’uxoricidio e per questo ricercatissimo dalle forze dell’ordine. Anche Rotich è un giovane atleta del mezzofodo. Dopo il fattaccio è scomparso, ma sembra che abbia detto ai suoi di aver compiuto qualcosa di brutto.

“Gli siamo addosso seguendo il segnale del telefono – ha dichiarato il comandante della polizia, Tom Makori, del distretto Keiyo North – Prima lo becchiamo e chiarisce quello che è accaduto e meglio è per tutti”. Di certo “i rapporti di coppia erano poco sereni”, come ha confermato a La Gazzetta dello Sport, Gianni Demadonna, suo manager italiano, che la stimava e che la conosceva bene dal 2012. Agnes, fra l’altro, nella primavera scorsa aveva passato 40 giorni in Trentino per rieducare un ginocchio. “Si erano separati da qualche mese, ma ultimamente – ha detto Demadonna – sembrava che le cose andassero bene e che non aveva più paura”. 

Ecco, la paura. “Questa figura di speranza per le donne nello sport”, secondo quanto si legge nel messaggio di cordoglio dell’ambasciata degli Usa a Nairobi, è finito in una pozza di sangue.

Questo femminicidio “getta un’ombra scura sulla sicurezza delle atlete nei loro rapporti coniugali – hanno commentato sul giornale The Standard Milka Chemos Cheywa, 35 anni, ex campionessa dei 3 mila siepi , ora rappresentante dell’associazione Kenya Atleti (AK), e Elizabeth Keitany,  membro del Comitato esecutivo di AK – Sappiamo che molte di esse vivono in una situazione di abusi, ma hanno paura a sporgere denuncia. Le atlete sono una specie in pericolo. Purtroppo non parlano. Avevamo sentito Agnes 15 giorni fa, ma non aveva detto nulla. Molte iniziano le relazioni per vero amore, ma in realtà non sanno in quali braccia cadono. L’aiuto che possiamo dare è chiedere al governo di organizzare dei seminari in cui preparare le donne a reagire alle violenze. Ma soprattutto le invitiamo ad aprirsi: basta soffrire in silenzio”.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Redazione Africa ExPress

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