Cornelia I. Toelgyes
11 ottobre 2021
I mercenari russi del gruppo Wagner non fermano le loro scorribande nella Repubblica Centrafricana. Ed è sempre più difficile capire cosa succede nel Paese, che, malgrado gli innumerevoli trattati di pace raggiunti (e superati), sprofonda sempre più nel caos.
Nei giorni scorsi – come riporta HumAngle, quotidiano online molto ben informate sulle questioni nella ex colonia francese – i soldati di Bangui (FACA) insieme agli uomini dell’organizzazione russa, hanno nuovamente aggredito il villaggio di Bouzou, già attaccato più volte nel recente passato.
Il piccolo centro si trova nella sotto-prefettura di Koui, a pochi chilometri dal confine con il Camerun. Ad agosto ha subito un pesante attacco, perpetrato dai mercenari russi. Allora avevano distrutto parecchie case e gli abitanti si erano rifugiati nella moschea centrale del villaggio.
Questa volta i russi e i soldati regolari hanno preso di mira direttamente il luogo sacro costringendo gli sfollati a fuggire, chi nei boschi, chi nei villaggi vicini, altri ancora oltre il confine con il Camerun. E’ stato raccontato che durante l’incursione dello scorso agosto, i mercenari russi hanno ucciso 40 fulani in diversi villaggi (Bouzou, Sanguere, Tourwa, Sabewa e Baba) a poca distanza dal Paese limitrofo.
Alla fine del 2017 il presidente centrafricano Faustin Archange Touadéra si era recato in Russia, dove aveva incontrato il ministro degli esteri di Putin, Sergueï Lavrov. Da allora i due governi hanno iniziato una stretta collaborazione: Mosca gode di licenze per lo sfruttamento minerario, in cambio mette a disposizione equipaggiamento industriale, materiale per l’agricoltura, i mercenari e altro.
La collaborazione fra Cremlino e Centrafrica va oltre: il consigliere per la sicurezza del presidente Touadéra è il russo Valery Zakharov, responsabile anche della protezione personale del capo di Stato, inoltre una quarantina di uomini delle forze speciali di Mosca fanno parte della sua guardia personale.
Il governo russo ha sempre negato e continua a smentire qualsiasi collegamento con gli irregolari della Wagner. Eppure è risaputo che il gruppo è molto vicino a Vladimir Putin, lo zar indiscusso di Mosca e godono della sua protezione politica. In pratica i contractor forniscono addestramento sulle armi, aiutano i servizi di polizia e di intelligence civile, oltre a essere direttamente coinvolti in combattimenti.
Un gruppo di lavoro di esperti indipendenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha recentemente stilato un rapporto approfondito sulle gravi violazioni dei diritti umani, comprese esecuzioni sommarie, commesse dei contractor russi nella Repubblica Centrafricana. Al loro fianco sono stati individuati anche alcuni siriani. Infatti, sembra che un numero imprecisato di soldati di ventura del Paese mediorientale, miliziani che hanno combattuto a fianco degli uomini mandati dal Cremlino in Libia, siano stati dirottati in Centrafrica.
Il governo di Bangui, dopo le accuse dell’ONU, ha aperto un fascicolo sui presunti abusi e violenze dei mercenari. Il rapporto è stato presentato alla stampa ieri e il ministro della Giustizia della Repubblica Centrafricana, Arnaud Djoubaye Abalene, ha sostenuto: “Le responsabilità degli incidenti che si sono verificati recentemente sono imputabili a tre distinti gruppi: i ribelli ma non solo. Anche le nostre forze di sicurezza e gli istruttori russi sono responsabili di crimini nei confronti della popolazione civile”.
Ogni giorno si consumano nuove violenze nella ex colonia francese. Martedì scorso sono stati uccisi 35 civili nei pressi di Bambara durante un attacco a un convoglio di automezzi che trasportava merci, perpetrato da un gruppo di ribello. Il prefetto di Ouaka ha immediatamente puntato il dito sui miliziani di Unité pour la paix en Centrafrique (UPC), raggruppamento armato particolarmente attivo nell’area.
Il rappresentante dell’Assemblea nazionale, Simplice Mathieu Sarandji, e altri leader politici hanno condannato questo ennesimo attacco e hanno chiesto al governo di Bangui maggiore protezione per la popolazione e garanzie per la libera circolazione su tutto il territorio nazionale.
Venerdì scorso i ribelli di UPC hanno attaccato le posizioni dei militari di FACA a Dimbi, nel sud-est del Paese. E’ poco chiaro se ora la città è in mano ai ribelli o dei soldati regolari. Alcune fonti hanno riferito che i militari, essendo in minoranza rispetto ai miliziani, si sarebbero ritirati di qualche chilometro in attesa di rinforzi.
La crisi dell’ex colonia francese comincia alla fine del 2012: il presidente François Bozizé ex golpista del 2003, dopo essere stato minacciato dai ribelli Séléka alle porte di Bangui, chiede aiuto all’ONU e alla Francia. Nel marzo 2013 Michel Djotodia, prende il potere, diventando così il primo presidente di fede islamica del Paese. Dall’era post François Bozizé il Paese ha visto alternarsi ben quattro presidenti: Michel Djotodia, Alexandre-Ferdinand N’Guende, Catherine Samba-Panza e infine Faustin-Archange Touadéra, eletto per la prima volta nel marzo 2016, è ora al suo secondo mandato dopo il voto dello scorso dicembre.
Cornelia I. Toelgyes
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